Sembrava aver avuto un discreto successo anche in Italia il settore della ricostruzione delle unghie, ma a quanto pare quella giunta fino a noi è soltanto l’eco di un fenomeno che in America e nei Paesi del nord e dell’est europeo si è diffuso in maniera impressionante: «siamo ancora un po’ indietro rispetto a molti altri paesi, soprattutto per quanto riguarda la tecnica». A parlare è Viviana Bilancioni, onicotecnica specializzata che circa due anni fa ha aperto un’attività, in via Francesco d’Ovidio, “Nails”, dedicata alla cura e alla ricostruzione delle unghie. «Purtroppo in Italia questo settore è ancora un tabù – continua Viviana – molte persone quando pensano alla ricostruzione immaginano unghie eccentriche e prodotti nocivi ma nessuna di queste cose è vera. La ricostruzione può essere effettuata anche nei modi più semplici e se l’unghia viene in qualche modo danneggiata di solito è per colpa dell’operatrice e non dei prodotti, che non sono affatto tossici quando hanno la certificazione dell’Unione Europea. C’è anche da dire che negli ultimi due anni il mercato è un po’ cambiato con l’avvento dello smalto permanente perché molte donne, che magari non possono permettersi il trattamento, cambiano servizio».
Purtroppo, però, sono moltissime le persone che si improvvisano del mestiere e «contribuiscono a creare diffidenza», così come sono moltissime le persone che svolgono in casa, propria o del cliente, questo tipo di lavoro. Secondo Viviana è proprio lo Stato che crea e favorisce il lavoro sommerso e gli improvvisati: «il problema è che la figura dell’onicotecnica è riconosciuta formalmente soltanto nel Lazio e in Sicilia, nelle altre regioni d’Italia basta essere un’estetista per occuparsi della cura delle mani. Se io avessi voluto aprire la mia attività in Toscana, per esempio, non avrei potuto farlo senza essere un’estetista perché il mio mestiere lì non è riconosciuto come specializzato. Questa cosa è da matti, soprattutto se si pensa che i corsi d’estetica forniscono solo un’infarinatura sull’argomento ma non insegnano affatto a curare e ricostruire l’unghia. Per fare questo lavoro bisogna conoscerlo a fondo altrimenti si rischia di fare danni, e anche se non si parla di danni permanenti è comunque un peccato perché le mani sono un importante biglietto da visita. Appunto per questo io ci tengo a conoscere bene i miei clienti prima di operare in qualche modo perché solo così posso offrire loro un servizio di maggiore qualità e professionalità». Alessia Forgione