«Ho cercato di seguire quello che era il mio sogno, credo ci voglia coraggio a cominciare l’università, ci vuole forza a chiedere ai genitori di sostenere un sogno». Così Antonio L., 23 enne, campano, iscritto alla facoltà di Lettere e Filosofia alla Sapienza e tanti ragazzi universitari come lui hanno scelto di seguire un sogno, la propria passione nella scelta della facoltà senza farsi condizionare dal contesto sociale e storico in cui viviamo. Molti di loro per rincorrere le proprie aspirazioni sono stati costretti a spostarsi in una realtà distante dalla loro quotidianità, come Daniele M., 23 anni, studente di Lettere: «Le mie scelte mi hanno portato a trasferirmi lontano dal luogo in cui sono nato, la Sicilia e dalla sua provincia, che mi è stata sempre un po’ stretta , per approdare a Roma, città che ha agevolato molto il raggiungimento di obiettivi e aspirazioni che mi ero prefissato».
Lasciare la propria città significa anche ridimensionare i rapporti con i propri cari e amici, come racconta ancora Antonio L.: «Aver scelto Roma, una città lontana dal mio paese è in fondo un continuo pesare i rapporti. Ci si rende conto del valore delle relazioni personali quando devi pesare con i chilometri, con le frequentazioni epistolari più che fisiche. E si potano le amicizie, si affinano le scelte nel frequentasi».Anche Christopher I., 22 anni, studente di Giurisprudenza, come molti altri ragazzi: «Ho scelto questa facoltà per passione verso le arti forensi, passione che spero possa trasformarsi in una professione solida».
Questa è la speranza dei ragazzi intervistati da PaeseRoma.it all’Università di Roma “La Sapienza”: trovare un lavoro dopo la laurea affine ai loro studi e alle loro aspirazioni. Molti di loro sanno che sarà molto difficile e sono pronti ad adattarsi come Alessio M., 22 enne, studente di Scienze della comunicazione che racconta: «A causa della situazione del mercato del lavoro in Italia bisogna essere flessibili e accontentarsi di qualsiasi cosa si presenti».
Qualcuno esprime la volontà di trasferirsi all’estero «non per necessità, ma per mettermi alla prova in un ambiente più evoluto dell’Italia», come racconta Dafne B., 20 anni, studentessa di Lettere o come Eleonora T., 21 enne, anch’essa studentessa di Lettere e Filosofia che vorrebbe trasferirsi all’estero «per imparare bene un lingua e fare nuove esperienze confrontandomi con una cultura diversa»; o come Alessandra A., 20 anni, studentessa di Letteratura Musica e Spettacolo: «Ho voglia di andare all’estero, perché ovunque vada al di fuori dell’Italia troverò mentalità più aperte e nuove possibilità». Altri, come Christopher credono che l’estero non sia una soluzione concreta, mentre Andrea B., 22enne, studente di Medicina, spera di trasferirsi con la sua ragazza «in paesi che offrano più lavoro, garanzie e servizi pubblici». Invece Eleonora G., 23 anni, studentessa di Lettere, non ha voglia di trasferirsi all’estero perché «personalmente sono legata a questo paese, a questa lingua e a questa cultura, se pure piena di pecche. Credo che in Italia la meritocrazia esista solo per le eccellenze; c’è un principio di favoritismi e mentalità “mafiose” anche nel quotidiano».
I cuori di questi ragazzi sono comunque pieni di speranze e ambizioni che la crisi non riesce a scalfire; l’inchiesta ha portato alla luce un sentimento condiviso da tutti gli studenti intervistati: «studiare non solo per assimilare nozioni, ma per costruirsi uno stile di vita, una vita in un’Italia che permetta di realizzare i propri sogni».
di Chiara Ferrante