Martedì 20 dicembre, alle 16.55, sul profilo facebook del Ministro del Lavoro e Politiche Sociali, Giuliano Poletti, del nuovo Governo Gentiloni, è comparso il post con il video di 42” di ulteriori parole di scusa – anticipate dal mea culpa all’Ansa – per le dichiarazioni sui giovani, i cervelli in fuga, fatte il giorno prima ai giornalisti, in occasione del suo intervento a Fano, in provincia di Pesaro e Urbino.
Nella città marchigiana, il ministro Giuliano Poletti aveva appena espresso l’intenzione di essere pronto a modificare le norme dei voucher, visti i dati INPS sulla loro crescita costante, e a non cambiare nulla al Jobs Act. A ciò hanno fatto seguito le dichiarazioni A proposito di giovani che vanno all’estero… – stonate e fuori luogo a parer di molti, sia per la situazione che vivono i giovani nel Paese e sia per il momento attuale legato alla scomparsa della trentunenne di Sulmona nel recente attentato a Berlino, la quale si trovava all’estero proprio per lavoro – che hanno creato polemiche e controversie e a cui non è servita a nulla la repentina rettifica di scuse del ministro. La prima reazione si è avuta subito dai Giovani Democratici. Quest’ultimi hanno aderito da tutta Italia all’appello della lettera firmata inizialmente dai responsabili di Piemonte, Liguria, Val d’Aosta, Torino e Milano con l’invito alle dimissioni per il ministro Poletti in quanto, scrivono, quello che per lei potrà rappresentare un piccolo inciampo politico, per la nostra generazione rappresenta invece una dolorosa quotidianità.
Le dichiarazioni del ministro del Lavoro Giuliano Poletti hanno altresì causato malcontento fra le forze politiche dell’opposizione tanto che Sinistra Italiana, M5S, Lega e alcuni senatori del Gruppo Misto, nella mattinata di mercoledì 21 dicembre (come da comunicato dell’ufficio stampa di Sinistra Italiana al Senato) hanno depositato al Senato una mozione di sfiducia nei suoi confronti. Protagonista nella discussione per la greve gaffe di Poletti anche l’esponente di minoranza del PD Roberto Speranza con un secco tweet via voucher o sfiducia, corredato dal link alla lettera aperta pubblicata sul suo blog dell’HuffingtonPost, in cui commenta l’operato del ministro del lavoro. Sul caso dice la sua anche Enrico Mentana, direttore di TgLa7, sui social (come riportato da Liberoquotidiano.it del 21.12.2016) sostenendo nel post del profilo facebook che, per il ministro, la sorte è segnata. Sempre dai social giungeva, il 20 dicembre alle ore 8.45, l’invito, per fare l’esperienza di vita all’estero, al ministro del Lavoro dalla giornalista italiana Lara Lago, che vive in Olanda: il post su facebook ha 154.000 mipiace, 18.000 commenti e 95.498 condivisioni in continuo aumento.
Nella vita pratica, il So di avere sbagliato ministeriale – con (al momento di questa nostra pubblicazione) 127.266 visualizzazioni, 1000 mipiace, 4.200 commenti e 1006 condivisioni – non è bastato agli studenti, i quali si sono radunati a Roma lo scorso mercoledì, di fronte al Ministero del Lavoro e hanno consegnato, simbolicamente, un biglietto aereo di sola andata con destinazione Quel Paese al ministro Giuliano Poletti.
Ma le sorprese non sono finite. Viene tirato in ballo anche il figlio del ministro, Manuel Poletti. L’uomo, giornalista e direttore del settimanale ravennese Setteserequi, è alla guida della casa editrice, una cooperativa. A Manuel Poletti gli si contestano le concessioni di contributi pubblici per l’editoria per tre anni grazie alla parentela e al ruolo del genitore. Sui social network e sui media la vicenda ha assunto i toni dello scandalo tanto da far annunciare a Samantha Gardin, segretario provinciale della Lega Nord di Ravenna, il 21 dicembre scorso, un esposto in Procura e alla Guardia di Finanza per verificare la regolarità dei contributi all’editoria concessi a Poletti con suo padre nel ruolo di ministro.
Fra qualche ora è Natale, si spera che gli animi e le polemiche si cheteranno per giungere ad una giusta soluzione fra il ministro del Lavoro e Politiche Sociali Giuliano Poletti, i giovani e gli italiani. Senza la formula di protesta e con triste constatazione, le conclusioni raccolte sul campo, che non possono finire nel nulla e meritano attenzione, portano a pensare che in Italia, il binomio Giovani e Lavoro non è un connubio, ma è una combinazione fonte di preoccupazioni, disagi, inquietudine e malessere. La speranza di realizzarsi all’estero comporta compromessi e sacrifici senza prezzo. In entrambi i casi non esistono giovani e persone mediocri. In entrambi i casi ci sono giovani e persone che hanno voglia di fare, voglia di dire e voglia di essere malgrado tutto. Come, per esempio, accade per Giusy e Giulia, rispettivamente grafica pubblicitaria e studentessa d’architettura, che si possono incontrare, fino alla fine di dicembre, alle fermate delle linee metropolitane di Roma – quali, volendone citare qualcuna, San Paolo o Ottaviano, Lucio Sestio o Re di Roma oppure Marconi. Le due ragazze svolgono un’attività lontanissima dalle loro competenze: per lavorare distribuiscono brochure e gadgets legati ad un’azienda con un progetto finanziato dallo stato per seguire le regole della buona alimentazione e, al contempo, sono pronte a dare occasionalmente una mano alla persona anziana, ferma al semaforo, che si appresta ad attraversare sulle strisce pedonali. Di converso Barbara, laurea in scienze della comunicazione ad indirizzo giornalistico, ha perso il suo ufficio stampa in Italia ed è ripartita da zero a Londra – e con successo, nonostante i suoi 35 anni – ma torna appena possibile perchè le mancano gli affetti e il suo Paese. Giovani e persone d’oro di talento malgrado tutto, vero?
Maria Anna Chimenti
Fonte vignetta/copertina homepage: blog vignette di AGJ