Nuovi studi cercano di spiegare le differenze comportamentali che distinguono uomini e donne. Sebbene sono osservabili differenze strutturali, non è ancora chiaro come queste interagiscano con il comportamento. Gli uomini fanno un uso spaziale dell’intelligenza, le donne linguistico.
di Marco Caffarello
Uomini e donne, generi e stili di vita diversi. Non ci sono dubbi, infatti, che l’immaginario collettivo sia solito rappresentarli differentemente, il primo solitamente autoritario, dalla personalità forte e virile, il gentil sesso invece più incline all’empatia, al dialogo e ad un carattere mite. Ciò può dipendere dalla diversa struttura e morfologia del cervello? E’ ciò a cui ha risposto uno studio di Moheb Costandi, neurobiologo e giornalista, autore del libro “50 idee che devi conoscere del cervello umano”, secondo il quale esistono delle differenze empiricamente osservabili tra i due cervelli, ma sconosciute rimangono ancora le cause di come queste poi influenzino i diversi stili comportamentali. Costruire infatti una teoria scientifica sulle differenze di comportamento dei generi non è cosa semplice, molto spesso causa di polemica all’interno della stessa comunità scientifica o della genesi di false mitologie e stereotipi.
Alcuni scuole di pensiero sostengono, infatti, come le differenze di comportamento tra uomini e donne dipenda da principi empirici, dunque riferibili ad influenze culturali e sociali, mentre altri basano la natura comportamentale dei soggetti direttamente nella struttura anatomica del cervello. Sostiene Moheb Costandi, quasi in chiave aristotelica, che la verità come per tutte le cose sta sempre nel mezzo, perchè la differenza dei comportamenti di genere non è che il risultato di queste due componenti, l’una indipendente dall’altra, ma comunque entrambe influenti nella vita psicologica delle persone.
Da un punto di vista strettamente anatomico la prima differenza osservabile è quella relativa alla grandezza e al volume dell’organo: in media, infatti, il cervello di un uomo è più grande e pesante di quello della donna. E’ stata osservata infatti, da uno studio basato sul confronto diretto di 42 uomini e 58 donne, che il cervello dei maschietti è risultato più voluminoso di quello delle donne di circa il 15%,, per un equivalente di 1378 grammi contro 1248. Questa differenza, tuttavia, non sia motivo di vanagloria da parte degli uomini: le dimensioni infatti sono diverse, spiega Costandi, perchè diversa è la struttura complessiva dell’organismo, di solito l’uomo più grande e robusto e la donna più esile e minuta, e poi, si badi bene, la grandezza di un cervello non si traduce in una crescita della propria intelligenza.
Anzi, come afferma una ricerca pubblicata nel Febbraio 2013 sulla rivista Proceedings of the National Academy of Science, se è vero, come sostengono i ricercatori della University of Southern California, della California Institute of Technology e dell’Università di Madrid, autori principali dello studio, che l’area del cervello in cui si “concentra” la nostra intelligenza è compresa in aree della corteccia parietale, di quella frontale e della corteccia fronto-polare, allora, spiega Costandi, le donne si trovano in vantaggio. Sebbene parlare di “intelligenza” sia sempre fuorviante, perchè difficile è darne un significato filosofico e perchè si può ben dire che l’intelligenza non nasce fisicamente in nessuna parte del cervello ma piuttosto dall’integrazione e connessione di differenti aree, osserva Costandi che la corteccia del cervello delle donne è più grande di quella degli uomini, per cui è vero che il gentil sesso è più ricco di “materia griggia” rispetto a quello dei compagni. Il cervello di un uomo, infatti, è più ricco della cd. materia bianca, ossia la struttura dell’encefalo destinata al controllo dei segnali condivisi fra i neuroni e di coordinamento del lavoro delle altre regioni cerebrali. Osservabile è anche la differenza di volume e dimensioni di due importanti strutture dell’encefalo: l’Ippocampo, organo fondamentale per i processi mnemonici a lungo termine, e l’Amigdala, organo destinato alla memoria emotiva, entrambe più grandi negli uomini che nelle donne. Ciò è ovvio che si traduca in una differenza comportamentale tra generi: l’uso del cervello da parte di un maschio è infatti sopratutto di natura “spaziale” e le funzioni mnemoniche dell’encefalo gli serviranno in particolare in quelle abilità e funzioni che interagiscono con lo spazio e a concentrarsi nei dettagli. Si tratta di un risultato a cui ha condotto la stessa evoluzione della specie e, come insegna Darwin, tra individui della stessa specie esiste un’ampia variabilità di caratteri. La vita dei primi uomini, per lo più cacciatori, costantemente in pericolo, sempre pronti alla fuga, ha favorito infatti l’evoluzione di quelle funzioni e abilità visivo-spaziali che “giustificano” in un certo senso la maggiore inclinazione dei maschi all’aggressività, perchè, forzando un poco la mano, il cervello di un uomo, sviluppatosi in un ambiente in cui era necessario “sapersi muovere” e avere “buona memoria”, è come se fosse “strutturalmente” sempre impegnato nella caccia e nella lotta per la sopravvivenza di sé e dei suoi cari.
Nelle donne, invece, la vita sociale trascorsa in tempi ancestrali ha favorito lo sviluppo delle aree linguistiche ed empatiche del cervello. Questa differenza spiega un po’ banalmente perchè ad esempio nella guida gli uomini siano generalmente più capaci di “una donna al volante, che com’è noto, è un pericolo costante”. Una differenza che si ritrova anche nella migliore capacità di orientamento degli uomini rispetto alle donne: una recente ricerca dell’Università di Ulm , in Germania, conferma infatti come nell’orientarsi i due generi cambino sostanzialmente l’uso delle aree del cervello, i maschi in prevalenza l’ippocampo, le donne la corteccia parietale e prefrontale destra.
Allo stesso modo si deve alle donne lo sviluppo delle aeree del cervello destinate all’uso della parola: non a caso sono solite prima parlare le bambine dei bambini. Le donne si dimostrano più abili in tutte quelle abilità che coinvolgono l’uso della parola, possedendo rispetto ai loro compagni sicuramente un’elocuzione più facilitata. Sperimenti confermano, infatti, come il vocabolario delle dame è quasi sempre più ricco di quello degli uomini, sono facilitate nell’apprendere nuove lingue e padroneggiano senza rivali la grammatica e l’ortografia. In generale le donne sono migliori rispetto agli uomini negli stati attentivi, più inclini, grazie allo sviluppo delle aree linguistiche ed empatiche, a concentrarsi e a prestar attenzione, dunque più semplicemente ad analizzare, cosa che ai loro compagni, infatti, non riesce molto bene, essendo il loro cervello cresciuto nella lotta e nella caccia.
Tuttavia, come si è detto, spiegare le differenze comportamentali tra generi non è semplice, sopratutto arrivare ad una causa prima. E’ inevitabile, tuttavia, che la prima differenza del comportamento che verrà è tracciata all’interno stesso della placenta di una donna in gravidanza. Tutte le cellule del nostro corpo sono infatti sessuate; tra i 46 cromosomi contenuti in ogni cellula, in quella dei maschi c’è il ben noto cromosoma Y, nelle donne la coppia è XX, una differenza che è alla base della diversa produzione degli ormoni sessuali, come il Testosterone. E’ ovvio e deduttivo che la differente produzione degli ormoni sessuali determinerà un differente comportamento nei soggetti, meno scontato è arrivare a comprenderne il “come”.
http://www.theguardian.com/science/