“Sono gay. L’Italia è un Paese libero, ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza”
Parole affilate come coltelli. Una situazione repressa, sofferta, che ha spinto un altro giovane della capitale a compiere la scelta estrema, quella del suicidio. È il terzo caso in un anno, proprio nella città che dovrebbe porsi come simbolo di apertura nel panorama stagnante italiano. Ma non è così, l’ipocrisia regna ancora sovrana nell’Urbe, così come nel resto del Paese, definito sarcasticamente libero.
Gli increduli genitori sostengono di non aver mai notato niente: “Eravamo ignari di questo suo tormento interiore”. Situazione ricorrente in molte famiglie, ancora incapaci di realizzare e affrontare ciò che non dovrebbe essere considerato un problema, bensì un dato di fatto.
Il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti si è espresso con parole di rammarico attraverso il suo profilo Facebook, commentando il fenomeno dell’omofobia come un dramma straziante. Dramma a cui è assolutamente necessario porre fine, perché è inaccettabile che un giovane di appena ventun anni si trovi costretto al suicidio in un paese dichiaratamente libero.
Le istituzioni italiane sono purtroppo assai superficiali nel garantire e nel difendere i diritti degli omosessuali. I sondaggi della Gay Help Line riportano delle statistiche preoccupanti a proposito, un omosessuale su dieci dichiara infatti di aver pensato almeno una volta nella vita al suicidio. Tutta colpa della chiusura mentale dei cittadini? Di certo, l’omosessualità non è ancora accettata dalla maggior parte degli italiani, come risulta evidente da tragedie di questo calibro.
Ciò che chiede Fabrizio Marrazzo, portavoce di Gay Center, è dunque una risposta urgente da parte delle istituzioni, in modo da impegnarsi seriamente nella lotta all’omofobia e nell’allargare la sfera dei diritti gay.
Nel frattempo, è bene ricordare che il musicista Lou Reed, deceduto proprio oggi, fu sottoposto nel 1956 all’elettroshock per curare la sua bisessualità. I fatti, molte volte, non insegnano.