Morto Erik Priebke, esecutore materiale dell’eccidio delle Fosse Ardeatine si è spento oggi nella sua casa in zona Aurelia-Boccea. Aveva 100 anni. La morte non cancella la vergogna dei suoi crimini.
di Marco Caffarello
E’ curioso il destino; nel giorno in cui Papa Francesco riceve in Vaticano il rabbino capo Riccardo Di Segni e una delegazione della comunità ebraica di Roma, presentando le proprie scuse per gli atti di intolleranza di cui la chiesa si macchiò nei secoli passati, il fato ha dato ad Erik Priebke, ex capitano nazista, il suo ultimo giorno. Priebke, esecutore materiale dell’eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944, si è spento infatti oggi all’età di 100 anni nella sua casa in zona Aurelio-Boccea, dove scontava l’ergastolo per crimini di guerra. Il suo nome viene tristemente associato all’eccidio delle Fosse Ardeatine, tragedia nella quale persero la vita 335 innocenti, di cui egli fu pianificatore ed esecutore. Nato a Hennisdorf, in Germania, il 29 luglio 1913, aderì al movimento nazista sin da giovanissimo e a soli 20 anni divenne membro del partito, dimostrandosi tra i più fedeli e convinti prosecutori della folle ideologia. Nel 1944, a seguito dell’armistizio del’8 settembre e della conseguente invasione tedesca della penisola, Erick Priebke fu trasferito a Roma agli ordini di Herbert Kappler, capo delle SS con sede in via Tasso, via tristemente nota a Roma, di cui un museo ne porta ancora la memoria, per aver ospitato il carcere dove vennero rinchiusi partigiani ed anti-fascisti, tra i quali personaggi illustri dell’Italia che “verrà”come l’ex presidente della Repubblica Sandro Pertini. La condizione di instabilità che si creò con l’armistizio del’8 settembre rese l’occupazione tedesca particolarmente violenta: la regola adottata dalle Ss per scoraggiare la lotta partigiana prevedeva infatti la morte di 10 civili per ogni soldato tedesco caduto. L’attentato del 23 marzo 1944 in Via Rosella nel quale persero la vita 33 soldati, provocò la dura risposta tedesca che non risparmiarono nell’eccidio neppure la vita a quelle 5 persone che nel conteggio risultarono in più. Con l’arrivo degli americani dal Sud, Priebke si recò dapprima a Rimini e poi, attraverso l’uso di documenti falsi, in Argentina, a San Carlos de Bariloche, una piccola cittadina ai piedi delle Ande. Per molti anni l’ex capitano nazista riuscì a farla franca, sfuggendo persino ai servizi segreti americani ed israeliani che mandarono loro agenti nel Sud America per scovarlo, ma, paradossalmente, sarà un libro a tradirlo. Nel 1994 lo scrittore Esteban Buch stampa il romanzo ‘El pintor de la Suiza Argentina’ (‘Il pittore della Svizzera Argentinà), libro nel quale si fanno precisi riferimenti alla partecipazione di Priebke alla strage delle Ardeatine.
Il clamore richiamò l’attenzione dei media del mondo, tant’è che sarà intervistato anche dall’ABC, emittente televisiva americana. Una volta venuto fuori, le autorità italiane richiesero ufficialmente all’Argentina la facoltà di estradare Priebke per poterlo processare in Italia per crimini commessi durante l’occupazione nazista.
Nel 1995 l’Argentina concesse l’estradizione e Priebke divenne un detenuto del carcere militare Forte-Boccea per la condanna di crimini di guerra, ccondanna poi confermata nel 1998 dalla Corte d’Appello del tribunale militare e poi ancora nel novembre dello stesso anno dalla Corte di Cassazione.
Nel 2009 gli sarà concesso, tuttavia, dal tribunale di uscire «per fare la spesa, andare a messa, in farmacia« ed affrontare «indispensabili esigenze di vita».
La reazione del mondo alla morte dell’ex capitano Ss non si è lasciata attendere: queste le parole di Carlo Smuraglia, presidente nazionale dell’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
“Rispettiamo la persona di fronte alla morte, ma non possiamo dimenticare le vittime delle Fosse Ardeatine. Priebke è stato un criminale, al servizio di una dittatura sanguinaria».
Efraim Zuroff, direttore dell’Ufficio di Gerusalemme del Centro Wiesenthal, così commenta”Non ho mai trattato un caso di un nazista che fosse dispiaciuto o mostrasse rimorso per i suoi crimini e Erich Priebke era certamente di quel genere”.
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