Ora che la navetta cargo “Cygnus” della compagnia privata Orbital Sciences Corporation è arrivata a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, più del 51% del volume abitabile della base orbitante è diventato “made in italy”.
«È un record che nessun’altra nazione al mondo può vantare, quindi davvero una cosa molto bella» ha commentato l’astronauta italiano dell’Esa (European space agency), Luca Parmitano, attualmente a bordo della stazione orbitante.
L’Italia nello Spazio in questo momento oltre ad essere rappresentata dal maggiore pilota dell’Aeronautica Militare Parmitano, che rimarrà tra le stelle fino all’11 novembre e rientrerà portando sulla Terra la fiaccola dell’Olimpiade invernale di Sochi2014, è tecnologicamente rappresentata dai moduli pressurizzati della navetta Cygnus realizzati grazie alla cooperazione dell’Agenzia spaziale italiana con un pool di aziende guidato dalla Thales Alenia Space di Torino e dal cargo europeo Atv-4 “Albert Einstein”, entrambi agganciati alla Stazione in questo momento.
Completano la base orbitante, inoltre, i moduli abitativi, anch’essi costruiti in Italia: Columbus, Harmony e Tranquillity (conosciuti anche come Nodo 2 e Nodo 3), il modulo logistico permanente “Leonardo” e quello da osservazione “Cupola”, la spettacolare finestra sul mondo della base spaziale.
“Gli italiani hanno fatto molto per la Stazione spaziale internazionale“, ha sottolineato il cosmonauta Sergei Krikalev, direttore del centro spaziale russo “Yuri Gagarin” e detentore del record assoluto di permanenza nello Spazio con 803 giorni 9 ore e 39 minuti in orbita. “Mi auguro che questa cooperazione continui in futuro – ha detto – è molto probabile che le industrie italiane saranno nostri partner per le prossime missioni spaziali internazionali”.
Daniela Gabriele