Per chi ama il calcio, per gli sportivi e non, per tutti i tifosi della Nazionale Azzurra e i supporter delle Furie Rosse che si trovavano a Parigi ma non avevano preso il biglietto per lo stadio e hanno preferito non fare il tifo da casa, il rendez-vous – a cui non mancare – è stato alle 18.00 circa, di ieri, lunedì 27 giugno, a Champ de Mars, nell’Île de la Cité, con gli occhi puntati, per 92 minuti (anche se sono stati effettivamente 90’+4′), agli schermi giganti, nella grigia cornice della Fan Zone ai piedi della Torre Eiffel, sotto un cielo – fortunatamente – solo per qualche minuto dello stesso colore, che si è aperto ad un sole caldo e radioso per tutta la durata dell’incontro Italia-Spagna, disputato per il lasciapassare ai quarti di finale degli Europei 2016.
A quest’ora il risultato è stato battuto a iosa da agenzie stampa e rilanciato nel web già abbastanza e in ogni dove, ma non si può fare a meno di ricordarlo rubando qualche secondo a mo’ di post-it doveroso per quello che sarà la lettura successiva sull’evento: Italia 2 Spagna 0. E’ stato proprio Italia-Spagna, l’unico vero big match del primo turno ad eliminazione diretta: le due finaliste, a Kiev, di Uefa Euro 2012 che ha visto la seconda campione d’Europa con il risultato tondo di 4 reti a zero sulla prima. Il fischio d’inizio per questo ottavo di finale è stato dato dall’arbitro turco Cakir nello Stade de France di Saint-Denis, comune limitrofo a nord di Parigi. E adesso passiamo oltre.
Il primo piano sarà per una cronaca atipica e singolare proiettata a tallonare i protagonisti fuori campo del match, quindi nessun riflettore per i campioni, bensì coni di luce sugli stati d’animo dei tifosi in reazione alle azioni e alle immagini di gioco che si sono rincorse allo stadio.
Nota stonata al pomeriggio sportivo i dovuti controlli e le perquisizioni (memori degli ultimi attentati terroristici e informati di nuove minacce) con notevole spiegamento di forze preposte agli ingressi del sito adibito agli Europei 2016, per incutere timore ai malintenzionati e regalare serenità sia a fan appassionati sia a quelli dell’ultima ora.
Di converso, nota scongiurata per la pioggia che ha accolto i tifosi all’uscita delle metro facendo aprire ombrelli, indossare k-way e pensare al peggio, ma scomparsa giusto il tempo di oltrepassare le transenne di protezione e ritrovarsi all’interno dell’area ad alto assembramento fan.
Nell’aria, si avverte la scarica della tensione nello stesso momento in cui parte l’inno di turno cantato dai calciatori al centro del rettangolo verde e a squarciagola dalle tifoserie, sugli spalti o a distanza ravvicinata nelle Fan Zones, conclusi entrambi da urli d’incitamento e applausi.
Fischio dell’arbitro. Partiti! Lo spettacolo della sfida tra la squadra italiana e quella spagnola sull’onda di suggestioni, ansia, timori, trionfo e sconfitta ha inizio. Eccoli li, i giocatori, come pedine sullo scacchiere a rincorrere la palla, a seminare speranze, a sgomentare e illudere, ad incantare per vincere. Non si può perdere. Chi perde va a casa. Chi vince resta. I fan lo sanno. Il pubblico delle avverse fazioni, coi colori addosso – disposto, come su una tavola per acquarelli senza ordine alcuno e sparso a macchia di leopardo a volte grande altre piccola, riempe qualsiasi spazio – quasi come in un mistico phubbing, con la variante di avere al centro dell’attenzione non il telefono ma lo schermo e le sue figure in corsa.
I cronisti francesi sono entusiasti e coinvolgenti a tal punto che tradurre la lingua diventa solo un dettaglio di secondo piano. E poi le immagini parlano da sole e i primi 45 minuti sono salti, esclamazioni e imprecazioni, smorfie, “wow” e “oooh” tutte in italiano: già all’8′ si sfiora il goal di testa con Pellè in area di rigore, imbeccato dalla punizione di Florenzi, ma che viene deviato in corner da una prodezza del portiere De Gea che fa tirare un respiro di sollievo agli spagnoli presenti; qualche minuto dopo c’è la rovesciata di Giaccherini, quasi dal dischetto del rigore, che fa finire inerme la palla sul palo e fa morire di paura la tifoseria spagnola ma fa lanciare in aria l’ombrello, e qualsiasi impensabile oggetto racchiuso fra le mani, a qualche tifoso azzurro; il colpo di testa di Parolo, grazie al cross di De Sciglio, finisce fuori di poco al 25’ mentre si zittiscono i fan della Spagna e si infervorano quelli dell’Italia. Per quest’ultimi non è finita qui. Si sente il battito del cuore, si sente l’emozione che cresce, il momento è propizio, l’attesa si spegne e al 33′ arriva, desiderato e cercato, il goal. Eder è sulla punizione da battere, 20 metri è la distanza dalla porta avversaria, tira fortissimo per centrarla, e ancora una volta il pallone trova De Gea, ma sottorete c’è Giaccherini e la sua ribattuta è l’assist fortuito per Chiellini che segna e finalmente fa esultare gli italiani per l’1-0. Chi fa da sé fa per tre. In un attimo la Fan Zone è tutta azzurra all’ombra della Torre Eiffel: baci, abbracci, cori, canti. Gli Spagnoli non si sentono più, qualcuno abbandona anticipatamente e si appresta al rientro mentre insolitamente qualcuno arriva e spera in un ribaltamento della situazione, del resto la Spagna è la favorita della sfida in corso.
Le Furie Rosse sono gambizzate, ammaliate dalla tenacia e dalla grinta degli Azzurri non riescono a fare gioco tanto che si alza ancora all’unisono un urlo di rammarico italianissimo quando al 45′ Giaccherini rientra sul destro e con un tiro a giro fa benedire agli ispanici il primo difensore De Gea per aver chiuso il primo tempo con l’unico goal di svantaggio. Nessun minuto di recupero.
Intervallo: le squadre vanno negli spogliatoi. Gli spettatori non paganti sollevati dall’ansia imperante, disposti ai commenti spiccioli e spassionati si muovono alla ricerca dell’uomo della birra e si alternano alla coda ai chioschi adattati a distributori di minaccia alla linea e alla salute; c’è chi stremato dal risultato sfavorevole si sdraia sugli spazi di distesa verde lontano da video e casse sempre sotto l’occhio vigile del numero consistente di uomini in divisa, personale di sicurezza e agenti in borghese fuori e dentro la Fan Zone.
Musica e pubblicità abbandonano gli schermi per trasmettere la diretta del secondo tempo. Questa volta a soffrire dopo i primi minuti di gioco ben fatti sono proprio gli Italiani. Chi si qualificherà per i quarti di finale? Il dubbio prende piede. Non si può sbagliare. Chi perde è fuori. Chi vince resta. Eccolo Morata che sbaglia il goal del pareggio a due metri dalla porta di Buffon al 50’: fan spagnoli con le mani fra i capelli, fan italiani con la coda fra le gambe. Urla e sospiri. Eccolo Eder che sbaglia il goal del raddoppio solo davanti a De Gea al 55’. Altri urla e sospiri. Al 62’, altra occasione di chiudere la partita per l’Italia con il cross di De Sciglio servito da Eder, che fa girare su se stessi e inginocchiare a terra gli azzurri sotto lo schermo gigante e al contempo gli spagnoli sorridenti fanno debiti scongiuri.
Gli scongiuri dei supporter delle Furie Rosse funzionano, tanto che Aduriz fa finire il suo sinistro di poco fuori alla destra di Buffon al 70’ e subito dopo arriva la palla di testa di Sergio Ramos sopra la traversa. La paura azzurra adesso è palpabile. La tifoseria spagnola la sente e incita i suoi all’attacco:“Vamos, vamos!”. Prima, al 77’, Iniesta al volo di sinistro costringe Buffon alla respinta in corner, subito dopo il portiere italiano fa un miracolo sul sinistro da fuori di Pique. Momento terribile per i fan della squadra italiana costretti a resistere agli attacchi di angoscia e adrenalina, sperando che i propri giocatori riescano a proteggere il risultato fino all’ultimo minuto della gara, mentre piano si comincia a guardare l’orologio: quanto manca?
La Spagna in campo e gli spagnoli della Fan zone sono su di giri. L’agitazione è dilagante. Ma ad accrescere lo stato d’affanno degli spettatori nell’area della fan zone, è l’imprevisto scoppio di un petardo all’82’, li per li scambiato per altro: compaiono sui volti attimi di sgomento e la gente smette di guardare il match e si osserva attorno mentre gli addetti alla sicurezza già provvedono a circoscrivere luogo e persone colpevoli dell’accaduto. I calciatori, ignari dell’accaduto, non fermano le loro azioni e al 90’, per un errore della difesa, Pique arriva davanti a Buffon: la palla ormai vista dentro la rete dagli italiani viene deviata e miracolosamente non entra. I tifosi dell’Italia percepiscono la vittoria, il goal mancato degli spagnoli è il via per il goal fatto che da li a poco potrebbe far passare il turno: la delusione degli spagnoli diventa l’entusiasmo italiano per il goal del 2-0 che s’infila nella porta di De Gea con Pellé servito da Darmian al 92′. Un’apoteosi. Emotività a fior di pelle.
L’Italia batte la Spagna nei minuti di recupero e dopo il goal non si guarda più lo schermo. Già, si balla, si ride, si gioisce e si aspetta solo di sentire il triplice fischio per dare inizio ai festeggiamenti veri e propri per tutta la serata a ritmo di un famoso “po…po po po…po…”.
Una prestazione fatta di carattere, audacia, cuore e un pizzico di fortuna quella dell’Italia, formazione, inizialmente sfavorita, che ha tenuto il campo con classe, che vince anche grazie allo Spettacolo Azzurro, quello della tifoseria sugli spalti o nella fan zone che ci ha creduto fino in fondo, che, anche in questa occasione, ha svelato vecchie amicizie, nuove e appena nate fra Spagnoli e Italiani, che ha svelato Francesi con indosso le maglie azzurre, che ha svelato una simpatizzante di riguardo che nessuno si sarebbe mai immaginato: perfino la Torre Eiffel si è vestita col tricolore appena si è fatto buio.
Da questo momento in poi, il gioco si fa sempre più duro per l’Italia che vede in tabellone la prossima partita con la Germania, sabato 2 luglio – ore 21.00 – allo stadio Matmut-Atlantique. Chi viene a fare il tifo a Bordeaux?
Maria Anna Chimenti