di Alberto Zei
Il diffuso e progressivo disagio della maggior parte degli italiani per il continuo flusso migratorio che approda alle nostre coste, oltre a quello che arriva attraverso le frontiere orientali, non scompone i responsabili del nostro Paese. Anzi, stante la linea adottata della così detta “politica dell’accoglienza”, è lo stesso governo che invia le navi della nostra Marina a prelevare coloro che decidono di raggiungere rapidamente l’Italia, raccogliendoli direttamente dai loro barconi non appena si trovano al di fuori delle acque territoriali africane. Per contenere l’allarme determinato dal riversamento del flusso immigratorio in Italia, viene ostentato a titolo di….. statistica sopportazione, che la percentuale di popolazione di provenienza extracomunitaria che ha trovato accoglienza già in tempi non sospetti in diversi Stati europei, supera quella di cui la maggior parte degli italiani ora si lamenta. Ma confrontare semplicemente queste percentuali, prescindendo dalle ragioni per le quali la popolazione immigrata era già nel territorio europeo (con le conseguenze terroristiche che abbiamo visto), non è corretto. Non è corretto perché il progressivo arrivo di immigranti che gli italiani stanno per ora passivamente subendo, avviene soprattutto con il contributo aggiuntivo del governo che anziché prevedere la irreversibile saturazione, la sta anche favorendo. Poi, una volta entrati nel territorio italiano, sarebbe ingenuo , molto ingenuo illudersi come la “pelosa” propaganda della accoglienza vorrebbe far credere, che passeranno la frontiera degli altri Stati europei. Sia di esempio il caso della Francia. Basta osservare nei vari programmi TV in quanto tempo gli stessi immigranti che superano la frontiera di Ventimiglia vengono ricondotti dalla gendarmeria francese in zona italiana. Adesso anche la Svizzera sta respingendo in Italia gli sconfinamenti che hanno luogo nel proprio territorio.
Sull’ argomento immigrati progressivamente già insediati nel passato in Europa, va detto che, la presenza di etnie continentali, prevalentemente africane o asiatiche in Paesi europei sono state la conseguenza di secoli di sfruttamento coloniale in tutto il mondo e in particolare da parte degli inglesi con la Compagnia delle Indie. Ma anche in Africa e in Asia, altri Stati del vecchio continente hanno dovuto concedere ospitalità, per mantenere i loro privilegi, accogliendo a casa loro i vertici e relativo seguito dei nuovi movimenti etnici potenzialmente avversi, al fine di ingraziarsi il loro consenso per lo sfruttamento coloniale nel corso di centinaia di anni, così come è avvenuto.
E’ la “unio” politica a mancare – Altra è stata la sterile avventura coloniale africana in cui l’Italia a caro prezzo, anche umano, ha investito capitali per quei tempi da capogiro, raggiungendo neppure parzialmente gli obiettivi economici previsti. Infatti, al di là di qualche bananiera di frutta esotica e di prodotti agricoli “coloniali”, la remissione per il nostro Paese è stata enorme. L’ingratitudine che l’Italia successivamente ha ricevuto soprattutto da Gheddafi, non è stata da meno. Questo è un chiaro esempio, ma non certo il solo, di come oltre al danno dello sconvolgimento culturale della nostra tradizione, vi sia poi anche la beffa da parte della stessa Comunità Europea. Questa infatti, confidando nella ottusità dei responsabili di casa nostra, non prevede che non saranno i nuovi flussi di immigranti a popolare il nostro Paese ma i loro figli; i loro figli in quanto quelle popolazioni ritengono fondamentale moltiplicarsi tra di loro, mantenendo i fortissimi legami familiari fondati sulle loro radici colturali e religiose. Saranno proprio questi a sostituirsi tra breve anche con regolari votazioni, alle nostre tradizioni e ai nostri politici di domani.
Gli interessi collettivi – Il motivo di preferire questa situazione che l’intera popolazione italiana per un verso per l’altro subisce, è sfaccettato a seconda dei vari punti di vista, da parte di una categoria di nostri connazionali che si improvvisano i detentori di una sfida contro corrente per appagare la loro insoddisfazione sofferta nel contesto sociale in cui tutti noi viviamo.I punti di vista sono vari, ma vale la pena elencarne qualcuno tra i più rappresentativi che condizionano per un verso o per l’altro, anche il comportamento collettivo di coloro che preferirebbero che lo Stato adottasse altre soluzioni.Tra i dissenzienti dell’ affluenza “selvaggia” degli immigrati nel nostro Paese vi sono infatti, due terzi degli italiani, che si pongono limiti di ragionevolezza numerica. Questo non significa abbandonare le persone in stato di bisogno ma distinguere di qual genere di aiuto necessitano, in quanto è inverosimile che questa enorme massa di immigranti sia motivata dalle necessità di sopravvivenza a seguito di rappresaglie belliche o politiche.Allo stato delle cose la maggior parte degli italiani ritiene che i limiti dell’accoglienza a oltranza, non possano essere superati all’interno delle nostre frontiere mentre di contro, l’afflusso ha luogo senza soste.In alternativa, unitamente agli aiuti immediati per le necessità contingenti nei loro luoghi di origine, vi sono da tempo piani giacenti nei cassetti della burocrazia politica del nostro Paese, che prevedono l’incentivazione della auto economia, agricola, artigiana o industriale; economia di questi popoli che fuggono dalle loro terre che possa consentire anche nell’immediato futuro, il miglioramento sulla via del progressivo autosostentamento.
Gli interessi personali – Di contro, la maggior parte delle motivazioni buonistiche-assistenziali di solidarietà stanno attualmente sconvolgendo l’Italia. Queste secondo i vari punti di vista, trovano riscontro percentuale statistico nelle impostazioni di pensiero, che paradossalmente, hanno il loro “fattor comune” in un egoistico tornaconto soprattutto di carattere psicologico , anche se certamente vi è altro, come ad esempio:
– accoglienza degli immigranti a titolo di gratificazione personale in quanto non ottenuta in altre attività svolte nel corso della vita;
-accoglienza a scopo di lucro, distorcendo la maggior parte delle sovvenzioni di Stato in “virtù” dell’ impegno dedicato agli stessi immigrati;
– accoglienza da parte degli anarchico-insurrezionalisti al fine di utilizzare l’ immigrazione in luoghi sensibili, ai loro scopi.
-accoglienza a titolo di contrapposizione politica contro coloro che diffidano e avversano la presenza di flussi migratori per varie ragioni;
-accoglienza per ostentare un fanatismo religioso che a fronte di quanto accade, non si concilia con l’acquiescenza ad oltranza;
-accoglienza per appiattire la differenza culturale tra categorie di persone di cui certi protagonisti fanno parte, e la media del popolo italiano;
-accoglienza nella prospettiva di costituire una cospicua riserva elettorale di una realtà demografica destinata ad ottenere rapidamente cittadinanza italiana, allorquando sarà chiamata ad esprimersi sulle preferenze elettorali.
La speranza dei politici del “passo passo”- Una Unione Europea che, anche ricostituendosi formalmente ex novo, dovesse condividere con gli Stati membri, soltanto dei concetti economici e di convenienza quando si tratta di traslare i problemi comuni in casa di altri, non porta da nessuna parte. Ma quando il territorio diverrà quello degli emigranti, moltiplicato per il numero dei figli che ogni famiglia genera nell’ambito delle proprie tradizioni culturali di origine, che cosa riserverà agli italiani di domani? A cosa è servito il nostro Risorgimento? Le guerre di Indipendenza dalla presenza straniera, i moti insurrezionali spontanei che si diffondevano in quel periodo nella varie città, gli insegnamenti di Mazzini e di Garibaldi, l’unificazione d’Italia, la guerra di Liberazione e la restituzione del territorio agli stessi italiani al prezzo di milioni e milioni di morti. A cosa è servito tutto questo, quando adesso pacificamente la leadership che ormai domina in Italia, consegna in modo irreversibile dal di dentro, la nostra stessa terra ad altri?