da “Voglia di uguaglianza” di Saveria De Vito:
“Tutti più o meno uguali, tanto che faccio fatica a individuarli sul campo, se non fosse per le magliette che indossano.
Non voglio dissertare sul modo in cui tale pratica ha pian piano preso piede nel nostro Paese, ma sulle cause che hanno condotto a dilatarla e sugli effetti che essa produce.
E’ desiderio di imitazione, per non restare ‘in panchina’ nella vita, per esigenze gregarie? E’ moda, tendenza, mania? E’ voglia di mutuare usi e costumi provenienti da altrove, di globalizzarsi? Forse come negli anni ’80 tutti portavano i Levi’s 501, le Timberland, il piumino della Monclair?
Non so se la sottile linea di fondo abbia sempre contribuito ad una certa continuità epocale o in qualche punto essa si sia interrotta, dando vita a ‘clonazioni’ di stile, di pari passo con quelle genetiche.
E mi interrogo sui modelli che i giovani ora seguono o inseguono, perdendo la propria personale unicità.
Ci siamo dimenticati proprio di quest’ultima nel dilagante ‘effetto massa’ sociale.
Siamo tutti creati con stampini a cera persa; non esistono copie di noi stessi, né, tantomeno, copie esatte.
Siamo rari, nella nostra bellezza di esseri umani, ma disertori dallo scoprirla.
Cosa ci blocca dal farlo?
Se usciamo allo scoperto nella nostra singolarità siamo forse lumache senza guscio, barche che navigano controcorrente?
A volte è bello viaggiare a senso inverso negli ideali, nelle mete. La fatica è doppia, ma il risultato più gustoso.
Se ci vogliamo uniformare, allora in cosa andiamo poi a distinguerci?”