Stefano, parlaci di te…
Sono Trasteverino classe 1971; abito a Trastevere da quando sono nato 40 anni fa e in questo fantastico rione sono cresciuto ascoltando le parole di chi prima di me e di chi con me ha vissuto i fasti e le storture di un quartiere bello e difficile.
Sul “bello” penso siamo tutti d’accordo ma perché difficile?
Trastevere è il Centro Storico, quello popolare, quello vero, quello dei sampietrini e dei vicoli, quello della movida e dei muri imbrattati, quello del tavolino selvaggio e delle notti insonni, ma è anche il quartiere delle botteghe artigiane e del Gianicolo, delle chiese e delle fontane, del sapore e del gusto popolare. Trastevere è una città nella città e le sue dinamiche sono quelle del paesino e della metropoli allo stesso tempo.
Che cosa facevi prima di entrare in politica?
Avevo un’attività di meccanico prima di cominciare a fare politica, e ce l’ho ancora, e a chi si chiede perchè non mi concentri nell’una o nell’altra attività rispondo che per me ormai sono inscindibili: l’officina mi ha insegnato la politica, ascoltando le parole di tutti i residenti che passando condannavano quella o quell’altra scelta della giunta comunale di turno, ho imparato a conoscere e capire il malcontento popolare, a dare sfogo prima e voce poi facendomi eleggere rappresentante del popolo (primo tra gli eletti nelle ultime elezioni) scendendo in campo e rappresentando la genuinità di colui che risiede a Trastevere di tutti coloro che a Trastevere ci lavorano (e non è sempre stato semplice); la politica invece mi ha insegnato ad amare il mestiere di artigiano, così difficile da fare oggi, e tra un impegno istituzionale e l’altro mi rifugio nell’officina per pensare come avrei pensato prima di diventare Presidente del Consiglio del Centro Storico, e per continuare ad ascoltare la voce di tutti coloro che vivono il centro storico e che sono il centro storico.