Alex Schwazer sta vivendo una situazione a dir poco paradossale. Il marciatore altoatesino è infatti a Rio de Janeiro senza sapere se potrà o meno partecipare attivamente alle Olimpiadi in corso, in attesa del giudizio del tribunale sportivo su una sua presunta positività a sostanze proibite. Facciamo un passo indietro. L’atleta campione olimpico a Pechino 2008, alla vigilia delle Olimpiadi successive, quelle di Londra, in cui avrebbe gareggiato per difendere l’oro, viene squalificato per doping. Fino a qui è una storia ormai fin troppo comune: anche le controanalisi risultano
positive a sostanze proibite, il marciatore, una volta ammessa la propria colpevolezza, convoca una conferenza stampa in cui si dice pentito ed amareggiato per tutto quello che sta succedendo, piange, gli sponsor si tirano indietro. Viene squalificato per quattro anni, fino al 29 aprile del 2016. Quattro anni fuori dai circuiti ufficiali per aver barato, per aver tentato di alterare le sue prestazioni sportive. Come dicevamo, nulla di nuovo sotto il sole, di storie simili ormai, purtroppo, ne escono fuori ogni anno, ad ogni manifestazione importante, l’unica differenza sta nella risonanza mediatica avuta in Italia, dato l’alto livello agonistico dell’atleta coinvolto e, appunto, l’oro conquistato a Pechino.
Qui però la storia inizia a diventare più intricata, sempre meno chiara. Schwazer ha voglia di riscatto, si allena ogni giorno per dimostrare a tutto il mondo dello sport che la sua è stata una debolezza, che ha capito di aver sbagliato. Il palcoscenico migliore per tornare in grande stile è, appunto, quello delle Olimpiadi di Rio. Si allena insieme a Sandro Donati, allenatore della nazionale italiana di atletica leggera dal 1977 al 1987 e, non a caso, una delle personalità italiane di spicco nella lotta al doping. La collaborazione fra i due nasce nell’aprile del 2015, un anno prima della scadenza della squalifica di Schwazer, è una scommessa di Donati far tornare ai massimi livelli il marciatore reo-confesso.
Gennaio 2016. Pausa degli allenamenti per le festività natalizie, Schwazer torna a casa dalla famiglia. Viene convocato per un controllo antidoping a sorpresa, il primo giorno del nuovo anno. Tutto normale, controlli così ne ha subiti diversi dopo la sua positività di quattro anni prima, è la prassi per chi ha già scontato una squalifica per doping. Questo controllo ha però un esito diverso. Questo controllo dà come risultato una nuova positività a sostanze
proibite. Questo controllo fa sprofondare nuovamente il marciatore nato a Vipiteno in un baratro buio. Ora però la reazione dell’atleta è diversa da quella del 2012, è allibito, arrabbiato, confuso, respinge tutte le accuse e si dichiara innocente. La possibilità di partecipare ai giochi di Rio, di riscattarsi agli occhi del mondo svanisce in un istante, i tempi per i ricorsi e per le sentenze dei tribunali sportivi sono lunghi, e la manifestazione brasiliana è sempre più vicina. La poca chiarezza in questa parte della storia nasce sopratutto dalle accuse rivolte da Donati agli organi istituzionali responsabili del controllo di gennaio. L’allenatore si dice più che convinto che i campioni di urina prelevati al marciatore siano stati alterati, o nei cinque mesi trascorsi fra il prelievo e le analisi effettive o successivamente, dato che la positività è risultata solamente quando sono state effettuate le controanalisi, e non nella fase precedente. Donati va oltre, afferma che tutto ciò è stato fatto per colpire lui, e non direttamente Schwazer, visto il suo ruolo ricoperto nello svelare la larga pratica del doping a livello internazionale, cosa che, sempre secondo le sue parole, ha fatto innervosire non poche personalità dello sport.
E qui torniamo al presente. Schwazer ha pagato di tasca sua il biglietto per Rio, portandosi tutto il necessario per gareggiare sia nella gara da 20 chilometri sia nella maratona dei 50. L’ultima novità è che molto probabilmente, se venisse riammesso nelle competizioni, potrebbe gareggiare solo nella 50 chilometri, visto che la decisione definitiva del Tas è attesa per venerdì, stesso giorno della 20 chilometri. Indiscrezioni uscite dal tribunale parlano di una richiesta di 8 anni di squalifica per il marciatore da parte della Iaaf.
Alex Schwazer, marciatore, oro olimpico, squalificato per doping, in cerca di riscatto. Ora si trova a vivere in un limbo. Nella speranza che possa tutto finire presto, e nel migliore dei modi.
Andrea Ardone