A Villa d’Este a Cernobbio sul Lago di Como, si volto nei giorni 14 e 15 ottobre 2016 il XV Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione organizzato da Coldiretti in collaborazione con Studio Ambrosetti. All’importante appuntamento annuale per l’agroalimentare hanno partecipato esponenti del mondo accademico, esperti del settore , della sicurezza alimentate e dell’economia, opinionisti, oltre a rappresentanti istituzionali, tra questi, solo per citare alcuni nomi: Gian Luca Galletti – Ministro dell’Ambiente; Catia Bastioli – AD Novamont e Presidente Terna; Carlo Barlocco –Presidente Samsung Electronics Italia, Roberto Moncalvo –Presidente Coldiretti. Tra i temi trattati : “I cambiamenti delle abitudini alimentari degli italiani” a cura di Roberto Moncalvo –Presidente di Coldiretti e Roberto Weber –Presidente di Ixé ; “ La finanza incontra il cibo”, ovvero le speculazioni internazionali legate ai metalli preziosi sino al cibo, e “Dal primo scaffale dei marchi italiani storici passati in mani straniere” nello specifico sui rischi della delocalizzazione; “La prima analisi sugli effetti della Brexit sul commercio dei prodotti made in Italy”; “Le mani dell’Europa nel piatto”, un’interessante indagine sull’atteggiamento degli italiani nei confronti dell’UE ; “Focus sul Made in Italy a tavola “ con le innovazioni e le mode alimentari che hanno introdotto “cibi nuovi” nel piatto degli italiani, che emerge da un’analisi del Censis, che è stata accompagnata da una “Classifica dei cibi più pericolosi , elaborato sulla base del rapporto del Ministero della Salute sul sistema di allerta europeo, ed oggetto di un’analisi dettagliata.
Da fonte Coldiretti: « fino a +141% cibi pericolosi in Italia.E’ invasione. Nel 2015 gli arrivi di nocciole dalla Turchia, che si è classificato come prodotto piu’ pericoloso con la presenza di aflatossine oltre i limiti, sono aumentati in valore del 47 per cento, facendo segnare il valore record di 295 milioni di euro, massimo storico, con un ulteriore balzo in avanti dell’8 per cento nel primo semestre del 2016. Boom del 48 per cento, pure per il tonno e il pesce spada spagnoli, la cui qualità è messa in forte dubbio dai casi di eccessiva presenza di metalli pesanti. E’, invece, addirittura del 141 per cento l’incremento delle importazioni di arachidi dalla Cina, anche qui con problemi di aflatossine e aumentano pure gli ingressi di peperoncino indiano, nel mirino per i ripetuti allarmi da contaminazioni microbiologiche e pesticidi con una crescita del 22 per cento sempre nel 2015. Ma salgono anche del 60 per cento le importazioni di peperoni turchi e del 19 per cento quelle di fichi secchi (aflatossine e pesticidi)…..[..] i pistacchi dall’Iran aumentano del 9 per cento..[..], così come salgono del 10 per cento quelli di pesce vietnamita, dove si è riscontrata frequentemente la presenza di metalli pesanti. …[..]. Un flusso costante di arrivi tanto più inquietante se si considera che molti di questi prodotti vengono utilizzati come ingredienti nelle preparazioni di cibi poi spacciati per Made in Italy senza che questo venga riportato in etichetta. Da qui la necessità di continuare nel percorso di trasparenza e introdurre l’etichetta d’origine obbligatoria su tutti gli alimenti in commercio. ..[…].. Ma occorre anche rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per far conoscere ai consumatori i nomi delle aziende che usano ingredienti stranieri. Solo in questo modo sarà possibile liberare le imprese italiane dalla concorrenza sleale delle produzioni straniere realizzate in condizioni di dumping sociale, ambientale con rischi concreti per la sicurezza alimentare dei cittadini ».
Come dichiarato sempre da Coldiretti: « L’agricoltura italiana è la più green d’Europa con 285 prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp), il divieto all’utilizzo degli Ogm e il maggior numero di aziende biologiche, ma è anche al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di oltre 14 volte quella dei prodotti extracomunitari (5,7%)».
Per ulteriori informazioni: www.coldiretti.it
di Daniela Paties Montagner