Dal sodalizio artistico con Novella Parigini all’amicizia con Domenico Purificato, Renato Guttuso e altre importanti personalità dell’arte; dalla passione per tele e pennelli a quella per la musica ( con lunga frequentazione del mitico “Cantagiro”), il design, il restauro. Il poliedrico Elvino Echeoni, pittore, musicista, critico musicale, il 10 dicembre, festeggia allo” Zodiaco” di Roma, con la personale dal titolo “A cuore aperto”, i suoi 50 anni di vita artistica.
L’esposizione, a ingresso libero e in programma fino al 10 gennaio prossimo (tutti i giorni dalle 18.00 alle 24.00), rappresenta un excursus puntuale nella produzione di quello che critica e pubblico considerano “uno tra i più rappresentativi artisti italiani in campo internazionale;” e punta a narrare – attraverso una ventina di tele caratterizzate da stili e tecniche pittoriche diversi – momenti diversi della sua storia personale e della sua produzione.
Così, accanto a tele che raccontano le “segrete analogie” tra Freud e Pirandello non tutti sanno che, tra l’altro,i due “mostri sacri” hanno in comune l’aver avuto, rispettivamente, un figlio e un nipote pittori) , piuttosto che tra Fellini e Chaplin, sono esposti quadri che proiettano lo spettatore, attraverso le vibrazioni e l’armonia del colore, verso la sintesi pittorica declamata dall’ “Energia vitale”. E in questa antologica non poteva mancare anche la serie di astratti ispirati ai “Momenti musicali”, e quelli intitolati alla “Realtà virtuale”: in cui il pittore estremizza la tridimensionalità di figure geometriche ad alto contenuto simbolico.
Artista istrionico e completo, Echeoni è capace di spaziare dalla tavolozza agli spartiti musicali, passando per il restauro, la scenografia, l’incisione, la scultura, e ancora per la composizione di testi e canzoni. Un abile trasformista che a proposito di sé stesso dice “faccio cose diverse e apparentemente non collegate, anche se, a ben vedere, c’è un sottile fil rouge che unisce tutto: canzoni, pittura, tele astratte e ancora quadri di tramonti, notturni, composizioni floreali o volti e corpi femminili”. Romano, classe 1950, si dimostra fin da giovanissimo un personaggio fuori dagli schemi già quando, negli anni ’70, insieme all’amico Remo Panacchia, sceglie di affiancare, a quello storico di Via Margutta, uno spazio espositivo nel popoloso quartiere di Centocelle. Spinto dall’idea di cercare, là dove si respirava il vero decentramento culturale (erano, ricordate, gli anni delle grandi speranze sul decentramento amministratvo, di Nicolini e delle prime “Estati romane”;e, purtroppo, anche dell’omicidio Pasolini e delle prime , torbide imprese della banda della Magliana) un’autenticità resa ancor più unica dal difficile clima degli anni di piombo.
In occasione del vernissage, partendo dalle tele dedicate ai “Momenti musicali” e accantonata per un attimo la tavolozza, il Maestro si metterà al pianoforte per celebrare, coi pezzi firmati dagli amici e quelli da lui composti, i trascorsi da musicista; e ricordare la professione esercitata ai suoi esordi, sino agli anni della Dolce Vita romana. Quelli in cui aveva avviato, con Novella Parigini, un indissolubile sodalizio artistico, che non si sarebbe concluso neanche con la scomparsa della pittrice.