ROMA – Ieri, a poco meno di due ore dal fischio di inizio del derby della Capitale, una fitta sassaiola, con lancio di bottiglie è partita da centinaia di tifosi imbattutisi con le forze dell’ordine presso il Ponte Duca d’Aosta. Qualche minuto prima si era innescato uno scontro violento nei pressi della zona dell’obelisco tra tifosi romanisti e laziali. Mentre vicino Ponte Milvio sono stati accoltellati due sostenitori della Roma, colpevoli di aver parcheggiato in un’area dove si erano assembrati i laziali e da dove subito dopo è cominciata una vera e propria guerriglia contro i carabinieri e la polizia.
Molti commercianti, a quel punto, hanno chiuso le saracinesche dei negozi per paura di essere danneggiati.
Nel frattempo anche un’ambulanza arrivata dall’Olimpico, si è ritrovata nella battaglia ed è stata colpita ripetutamente con calci e sassi. I medici e gli infermieri presenti a bordo sono stati obbligati a lasciare il mezzo e a fuggire velocemente.
Il bilancio dei feriti nel prepartita è stato di cinque tifosi accoltellati ed è salito a otto nel fine partita.
Dalla Questura di Roma hanno fatto sapere che sono quattro le persone arrestate, tutte con precedenti e due con daspo scaduto recentemente. Per tutti è stato disposto il divieto di accedere alle manifestazioni sportive per cinque anni.
L’allarme era scattato, comunque, già durante la fase dei controlli preventivi disposti dalle forze dell’ordine all’esterno dello stadio, dove erano stati sequestrati una quarantina di coltelli, manici di piccone, cacciaviti e asce.
Il sindaco Gianni Alemanno ha commentato indignato: “Sono sconcertato per quello che è avvenuto. Sembra quasi ci sia una maledizione. Non si possono fare questi bellissimi eventi, che sono come una festa, senza pagare il prezzo di gesti orribili, aggressioni e scontri. Credo che le due squadre debbano fare una riflessione più profonda e forse serve un progetto complessivo per avere un rapporto positivo e costruttivo con il tifo per isolare quello che avviene. Non ci dobbiamo rassegnare, non dobbiamo considerarlo una sorta di male endemico. Deve esserci uno sforzo, da parte della città, della Roma e della Lazio per riuscire a impedire che accadano fatti di questo genere”.
Ernesto De Benedictis