Le immagini che arrivano dalla Turchia hanno creato un cortocircuito culturale e l’assordante silenzio dei media e delle componenti politiche del paese ne è la conferma. Ognuna di quelle immagini porta con se’ un valore simbolico di una forza dirompente; dalla ragazza con il vestito rosso che sfida gli idranti, ai bidoni di acido versati nei serbatoi, al medico con il camice bianco portato via in manette, fino alla solitudine epica dello “standing man” che per ore rimane immobile in piazza Taksim, con gli occhi rivolti verso la bandiera con l’effige di Ataturk, il padre della Turchia “occidentalizzata”, laica e moderna.
Alcune di queste immagini hanno il sapore dell’arte e rivelano una consapevolezza “evoluta” rispetto alla forza dei gesti e delle immagini nell’era dei social network. Una consapevolezza sostenuta da un pensiero autentico e perciò “elegante”, che non appartiene da tempo alla dimensione spazio-tempo in cui si muove la politica, anche quella delle aree antagoniste. La politica è un universo parallelo che arretra, usa gesti consolidati, canali aridi come ruscelli prosciugati, perpetua e non innova.
Ma piazza Taksim, raccogliendo e sublimando l’insegnamento delle primavere arabe, dice che le dinamiche stanno cambiando pelle, irrevocabilmente, nel terreno umido e lussureggiante della comunicazione social dove si confrontano e si evolvono i linguaggi del costume, del sociale e dell’arte. Non è un caso che Erdem Gunduz, l’uomo solitario di Piazza Taksim sia un coreografo.
La forza del suo gesto ha un “background” artistico evidente e i riferimenti culturali sono espliciti, riconoscibili, ma originali nel loro contesto, come lettere di un alfabeto che condividiamo, con quella tenerezza e quella comprensione che può esistere solo tra artisti. L’arte ha questa capacità di sintesi che spacca il mondo, il suo difetto è che spesso non ne è consapevole.
Può l’arte fare la differenza?
La domenica in piazza ha visto gli “anonymous artists”, gli artisti anonimi. Le fisionomie individuali sotto una benda nera e il messaggio di speranza di un fratello artista e del suo popolo portato nelle strade di Roma.
Con la testimonianza di Lori Adragna
Diretta foto, testuale e streaming:
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