Di Alberto Zei
In Europa, visto e considerato l’ esito dell’attuale responso referendario conclusosi con il “Brexit”, le misure che deriveranno da questa sconfitta europea, potrebbero generare il temuto effetto domino sulle altre convenzioni stipulate anche tra gli Stati comunitari.
Premessa – In questo periodo di impantanamento economico-occupazionale, i soliti noti personaggi politici si sono alternati continuamente nei vari programmi delle Tv di Stato, per riferire sulle loro ispirate iniziative sull’ accoglienza agli immigrati malgrado le paventata chiusura delle frontiere di alcuni Stati della UE. L’ impegno prodigato dall’ Italia nella varie direzioni dove i blocchi al flusso migratorio avrebbero arginato il passaggio, ha fatto credere che una volta vanificate le iniziative di contrasto dei Paesi interessati, l’ accoglienza senza controllo degli enormi flussi annuali migratori attraverso il nostro Paese, non avrebbe avuto altre conseguenze. Ma se anche il solo blocco all’immigrazione dei passi di frontiera dell’ Austria, rientrato all’ ultimo momento, fosse stato attuato per il conseguenziale intasamento degli scambi commerciali, sarebbe costato il nostro Paese sulla bilancia dei pagamenti con l’ estero, ben 11,5 miliardi di euro, contro 1,5 alla stessa Austria. Ne sarebbe valsa la pena? Con quale criterio si rischiano relazioni commerciali di tale spessore economico, in questo particolare periodo di crisi, con un partner europeo e per di più confinante?
Ma non sempre però, le cose finiscono bene. Infatti, i flussi migratori soprattutto incontrollati provenienti del Sud, hanno superato la tolleranza della Gran Bretagna, o più esattamente, dei cittadini; e questi hanno preferito, purtroppo per noi, uscire dalla UE.
L’ ideologia operativa dei Verdi – Il concetto che i verdi esprimono con la forza di una ideologia operativa, trae fondamento nel voler assicurare alle generazioni future la sopravvivenza sulla Terra che ritengono avviata, verso la catastrofe ecologica. Seguendone il pensiero, questi si mobilitano nella loro organizzazione di protesta non sempre pacifica, non tanto per la tutela immediata della nostra vita ma per quella delle generazioni future che a loro avviso, nessuno ha il diritto di compromettere. Infatti a loro dire, il pericolo che ciò avvenga è talmente grave che così continuando, più che di rischio si tratta di certezza.Condivisa o non condivisa questa loro ideologia, la risposta che la maggior parte dei Paesi del mondo ha iniziato a dare è quella di cautelarsi per evitare proprio questo presunto pericolo.
L’addensamento immigratorio – Considerando ora, la imponente ondata demografica migratoria proveniente dall’Asia e dall’Africa che da anni non fa che incrementarsi a dismisura, si sta determinando un inevitabile e crescente disequilibrio dei cardini fondamentali della nostra cultura occidentale; disequilibrio del quale gli stessi immigranti avvertono il nostro diffuso disagio. E’ quindi naturale che questi ospiti in terra d’ altri, prediligano concentrazioni delle propri etnie nelle quali le tradizioni più radicate e la loro fede religiosa costituiscano fattori aggreganti in terra straniera. Non è questo un fatto eccezionale ma la regola generale, ossia, quella di tutte le popolazioni esistenti sulla faccia della Terra. Eventuali eccezioni confermano la regola. L’ apertura, anzi, l’ auspicio della condivisione culturale dello stato ospite, purtroppo non corrisponde alla reale integrazione delle popolazioni immigrate che non avvertono le condizioni per scardinare la compagine familiare, comunitaria religiosa che le unisce; condizioni queste radicate nella famiglia e che inevitabilmente vengono trasmesse alle generazioni successive.
Popoli esuberanti e fecondi – Mentre però, gli italiani si chiedono quale prospettiva potrebbero assicurare a sé e ai propri figli se il numero di degli immigrati dovesse eccedere oltre le possibilità economiche del nostro Paese, le nuove comunità migratorie, certamente non si pongono i medesimi scrupoli. Si tratta infatti, di popoli esuberanti e fecondi, molto fecondi, tanto da aver preso alla lettera la biblica esortazione: “ Andate e moltiplicatevi” …..in terra altrui.. Questa gente però, per integrarsi nel contesto sociale ospite non lascia facilmente il rifugio e la protezione della loro stessa tradizione. D’ altra parte, come talvolta la cronaca riporta, quando le scelte individuali si discostano da quelle collettive della loro cultura, queste vengono quasi immancabilmente e talvolta anche traumaticamente, avversate dalla stessa comunità di appartenenza. Qui comincia il problema. Le nuove generazioni, non avendo alcuna ragione di nutrire verso lo Stato del quale ora sono anche cittadini, alcun senso di gratitudine per essere stati accolti come invece, fu per i loro genitori, avvertono invece, la realtà che li circonda e che malgrado la loro personale posizione sociale raggiunta, rimane sempre lontana, a causa della emarginazione e della ghettizzazione del gruppo sociale di appartenenza.
Le condizioni del salto – Da qui tutto il resto e la rivalsa cruenta che ne deriva non appena l’ occasione che viene loro prospettata rende allettabile la partita. A questo punto solo una variabile rimane in gioco è quella che viene offerta dai reclutatori del terrorismo a persone che già hanno per loro conto, concepito intimamente la convinzione di spianare la strada ai loro simili rimasti a margine. Il movente che si prospetta è quello della aggressività latente covata nel tempo con il fine che il terrorismo si propone. L’ occasione consiste nella condivisione con i proponenti, dei principi di rivalsa nei confronti dell’Occidente ovvero, verso coloro che sono ritenuti immeritevoli dei loro empi privilegi; il modo di esecuzione è l’ atto disperato carico di disumano livore, che purtroppo conosciamo. Il corollario di questo teorema è che non si dovrebbe temere atti ostili dagli immigrati attualmente accolti in Europa, anche se qualche infiltrato al preciso scopo non si può escludere. Il problema, così come si è visto, è rappresentato soprattutto dalle generazioni successive di un popolo immigrato prolifico quanto fiero e pretenzioso. Questa condizione di progressiva occupazione del territorio dall’ interno sarà irreversibile, per cui non è difficile statisticamente prevedere una percentuale delle nuove generazioni che si lascerà trasportare verso quel sentimento di rivalsa che difficilmente ammette compromessi. Il nesso di tutto ciò con l’ideologia degli ecologisti sta nel fatto che questi si oppongono ora, affinché le generazioni successive possano avere una crescita ecologica in grado di essere vissuta senza problemi sulla faccia della Terra.
Il cavallo di Troia – Chi può adesso ragionevolmente pensare che le nuove generazioni degli immigrati formate di etnie compatte, prolifiche a dismisura rispetto agli usi nostrani, collegate da comuni radici tradizionali, religiose e culturali, non scendano una bella notte, da quel simbolico Cavallo di Troia su cui sono ormai saliti, rivendicando lo spazio vitale già conquistato dai loro avi? Già dal lontano 1974, come si trattasse di una profezia, direbbe qualcuno o di una lungimirante previsione, direbbero altri, l’allora Presidente dell’Algeria, Boumedienne, in un discorso che tenne davanti alle Nazioni Unite, enunciò: « Un giorno milioni di uomini dell’emisfero meridionale andranno nell’emisfero settentrionale. E non ci andranno come amici. Perché ci andranno per conquistarlo. E lo conquisteranno con i loro figli. I ventri delle nostre donne ci daranno la vittoria »
I “Signori” della terra – Noi vediamo ogni giorno chi sono coloro che si prodigano e si sbracciano davanti alla TV a favore della accoglienza degli immigranti che entrano nel nostro Paese, senza neppure bussare, si fa per dire. Sono proprio gli stessi politici che hanno chiesto per il loro ben servito, il nostro consenso elettorale. Si sentono così “buoni” per l’ ospitalità che offrono in nome dell’ Italia, neppure si trattasse del salotto di casa loro, tanto che reputano superfluo perfino sapere chi sono i nuovi arrivati, ovvero, chi sono coloro che dovrebbero essere identificati per accordo internazionale sulla sicurezza di tutta Europa. La riprova di tale lassismo irresponsabile si ha quando la parte di questi che lasciano l’Italia e che vengono poi controllati negli altri Paesi europei, risultano degli autentici sconosciuti. A nobile coronamento della attività migratoria gestita dall’ Italia è arrivata anche recentemente un ennesimo monito dall’ Europa che richiamava la stessa Italia agli impegni assunti in ordine alla sicurezza, violati con la mancata identificazione di coloro che transitano attraverso il nostro Paese. La qual cosa assume il chiaro significato dell’inadempienza proprio dalle puntuali dichiarazioni politiche destinate a tranquillizzare il crescente numero di persone preoccupate, che i Centri di accoglienza in Italia non sono al collasso mentre per altro verso la maggior parte di questi finisce sulla ribalta della cronaca giudiziaria. Ed allora perché gli immigrati accolti non vengono identificati? E perché mai il controllo di gestione in questi Centri, non viene fatto preventivamente, anziché a consuntivo
dalla Magistratura? Ma chi sono i “buonisti”? “Si tratta di personaggi che probabilmente si ritengono i Signori di questa nostra terra. Ma questa è l’ Italia in cui viviamo, conquistata dai nostri Padri, è bene ricordarlo, palmo a palmo in due cento anni, al prezzo di generazioni e generazioni di croci, durante i moti insurrezionali contro la presenza straniera, le guerre del nostro Risorgimento, i due conflitti mondiali e la guerra di Resistenza, con milioni e milioni di morti. Sono ora loro, i signori come nell’ antico feudalesimo, che identificandosi con la nostra terra, decidono per noi, mobilitando le Istituzioni per facilitare e velocizzare l’ ingresso a vere e proprie masse di immigranti, con l’ invio anche di navi della nostra Marina Militare a prelevarli ai confini delle acque territoriali africane. In Europa questo pericolo, visto e considerato l’ esito dell’attuale responso referendario conclusosi con il “Brexit”, è stato più che compreso dalla Gran Bretagna e le misure che deriveranno da questa sconfitta europea, potrebbero generare il temuto effetto domino sulle altre convenzioni stipulate tra gli Stati della stessa UE. Ma come è possibile allora, non avvedersi proprio in Italia, culla delle tradizioni occidentali, cosa continuerà a riservare l’ attuale “peloso” buonismo dell’accoglienza, alle tradizioni culturali, demografiche e religiose nostre e dei nostri figli, nel prossimo futuro?
A ognuno il suo – Troppa indifferenza vi è stata e continua a esserci, nel non vedere nell’accoglienza incondizionata e senza controllo, un pericolo che si moltiplica con le generazioni successive in modo irreversibile per la demografia dei Paesi ospiti. Al momento si tratta dell’uscita dalla CE solo della Gran Bretagna che ha adottato come estrema ratio, una decisione molto penalizzante non solo per l’Europa ma per se stessa, quantunque coraggiosamente assunta. Le conseguenze visibili quanto destabilizzanti della accoglienza ad oltranza di una massa di immigranti, gran parte ancora da identificare, sono state più volte sottolineate al nostro Paese da dove parte la maggior parte del flusso migratorio destinato in Europa.
Certo non si può dire in quale misura l’Italia ha contribuito all’uscita della Gran Bretagna dall’Europa, ma il contributo vi è stato. Il problema che di qui in avanti si pone, è quello dell’effetto domino da parte di altri Stati che potrebbero optare per l’uscita dalla CE piuttosto che essere invasi da persone estranee la cui presenza non solo diverrebbe irreversibile, ma che si moltiplicherebbe in progressione geometrica, con le generazioni successive, come il noto raddoppio del chicco di riso sulla scacchiera del Mandarino.
Ma non soltanto – Per l’Italia sorgono sicuramente nuove difficoltà con la Gran Bretagna, per non dire anche preclusioni in special modo per i nostri giovani, che come di consueto, si recano in Inghilterra per migliorare la loro attuale condizione economico professionale e che ora non potranno più fare, senza dimostrare un adeguato possesso di reddito. E questo, a prescindere anche qui, dall’effetto domino sulla bilancia italiana dei pagamenti con l’estero. Qualcuno potrebbe affermare che la Brexit è avvenuta per il colore della pelle degli immigrati o per altre assurde ragioni campanilistiche di avversioni demografiche. Se così fosse si tratterebbe di motivi che trovano solo riscontro in realtà xenofobe e fortunatamente così poco rappresentative, da non prendersi nemmeno in considerazione per il loro spirito provocatorio. Il problema è ben altro! Si tratta di una leadership che dovrebbe considerare gli interessi generali della nostra gente piuttosto che quelli particolari della parte politica a cui appartiene pensando magari, di poterla mantenere nel futuro, attraverso il consenso elettorale dei nuovi arrivati.