Fidel Alejandro Castro Ruz, vero nome di Fidel Castro, leader cubano discusso all’estero e riverito nella sua Havana, è deceduto il 25 novembre scorso a novant’anni, dopo una lunga malattia. La sua scomparsa non ha interrotto la scia di polemiche sulla sua vita, le quali proseguono anche adesso, scatenando reazioni differenti e opposte come in una medaglia a due facce. Espressioni di gioia e dolore sono manifestate ovunque, a Cuba e fuori dallo stato castrista. E’ morto Fidel, Fidel è vivo: per molti finalmente non c’è più, per altri è ancora esistente.
Chi era, o chi è Fidel Castro? Lider Màximo o dittatore?
Lanciamo in aria la moneta. Certamente, l’ex presidente cubano è una figura incontrastata del XX secolo. Al contempo, egli è personaggio controverso, cuore del corso degli eventi di Cuba. Castro è il maestro che impartisce il sottofondo rapsodico patriottico e rivoluzionario al suo popolo, è il controllo imputabile delle peggiori violazioni e abolizioni dei diritti umani, è fautore delle soppressioni delle libertà civili e sociali, è il comunista che prima ha sfidato l’America e poi ha ricevuto ben tre Pontefici -nel 1998 Giovanni Paolo II, nel 2012 Benedetto XVI e l’anno scorso a settembre, Papa Francesco – per aprirsi al mondo e sollevare le sorti del suo regime.
Fidel Castro è l’uomo che amato e odiato, in bene e in male, fa la storia di un Paese e del suo popolo, nel resto dell’America Latina e anche nel Mondo.
La testa della medaglia. Il popolo che rende omaggio al Lider Maximo per due giorni consecutivi. Il popolo che sta due giorni in fila per per mettere la firma nei registri delle condoglianze, i registri della rivoluzione nel Teatro Nacional de Cuba.
Il popolo cubano che pensa, dice e identifica Fidel Castro, nell’uomo delle idee e dei gesti, della visione e dell’azione, di quella rivoluzione al grido di unità, indipendenza, difesa dei valori a fronte di qualsiasi sacrificio.
Il popolo, che fra caldo, bandiere a mezz’asta, foto, primo concetto di Revolucion nel giuramento del 1 maggio del 2000 e medaglie del companero Fidel Castro Ruz, rose rosse e bianche, corone di fiori e megafoni, si muove in fila rispettoso e taciturno verso la sala del memoriale Josè Martì.
Il popolo del comandante in jefe che ha guidato la rivoluzione, fino al trionfo del 1 ° gennaio 1959, rovesciando la dittatura di Fulgencio Batista. Fiatano rispetto, ammirazione, lodi e pianti. I cellulari non respirano. Nove giorni di lutto nazionale a Cuba. Ancora una manifestazione pubblica il 3 dicembre a Plaza Antonio Maceo, e poi la cerimonia solenne di sepoltura, mercoledì 4 dicembre, a Santiago de Cuba; qui, le ceneri saranno conservate nel Cimitero di Santa Ifigenia.
La croce della medaglia. Altri posti. Altra gente. Altro popolo. Altra folla. Altre emozioni. Nessun carisma. Little Havana, a Miami cubani-americani inondano le strade per la morte di Fidel Castro. Scenari di gioia sono lo sfondo ai festeggiamenti per la perdita dell’ex presidente cubano. L’allegro strimpellare dei clacson supporta cori e slogan contro il dittatore.
Stavolta, quella che sale in cattedra, quella che si sente è la voce non ossequiosa del popolo cubano che pensa, dice e identifica Fidel Castro, nel tiranno che ha usurpato le libertà individuali con la sua dottrina politica, nell’uomo che dopo aver rovesciato la dittatura di Fulgencio Batista ha dato vita a Cuba ad un regime totalitario e ha fatto dei suoi ideali lo strumento di tortura e di morte per i dissidenti. (Fonte Ansa)
Qual è il responso della moneta? Quello che è o rimane di Fidel Castro – Lider Màximo o dittatore – a Cuba e al mondo, non può essere solo il convenire al risultato del lancio di una monetina in aria, è qualcosa di molto più complesso, da studiare, analizzare e valutare: Il giudizio su Castro è lasciato evidentemente alla storia. (Gian Maria Vian, direttore dell’Osservatore romano su Quotidiano.net del 27.11.2016).
Maria Anna Chimenti