Il segreto della bellezza è nella medicina estetica. Il rapido assunto vede nello sfondo un sodalizio proficuo tra i graduati del giuramento di Ippocrate e i sostenitori della bellezza introiettata a dimensione sine tempore, esso inoltre accompagna, senza dubbio, agli anni in cui Paride attribuisce il titolo di dea della bellezza alla madre di Enea, ad Afrodite, Venere per i romani, modello, figura e ideale di grazia e beltà tout court.
Mentre l’arrivo dell’estate prende tempo, nel tedioso pomeriggio di questo giugno inoltrato – cosparso da tempo uggioso, bombe d’acqua e roghi dai monti al mare; disseminato qua e là da choc arrecati da risolutivi ballottaggi per poteri cittadini scardinati e fittizio silenzio in vista di politici nostrani a collaudo; dall’incontro governo-sindacati su pensioni e scivolo fruendo di prestito ventennale; da virus influenzali casalinghi e inaspettati e positivi risultati calcistici europei d’oltralpe – si spinge fino alla deriva dell’ippocampo assopito il message in bottle a cedere il posto ad un’aria elicitante e un atteggiamento intraprendente per una prova costume ritardata. Il dovere di delineare il volto di ciò che presto soggiogherà spazio e righe è affidato in toto alla struttura classica dell’interrogativo – forma, forse abusata ma, necessaria – che coglie l’argomento in tutte le sfumature, suggerimento lampante, a mo’ di lusinga, per un’avance leggera e non per una riflessione scientifica: Ve lo siete mai chiesti, ma la bellezza si può mancare?
Ecco una domanda che intravede un’analisi dalla quale è fluito che la bellezza è talmente incredibilmente unilaterale che è inattuabile conseguire un regolamento esclusivo in grado di equiparare il piacere e l’armonia collettiva.
Tant’è che l’ironico Socrate – secondo un racconto di Senofonte – per divertirsi tenta senza fortuna di vincere un concorso di bellezza ma batte in eristica l’amico Critobulo sul tema della bellezza, Claude Monet individua la bellezza in lembi di natura colorata e Pierre Auguste Renoir afferma che i quadri devono essere una cosa bella in quanto ci sono già troppe cose spiacevoli nella vita che non è il caso di crearne altre, Peppino Impastato pensa d’insegnare la bellezza alla gente quale arma per difendersi dal malaffare e Ugo Foscolo ricorre alla serie di versi dedicati alle Grazie per narrarne la piacevole essenza. E via scrivendo.
Ma quanto dura la bellezza? La bellezza ha una scadenza? Ecco una domanda alla quale medici, specialisti e professionisti insorgerebbero valutandola o molto impulsiva o troppo impertinente. Prima di teorizzare risposte, non tengo a dichiarare subito la mia posizione in proposito in quanto essa non è l’ago della bilancia a cui affidarsi (sennonché sicuramente considerata una delle tesi impopolari!) ma, in questa day of beauty, non ometto dall’affermare che è idea comune il diktat che l’essere belli fa bene alla salute e vedersi belli fa sentire bene (o vedersi bene fa sentire belli?) in quanto esso è parere approvato straripante dall’ambaradam inusitato di immagini, sessioni scientifiche, interventi congressuali, programmi e letture diffusi e profusi il mese scorso (fino a qualche episodico strascico recente) nel nome di quella disciplina nota ai più quale medicina estetica.
Maggio è stato dedicato alla bellezza e alla medicina estetica. A che cosa serve la medicina estetica? Questo si, è un quesito a cui riservare solerte spirito (che non sarà come sciogliere un sudoku diabolico in sessanta secondi!) e replicare con pazienza: si parla di medicina estetica perché si punta a quella bellezza che migliora la vita, affinché chiunque sia a proprio agio con l’immagine riflessa dallo specchio. Un credo ostentato e professato allo sfinimento da cultori, esperti, dottori, figure professionali e utenti del settore. L’anima – sottolinea Plutarco – assume l’impronta della sua propria forma venendo modellata dall’intelletto e modellando a sua volta il corpo, che essa avvolge da ogni parte (Il volto della luna, Adelphi, 1991, 6ª ediz., p. 113). Si ambisce non solo all’avere un aspetto più bello e glowing, ma si ambisce a trarne giovamento positivo anche per la salute.
Qual è il modo migliore per essere e/o sentirsi belli? Oggi più che mai il luogo di confino tra bellezza e medicina estetica si è annullato: le scienze si fondono in un’unica realtà, parte di un viaggio corpo e mente destinato e proteso al benessere estremo.
Il duo bellezza-benessere non più un’ipotesi o un semplice bisogno indotto bensì il leitmotiv per eccellenza dei nostri tempi. Lo stesso slogan venuto fuori dal 37° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Estetica (SIME), una manifestazione che è stata la più importante occasione di incontro e confronto culturale nell’ambito di questa disciplina, tenutosi nella capitale romana, al Rome Cavalieri Waldorf Astoria dal 13 al 15 maggio, che quest’anno ha incluso anche l’11° European Congress of Aesthetic Medicine e l’11° congresso dell’Accademia Italiana di Medicina Anti Aging (AIMAA). La chirurgia estetica è sempre più diffusa e sempre più ci sono medici che lavorano in questo ambito a volte con dei profili professionali discutibili: l’Italia è uno dei pochi Paesi in cui non è richiesta una specializzazione obbligatoria, in Francia e in Germania questo non succede. Da diverso tempo, anche da noi, quel che succede in campo della medicina estetica non è lasciato allo spontaneismo e all’approssimazione come ha testimoniato e apportato l’esperienza dei più prestigiosi ed illustri relatori internazionali presenti all’evento. I consigli dati da adottare, sono stati quelli di escludere il fai da te e le offerte low cost del turismo da ritocco. Argomento saliente è stato anche quello della tutela del paziente, a cui si è indicato cosa chiedere, cosa aspettarsi dalle figure professionali e come prepararsi agli eventuali interventi e in che modo affrontare il periodo di convalescenza. Inoltre si sono condannati coloro che abusando della loro attività professionale mettono a repentaglio la salute dei pazienti stessi. Ed ecco spiegato, e sempre tollerato, il perché dell’alzare la voce sul considerare il fatto noto che la chirurgia estetica confina con la psicologia e la psichiatria. Tanto si è offerto in una kermesse di tre giorni, difficile da elencare tutto passo passo e che invece può essere consultato nei dettagliati resoconti dell’iniziativa sul sito omonimo (www.lamedicinaestetica.it).
Ma non è finita qui. Il tema medicina estetica e bellezza offre mille interpretazioni e una miriade di approfondimenti. Così è sempre d’attualità ed è riproposto. Ancora un’altra faccia della bellezza.
E’ la volta de “I cosmetici sono dei prodotti molto seri, è banalizzante dire che sono per la bellezza, in realtà sono per il benessere della persona” come ha affermato il ministro della salute Beatrice Lorenzin durante la puntata “Cosmesi: Cosa sapere per non rischiare la pelle” e “La bellezza si paga sempre cara?” di Porta a Porta del 26 maggio, condotta da Bruno Vespa su Rai1, in seconda serata, commentando uno dei servizi-inchiesta che riguardavano appunto i prodotti di bellezza, i quali “servono per idratare la pelle, per proteggerla. E’ impensabile che servino per cancellare le rughe…e spesso il prezzo non giustifica il prodotto.” ha concluso Maurizio Nudo, dermatologo dell’IDI nella stessa trasmissione. Il vademecum di cui far tesoro sarà il controllare l’etichetta e i componenti: nei principi attivi non ci devono essere petrolati, siliconi, parabeni e profumi (è necessario non dimenticare il fattore della tollerabilità dei prodotti); è importante anche la data di produzione del prodotto in quanto rappresenta un limite del prodotto stesso e deve essere sempre presente.
Salta agli occhi, durante questo flashmob inusuale che si protrae per settimane, che nessuna cura magica venga pubblicizzata, ma piuttosto che si dia ampio campo a guide pratiche e avvertenze per rimanere con i piedi per terra: informarsi bene e non accontentarsi di un articolo di giornale o di un programma, scegliere e consultare solo professionisti certificati e competenti, richiedere un percorso terapeutico, esigere spiegazioni, anche sui farmaci e i macchinari utilizzati, e diffidare di quei medici che non effettuano la visita completa prima di fare qualsiasi tipo di trattamento, e così via. Non bisogna mai dimenticare che la salute ha un grosso valore, è un bene prezioso molto più del mito della bellezza che immaginiamo.
Ma c’è altro. La questione però non va né data per scontata, né sottovalutata, perché buona o cattiva che sia, la bellezza, oltre al benessere personale, serve davvero a qualcosa?
Pare proprio di si, secondo la sociologa, esperta di studi di genere, Carmen Leccardi dell’Università di Milano Bicocca, intervenuta al programma “La forza della bellezza” andato in onda su Rai1, lunedì 30 maggio alle 23.40, che parlando di lavoro, sostiene:”C’è questa forte persistenza di uno stereotipo che chiede alle donne di essere attraenti, potenzialmente seduttive e capaci di conquistare con il loro fascino”.
Mentre fra gli studiosi e gli scienziati la bellezza è considerata alla stregua di un handicap perché scatta lo stereotipo inverso e discriminante, ovvero quello del “Se sei bella non sarai anche intelligente“. E a questo punto non servono ulteriori commenti di sorta ma perspicacia e buon senso generalizzato per sfatare l’obbrobrioso trend cognitivo suddetto.
Alla fine di questo resoconto buonista non guasta apportare quella nota personale a cui accennavo poc’anzi e il pensare che oltre all’essere belli sia importante essere persone capaci di esprimere la propria soggettività, front-office del Sé interiore espressione della propria natura e non di altro. Certamente l’estetica è importante ma alla fine sul piatto della bilancia il peso fa contare capacità e risultati al di là di quello che può essere la facciata. Naturalmente ben venga chi dispone di entrambi, ma, soprattutto, bisogna ricordare che, del resto, per chiunque, spesso e volentieri, guardandoci intorno, ad onor del vero, vale l’antico detto popolare non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace!
Maria Anna Chimenti