La rivisitazione dell’originario Poetry Slam– nato in America- rielaborato da Claudia D’Angelo grazie alla fondatrice di “Lettere Caffé” e ideatrice dell’iniziativa stessa Enza Li Gioi- si svolge ogni lunedì al Lettere Caffé di Via San Francesco a Ripa. Un’occasione imperdibile per dare sfogo alla propria vena poetica e al proprio flusso di creazione artistica, talmente libero da destare qualche polemica circa i limiti espressivi entro cui gli autori delle poesie debbano rientrare durante la gara del Poetry Slam. Si è parlato di volgarità e di eccessi Enza Li Gioi si oppone ad ogni forma di censura dei partecipanti e ne spiega i motivi in risposta a qualche recente dissenso.
Enza- in qualità di responsabile culturale di Lettere Caffé- quali sono i motivazioni che ti spingono a tollerare qualsiasi forma di espressione poetica anche violenta?
Un locale come il Lettere Caffè si propone innanzitutto come spazio per la libera espressione della cultura. Chi può decidere quali sono i limiti nell’espressione della creatività umana? I moventi stessi che portano alla creazione di un’opera d’arte,poetica o altro, sono tanti quante sono le personalità che si cimentano nelle varie espressioni artistiche. Io stessa, nel momento in cui ho immaginato la gara poetica che ha luogo ogni lunedì nel nostro locale, non mi aspettavo che ci sarebbe stata una deriva burlesco- erotica con sconfinamenti nella mai superata fase anale che alcuni poeti, soprattutto maschi, manifestano. Così come non mi aspettavo che esistessero composizioni poetiche, in perfetti endecasillabi, che manifestassero una concezione della donna non proprio di natura dolcestilnovista. D’altronde però se una misoginia esiste, meglio sfogarla in ironici versi che portarla a conseguenze peggiori. E se il bisogno di esternare i propri problemi gastrointestinali esiste tanto vale riderci sopra in quel modo liberatorio che si aveva da bambini quando tutto ciò che era inerente alla cacca ci faceva tanto ridere. E in questi brutti momenti, ridere sembra essere una grande via di fuga.
Cosa pensi dell’atteggiamento di chi polemizza in proposito? E cosa rispondi…
Chi polemizza in proposito, e ce ne sono, sono persone che si prendono troppo sul serio, che pensano a una gara di poesia come uno di quei noiosi e stantii incontri tra poeti che hanno luogo in diversi circoli qui a Roma e altrove. Il nostro Poetry Slam è un momento speciale e una serata unica nel panorama romano, non soltanto per la sua concezione improntata all’ironia e per la straordinaria bravura di Claudia D’Angelo che da otto anni la conduce, ma anche per la mancanza di quelle regole ferree che di solito hanno altre competizioni simili. Sì, è vero che qui vince chi si è portato la claque o chi vota alzando braccia e gambe e, come dice Claudia D’Angelo,’qualsiasi altra cosa che possa alzarsi’, ma… e allora? Ed è vero anche che spesso chi vince non è il migliore ma quello che ha fatto più ridere o ha detto più parolacce. Ma una cosa è certa, nessuno esce da queste serate senza un sorriso a meno che non si senta un Cesare Pavese incompreso e immusonito. Ma di sicuro, se qualcuno ha espresso una poesia ‘alta’ il pubblico se n’è accorto e questa cosa capita non di rado.
di Silvia Buffo