Ha fatto molto parlare di lui ed ora è tornato: È “Kalispera” l’ultima fatica artistica di Simone Avincola. Il cantautore ribelle con il suo grande carisma è noto già da tempo alla scena Folk italiana che, come nel caso del suo album d’esordio Il giullare e altre storie, ha saputo restituirgli numerosi apprezzamenti da importanti artisti come Edoardo De Angelis e Paolo Conte. Il 2013 è stato fin ora un anno particolarmente intenso per Simone Avincola che in quanto artista poliedrico, ha anche pubblicato il suo primo lavoro da regista, il pluripremiato docu-film Stefano Rosso – L’ultimo romano. Ama stupire Avincola e questa volta lo fa con un inedito, «Kalispera», non presente nel suo imminente album Così canterò tra vent’ anni in uscita a Dicembre.
Insieme ad Edoardo Petretti (tastiere, fisarmonica, percussioni), Matteo Alparone (basso elettrico), Luca D’Epiro (batteria, percussioni), Adriano Petretti (sax, zampogna, ciaramella), il cantautore ci incanta con l’antica maestria di un aedo e il pungente spirito critico di un moderno satiro sullo sfondo di una mitologica location, Itaca, in cui è stato girato il videoclip diretto dal bassista Alparone, autore anche del testo d’apertura interpretato da Edoardo De Angelis.
Avincola, Ulisse dei nostri giorni, ci accompagna in questa meravigliosa dimensione, in un paesaggio millenario che riempie da sempre gli occhi e l’anima di popoli che subiscono il suo fascino non ricambiandolo a dovere, questo è quello che “non si merita il mare” come canta ripetutamente Simone. Il mare e l’anima della gente che lo popola, un binomio che il sound potente ed evocativo di «Kalispera» è riuscito a rappresentare fondendo insieme il ritmo giambico delle percussioni e il dolce suono della chitarra, il tutto avvolto nelle seducenti note del sax. Un tripudio sonoro di melodie mediterranee che sconfinano nel jazz e nel folk, celebrando colori, suoni, profumi di quel mare che accoglie tutti da sempre. Tra sperimentalismo e tradizione, in una Grecia moderna che rivela un lontano passato Avincola porta l’ascoltatore a fare i conti con se stesso e con la sua storia, un tentativo, questo, in cui la sfrontatezza compositiva gli ha permesso di raggiungere un interessante risultato, non ci resta che lasciarci trasportare.
di Marzia Schiavone