L’Associazione Pirotecnica Italiana ha presentato ricorso al Tar del Lazio che ha accolto la richiesta e deciso di sospendere il provvedimento del Sindaco di Roma, Raggi. Il tribunale aministrativo ha fissato inoltre una camera di consiglio per discutere nel merito la questione il 25 gennaio.
L’ordinanza 145 del 22 dicembre firmata da Virginia Raggi prevedeva sanzioni amministrative pecuniarie a partire da 25 euro fino a 500 euro oltre al sequestro amministrativo.
A seguito del pronunciamento del Tar, esponenti politici e rappresentanti delle associazioni interessate dall’ordinanza si sono espressi a favore della sospensione.
Il presidente del sindacato nazionale operatori pirotecnici, Pierdaniele Friscira, ha commentato «Ci auguriamo che la sospensione da parte del Tar del Lazio dell’ordinanza della sindaca di Roma Virginia Raggi sia un monito per i sindaci italiani che hanno emesso ordinanze copia e incolla, vietando qualsiasi prodotto, anche quelli con la certificazione UE e che quindi avevano superato il test di impatto ambientale e quindi la normale soglia di tollerabilità umana e animale».
«Siamo pronti a chiedere anche un risarcimento per i danni che abbiamo subito» ha commentato Luca Proietta, membro del consiglio direttivo dell’Anisp (Associazione nazionale imprese spettacoli pirotecnici) che ha aggiunto «l’atto della prima cittadina ha bloccato un mercato che viaggia tra i 2 e i 3 milioni di euro. Vendiamo solo fuochi e petardi stracontrollati».
«La sospensione da parte del Tar dell’ordinanza anti-botti chiude il cerchio antinatalizio della sindaca Raggi. Dopo l’albero più triste d’Europa, una piazza Navona senza bambini e il concertone di Capodanno saltato per la prima volta nella Capitale, questo ennesimo flop della Raggi e della sua amministrazione sotto le Feste ricorda le figuracce de “La banda dei babbi Natale” di Aldo Giovanni e Giacomo. E Roma, con l’improvvisazione del M5S, è ridotta ad un cinepanettone» dichiara in una nota il consigliere regionale del Lazio, Fabrizio Santori.
Ora attendiamo il controricorso delle associazioni animaliste?
di Fabio Galli