Le tasse sono un vero e proprio salasso per chi tenta di portare avanti un’attività commerciale, soprattutto in un momento come questo in cui i costi sono troppi alti e i guadagni troppo bassi. «Intanto il caro vita aumenta, mentre gli stipendi diminuiscono e la gente non compra o comunque non spende – sostiene Alessandro Leone, proprietario di un internet point a via Jacopo Sannazzaro – Io purtroppo sono diventato molto poco fiducioso e ho perso ogni speranza, perché non credo che le persone che oggi governano questo Paese e l’intera classe politica siano in grado di risolvere il problema».
Tra i commercianti di Montesacro prende piede l’idea che soltanto tasse più basse possa risollevarli un po’ da questa drammatica situazione: «le tasse sono la prima cosa che andrebbe rivista perché ormai tutto quello che guadagniamo poi lo regaliamo allo Stato», sostiene Nando del ristorante “Picasso”. Paradossalmente, in un Paese che basa la sua struttura economica sulla media e piccola imprenditoria, i commercianti (proprio loro!)
hanno enormi difficoltà: «pochi anni fa i commercianti erano i ricchi, adesso chi ha un’attività in proprio guadagna meno di chi svolge lavori più umili – commenta Veronica Esposito, che a febbraio si è vista costretta a chiudere la sua attività di manifattura – Se lo Stato abbassasse le tasse anche solo di un 15-20 percento generico quello sarebbe il modo migliore di venirci incontro, e lo dico in base alla mia esperienza visto che è stato questo il principale fattore che mi ha portato a chiudere».
Secondo Viviana Bilancioni, onicotecnica e proprietaria di un centro specializzato a via Francesco d’Ovidio, prima causa di tutto questo è lo studio di settore, ovvero uno strumento che il fisco italiano utilizza per rilevare i parametri fondamentali che caratterizzano l’attività di liberi professionisti, lavoratori autonomi e imprese, poiché «a causa dello studio di settore noi in pratica paghiamo le tasse tre volte: sui prodotti che acquistiamo, sugli scontrini, e sullo studio di settore stesso. In questo modo va a finire che io, ad esempio, pago quanto chi guadagna dalla sua attività il doppio di me». Per non parlare poi della burocrazia, che richiede tempi lunghissimi e rende ancora più complicato implementare un’idea: «ho dovuto aspettare quattro mesi prima che l’Asl mi desse l’autorizzazione – continua Viviana – quattro mesi per aprire un locale di sessanta metri quadri di cui io ho
dovuto comunque pagare l’affitto».
Paolo Marchionne (Pd), attualmente candidato alla presidenza dell’ex quarto municipio, in occasione dell’assemblea pubblica con i commercianti di Val Melaina ha affermato: «la tassazione purtroppo è una questione di carattere nazionale, quello che il municipio può fare è potenziare gli uffici per accelerare la burocrazia e, per quanto riguarda le insegne e l’occupazione di suolo pubblico, prevedere dei piccoli strappi alla regola che aiuterebbero da una parte a riattivare e rendere più vivibili le piazze, i quartieri e le strade come Val Melaina, e dall’altra aiuterebbero sia i commercianti che l’amministrazione ad avere qualche introito in più». Alessia Forgione