L’intervista:
Signor Mistretta buongiorno, come nasce l’idea di questo film e quella di affrontare il tema della pena di morte dove lei racconta dell’ultimo giorno di un condannato alla pena capitale ? Il film nasce da un mio studio teatrale sull’opera di Victor Hugo “L’ultimo giorno di un condannato a morte” e da una riflessione generale sulla pena di morte vivendo in un paese dove la suddetta pena e’ tuttora in vigore e essendo circondati da stati che ne fanno un uso massivo come Indonesia, Iran e Cina. The Iron door nasce anche da una semplice considerazione da espatriato di lusso: in Toscana la pena di morte fu abolita dal duca Leopoldo alcuni anni prima della Rivoluzione Francese, perche’ qui e’ sempre in vigore?
Lei vive in Thailandia, cosa significa vivere in quel Paese al giorno d’oggi? Come si puo’ desumere anche durante la visione del film, vivere in Thailandia non e’ proprio come generalmente le persone pensano. Le belle spiagge, le montagne ricche di flora e di fauna, Bangkok con il suo profilo Newyorchiese sono solo spot pubblicitari dell’azienda del turismo Thai (tra l’altro ente tra i piu’ corrotti). La Thailandia, e Bangkok tout court, e’ un paese generalmente violento, governato dai militari che qui hanno fatto il bello e cattivo tempo avvallati da famiglie violentemente avide che scatenano conflitti per ogni appalto che perdono. Tuttavia per me vivere in Thailandia e’ una sfida culturale bellissima, un continuativo bagno di umilta’ dove ai primi, preferisco gli ultimi.
Perché ha intitolato il suo lungometraggio “the red iron door” c’e’ qualche riferimento particolare? Cosa rappresenta questa porta? The red iron door e’ una porta che collega la prigione al cimitero della medesima. E’ l’unica porta che i condannati a morte potranno varcare verso l’esterno della prigione, verso la liberta’. Da morti.
Il film , se ho ben inteso, e’ stato interamente girato in Thailandia. Ha avuto difficoltà per le riprese? Quanto tempo ci ha impiegato? Essendo ALL SOUL Production un’azienda Thai, e grazie alle mie connessioni con il le realta’ marginali di questo paese, non e’ stato cosi’ problematico girare. In Thailandia tutto puo’ essere estremamente semplice o difficile, a seconda di cosa fai e di come ti poni. Diciamo che nel nostro caso abbiamo incontrato alcune difficolta’ che abbiamo superato sempre molto bene.La produzione ha impiegato circa 6 settimane a finire tutto il girato, più alcuni giorni supplementari , pochi mesi dopo l’inizio della post produzione. Questo fatto e’ stato dovuto anche alla scomparsa di Massimo Bettarelli il nostro direttore alla fotografia.
Qual’e’ il messaggio che vuole trasmettere all’opinione pubblica tramite il suo film? Il rifiuto senza se e senza ma verso la pena di morte. La pena di morte e’, oltre che tragica, stupida. Non offre soluzioni dinamiche e attiva effetti domino di violenza istituzionale non gestibile.
Lei è un attore di teatro ed ha svolto ruoli importanti. In questo film lei ha la doppia funzione’ sia di attore che di regista. In quale ruolo si identifica meglio e perche? In generale mi sento piu’ un attore che un direttore, ma in questo film, sopratutto a causa della tematica, mi sono divertito e stressato piu’ come direttore che come attore. In generale ripetevo continuamente alla mia troupe: “Ora si recita, bene, un po’ di riposo”.
The red iron door e’ la sua opera prima in qualità di regist ? The red iron door e’ la mia seconda opera. La prima e’ stata Fatima’s Secret liberamente ispirato all’opera teatrale “Aspettando Godot” di Beckett
Quali saranno i canali di distribuzione della pellicola? In quali paesi verrà vista? Prevede l’uscita anche in Thailandia? Venezia e’ stato il nostro primo momento pubblico, anche se il film e’ stato visto in forma privata da un numero interessante di persone. Sarebbe bello vederlo in sala, ma visto il trand odierno,la vedo un po’ dura. Ci stiamo muovendo a 360 gradi, un film del genere deve essere visto. Lo faremo uscire anche in Thailandia. E’ un rischio che dobbiamo correre.
Intervista di Daniela Paties Montagner al Signor Maurizio Mistretta all’Hotel Excelsior del Lido di Venezia, Tropicana Hall, durante la mostra del Cinema di Venezia 73.