Il dossier di Legambiente conferma il fallimento del progetto di raccolta differenziata nella Capitale. Bocciatura senza appello per l’Ama. Il presidente dell’associazione ambientalista chiede ora le dimissioni dei vertici dirigenziali dell’azienda municipalizzata
di Marco Caffarello
Da quando nel giugno del 2012 l’Ama e l’allora amministrazione Alemanno siglarono un ‘patto’ per Roma, l’opinione pubblica si convinse che il ‘rischio montagne di spazzatura’ era finalmente scongiurato. Com’è noto il progetto voluto dall’allora giunta e l’Ama prevedeva per la raccolta dei rifiuti della città un unico principio, la differenziazione, per la quale furono adottati due differenti modelli di raccolta: su strada, attraverso il posizionamento di cinque diversi cassonetti adibiti a cestinare specifici prodotti e materiali, e il cd. ‘porta a porta’. Ebbene a più di un anno di distanza dalle firme dell’accordo è possibile trarre i primi risultati sull’efficienza del progetto, e a dire il vero il quadro che ne viene fuori è disarmante. Si può ben dire che un po’ tutti possiamo farci un’opinione, perchè tutti noi abbiamo negli occhi immagini di montagne più o meno grandi di rifiuti abbandonate ai margini dei cassonetti, ma a dare una valenza scientifica sulla capacità della Capitale di raccogliere e smaltire rifiuti differenziati ci ha pensato un dossier di Legambiente, dai cui risultati emerge un sostanziale fallimento del progetto intrapreso. I dati raccolti dall’associazione ambientalista risalgono a solo una settima fa, e ci offrono un quadro della città incapace tanto di fare la differenziata, quanto di raccoglierla. Non c’è quartiere, infatti, dove Legambiente non abbia riscontrato incurie, sporcizia, cattivi odori, grappoli di immondizia, rifiuti indifferenziati, dal III Municipio a Prati, da Monteverde a Marconi, da Tivoli e Settebagni a Torbellamonaca. Due i criteri di valutazione adottati dall’associazione: la frequenza della raccolta dei rifiuti dai cassonetti e la qualità della selezione del materiale. Come detto non c’è quartiere salvabile dall’inchiesta di Legambiente; tutti si dimostrano insufficienti per entrambi i criteri di valutazione, questo anche dove i cassonetti per la raccolta differenziata sono stati allocati, come nel III Municipio, Montesacro o il Nuovo Salario. Ancora peggio poi se l’occhio dell’indagine si sposta in quegli spazi della città dove scarsa è la presenza dei cassonetti per la differenziata, e dove è più praticato il cd. ‘porta a porta’, nei quali, dichiarano da Legambiente, la cittadinanza vive nel più completo disorientamento. ‘Maglia nera’ della Capitale la Magliana dove è ancora in essere la raccolta tradizionale, sebbene siano state consegnate tutte le strutture e i mezzi per avviare la raccolta differenziata. Commenta così Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente:” In realtà il monitoraggio effettuato dai nostri volontari in ventisette punti della città, rappresentativi del territorio e dei vari modelli di raccolta, dimostrano che quanto detto dall’Ama sul suo sito non corrisponde al vero.” Dure, infatti, le posizioni di Parlati nei confronti della società municipalizzata della Capitale, a suo dire rea di praticare modelli di raccolta obsoleti, limitati e attivi solo in determinate fasce orarie che, se non rispettate, compromettono letteralmente l’igiene, la vivibilità e il decoro delle strade urbane. “Ora Basta”, continua il presidente di Legambiente,”L’Ama sta causando un disastro e si sta dimostrando assolutamente incapace. E proprio adesso che Malagrotta è stata chiusa e deve cominciare una nuova fase.”. Non c’è che una soluzione per Parlati: le dimissioni dei vertici dirigenziali di Ama e un esposto alla Corte dei Conti per verificare la somma di denaro pubblico sprecato dall’azienda municipalizzata della Capitale. Così infatti conclude il presidente Parlati:”Questo management va cambiato. L’ho chiesto esplicitamente al sindaco Marino. Impedisca questa farsa e questo spreco di denaro pubblico. L’Ama, che dalla tariffa dei rifiuti raccoglie 719 milioni all’anno, non può continuare a buttare via i soldi dei romani.”