di Alberto Zei
Il nuovo impulso di interesse archeologico che l’Italia ha ottenuto in virtù della maggiore trasparenza dei servizi museali e dei beni patrimoniali finora in gran parte accantonati nei depositi delle varie sovrintendenze, hanno rappresentato una svolta positiva alla organizzazione amministrativa molto più aperta al servizio dei cittadini di quanto avveniva nel recente passato.
La Via Francigena
Anche l’interesse dei nostri lettori, così com’è avvenuto per l’iniziativa di Paese Roma con il coinvolgimento dei suggestivi percorsi della via Francigena, non è stato da meno. Infatti la recente edizione speciale di Paese Roma dedicata a questa storica Via ha ottenuto, oltre alla positiva risposta dei cittadini di per sé eloquente all’ appello culturale di rivisitazione del nostro passato, anche il supporto del Comitato Nazionale pro Loco Italia (UMPLI). Sarà così organizzato a cura del Comitato stesso un evento di percorsi previsti a ottobre con tappe nei borghi Sabini più caratteristici e suggestivi nelle Regioni Lazio e Umbria.
In Toscana – L’interesse consiste soprattutto negli approfondimenti che sono stati resi possibili in campo archeologico anche recentemente, in virtù dei quali sono state individuate interessanti caratteristiche comuni dei beni studiati, da consentire una migliore chiave di lettura con altre situazioni consimili che autonomamente non riuscivano a dispiegare a pieno il loro significato. Un filone interessante in questo tema è offerto dalla comparazione architettonica della struttura di “città ideale” a fronte delle esigenze del Rinascimento, ad esempio ,tra la città di San Pietroburgo e la città di Livorno, concepite a relativa breve distanza di fondazione con un’architettura tipica che riscontra vari aspetti comuni di “città ideale”, su cui ci sarà un opportuno approfondimento.
All’ Isola d’ Elba – Un ulteriore interessante accostamento comparativo riguarda la cittadina di Portoferraio, capoluogo dell’Isola d’Elba, costruita per ragioni militari da Cosimo de Medici nel 1548, con una imponente architettura molto simile a quella di una città, anch’essa della Russia zarista.
Rimanendo in tema, la stessa cosa può valere per la cittadina di Marciana, in cui si trova un antico ipogeo, di cui Paese Roma si è già occupato. Da una valutazione comparativa tra la struttura architettonica della tomba etrusca ipotizzata nello stesso ipogeo e quella rinvenuta in Toscana a Castellina in Chianti emerge ora, dopo gli accurati rilievi eseguiti con laser scanner 3D, una sorprendente similarità, che si distingue dall’uguaglianza planimetrica soltanto per le maggiori dimensioni del monumento marcianese.
Archeologia a confronto: il palazzo e la zecca degli Appiani a Marciana
Il Comune di Marciana nel suo sito ufficiale asserisce: “La Zecca di Marciana venne fatta realizzare dalla famiglia Ludovisi/Buoncompagni, principi di Piombino, intorno agli ultimi anni del Cinquecento. Il paese di Marciana infatti, fu utilizzato dai Principi di Piombino come residenza estiva, collocata nell’attuale palazzo Appiani”. A parte il fatto che zecca e palazzo non possono essere stati costruiti dai principi Ludovisi/Boncompagni alla fine del Cinquecento perché i Ludovisi subentrarono agli Appiani poco prima del 1635.per di più le due famiglie divengono Ludovisi/Buoncompagni. nel 1700 e cioè, oltre 100 anni più tardi di quanto sostiene il Comune di Marciana.
Ma non solo. Sembra proprio che a Marciana, nell’isola d’Elba, anche il Palazzo attribuito agli Appiani non sia mai esistito. Questo risulterebbe sia dal fatto che non c’è alcun riscontro nella documentazione dell’epoca custodita negli archivi di Stato, sia dalle comparazioni architettoniche con altre costruzioni in Toscana appartenenti alla stessa Casata, sia da una pluralità di documenti che riferiscono l’uso e la proprietà dell’immobile ad altri. Forse esagera chi afferma che gli Appiani, Marciana la vedevano, per modo di dire, da Piombino, ma è presumibile non solo che non ci avessero nessuna residenza estiva ma anche, in assenza di roccaforti sicure, che la visitassero assai poco anche per evitare di sottoporre le loro auguste persone a grossi rischi conseguenti alle frequenti e improvvise incursioni piratesche. Tanto è vero che, i coniugi Ludvisi/ Buoncompagni non vivevano di solito nel Principato di Piombino, ma nella loro comoda residenza romana.
Ciò che resta – Ma se non esiste il palazzo degli Appiani, allora, secondo logica deduzione, aver sostenuto al suo interno che fosse stata ricavata un’architettura sotterranea per ubicarvi una loro zecca, sembra essere più un’ipotesi aderente ai desideri dei fautori attuali che non alla realtà delle cose.
D’altra parte le affannose supposizioni pseudo-storiche, o di circostanza, esistite anche nel passato, come quelle settecentesche di Zanetti, per immaginare contro ogni buon senso una realtà impossibile, non reggono di fronte alle valutazioni della Prof.ssa Lucia Travaini dell’Università di Milano, studiosa da tempo al top professionale della numismatica internazionale, che già aveva ufficialmente confermato che in quell’ ipogeo una zecca non poteva mai esserci stata. Ma ciò che più interessa non sono le contraddizioni di coloro che attribuiscono a questa struttura diversa origine e destinazione d’uso: ciò che importa è che finalmente si ripristini la verità storico-archeologica e culturale. Per primi ne trarranno giovamento i cittadini della stessa Marciana, poi il beneficio si estenderà a tutti coloro che finalmente potranno visitare un sepolcro etrusco, suggestivo e unico nel suo genere per la tipologia di roccia scavata, che però si confronta quasi, per un potenziale gemellaggio, con il più facile scavo della tomba di Castellina, su cui non vi sono mai state obiezioni interpretative.
Potranno così aprirsi ulteriori varchi di ricerca sulle relazioni intercorse tra le due località etrusche in cui, per comune ispirazione architettonica, i due sepolcri risultano più uguali che simili.