Mentre è ancora aperta la caccia all’attentatore di Istanbul ( che sembra essere un cittadino uzbeko, di nome Abdulkadir Masharipov), e, in Israele, non convince la tesi di Netanyahu che il colpevole dell’ultima strage di civili sia un militante ISIS ( le brigate Qassam, ala militare di Hamas, hanno rivendicato infatti in pieno l’attacco) in Italia, la Confederazione #Cristianinmoschea, le Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai) e il movimento internazionale “Uniti per Unire”, rilanciano, per questo mese di gennaio, un appello di speranza e solidarietà nei confronti delle vittime degli attentati terroristici. Foad Aodi, Presidente delle Co-mai e di Uniti per Unire, fondatore e portavoce di #Cristianinmoschea, invita i fedeli d’ ogni credo religioso e i laici a dedicare, questo mese (come già annunciato il 1 gennaio), una preghiera e dei messaggi precisi contro il terrorismo, a favore della pace: il venerdì nelle moschee, il sabato nelle sinagoghe e la domenica nelle chiese e, in estensione, nei luoghi di culto delle altre confessioni.
L’appello di Aodi non è isolato: già il 31 luglio, più di 23 mila musulmani in Italia hanno risposto al precedente invito #Musulmaninchiesa e si son recati a pregare nelle chiese italiane per i loro “fratelli cristiani” a seguito degli attentati in Francia; l’11 e il 12 settembre, con l’appello #Cristianinmoschea, alla ricorrenza della festività musulmana dell’ Eid Al Adha, milioni di cristiani, musulmani, ebrei, fedeli delle altre religioni e laici si sono scambiati un segno di pace, portando così avanti l’obiettivo del dialogo “porta a porta” nelle moschee, nei centri culturali, nei luoghi di culto musulmani e nelle loro case.Tutte queste iniziative godono inoltre del sostegno di oltre 2000 tra federazioni, istituti, sindacati, Università, comunità, associazioni e Ong internazionali, che compongono appunto la Confederazione #Cristianinmoschea.
“Dall’inizio dell’anno nuovo, e per tutto il mese di gennaio, vogliamo intensificare il nostro impegno contrastando chi porta avanti quella che, in realtà, è una guerra alle religioni ( anche se mascherata da guerra di religioni): con l’unione, con la forza del dialogo, con un messaggio o una preghiera di pace”, dichiara Aodi. “Per questo motivo – aggiunge – portiamo avanti uniti e con coraggio la nostra missione internazionale, interreligiosa, interculturale e laica. Siamo tutti figli di un unico Dio di amore e di pace. Per questo, il nostro lavoro coinvolge diversi attori della società civile che appartengono a tutte le religioni o sono laici: puntando ad abbattere il muro della paura e del pregiudizio per costruire una piramide di speranza, contro la guerra alla democrazia e alla libertà”.
“Senz’altro aderisco a tale iniziativa di preghiera”; ha scritto, in risposta all’invito a partecipare alla prima di queste giornate di preghiera, domenica scorsa 8 gennaio, Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi.”E ricordo che, da Assisi, a ottobre scorso abbiamo lanciato una giornata di preghiera mensile per la pace, ogni 27 del mese, in ricordo dell’iniziativa tenuta 30 anni fa, con tutti i leader religiosi, da SGiovanni Paolo II. A questa iniziativa hanno aderito anche comunità musulmane. Faccio i migliori auguri di ogni bene”.
La ferma condanna al terrorismo è ribadita anche da vari esponenti della Confederazione #Cristianinmoschea, della Co-mai e di “Uniti per Unire”. Tra loro, Soufi Moustapha, Presidente del Congresso Islamico Europeo degli Imam, predicatore in Italia e Imam della Moschea di Cesena, afferma: “A nome del Congresso Islamico Europeo dell’Imam e come predicatore, condanno tutti gli atti barbarici, tutte le violenze: che sono dannosi sia alla società civile che all’umanità”. Citando un versetto del Corano, ” Oh gente, questa è la nostra ‘umma’ (famiglia): è un’unica umma, io sono il Vostro Signore, adoratemi” (e’ Allah che parla, chiaramente, N.d.R.), l’Imam Salameh Ashour, coordinatore del Dipartimento interreligioso delle Co-mai, commenta: “Da questo significativo versetto si rivela che la nostra umanità è unica; ancor prima di essere musulmani, ebrei, cristiani o atei siamo esseri umani. Questa consapevolezza deve essere alla base della nostra convivenza umana. Il nostro comportamento deve scaturire dai valori che sono impressi nella nostra stessa natura umana: quelli della giustizia, della pace e della fratellanza”.
Umberto Puato, Presidente di CulturAmbiente, dichiara: “Non potremo avere Pace nel Mondo senza Giustizia … e non potremo avere Futuro senza Memoria. Tutte le guerre, non hanno mai risolto alcuna pacifica convivenza, fin dai tempi più remoti, narrati nelle antiche scritture. Questa Pace per realizzarsi ha bisogno anche di concretezza: un lavoro, una famiglia, gli amici, la solidarietà, la nostra realizzazione personale, nel rispetto del Credo di ciascuno di noi e in un clima di serenità e Giustizia sociale. Il terrorismo, di qualunque genere, bellico, economico, psicologico, mina la costruzione del nostro futuro e alla fine ci danneggia tutti, al di là di ogni realtà religiosa, etnica, politica, economica e sociale”. Lucia Frustaci ed Ivon Ramzi, rispettivamente Presidente e Vice Presidente di Rise Onlus, rilasciano una dichiarazione congiunta: “L’inizio del nuovo anno era tanto atteso per cancellare dai nostri occhi il ricordo delle terribili immagini degli attentati terroristici che hanno sconvolto il cuore di tutti noi, nel corso del 2016. L’orribile ondata di sangue ci ha resi definitivamente tutti uguali, senza più distinzioni di religione, cultura o appartenenza etnica. Il dialogo fra culture – proseguono – è, allora, una strategia operativa, un metodo per superare le difficoltà, a volte il conflitto, dovuti ai diversi punti di vista possibili ed alle diverse forme espressive utilizzate. Per questo è di grande importanza il riconoscimento dell’ uguale dignità di tutte le culture (“La convivenza delle culture”, era il titolo d’un celebre saggio su questo tema,. di qualche anno fa, del mostro sacro della sociologia Franco Ferrarotti, N.d.R.): come prerequisito essenziale per la costruzione d’ una pacifica convivenza sociale”.
A questi messaggi s’ aggiunge, infine, anche quello di Don. Denis Kibango, parroco presso Villasia (Guidonia) originario del Congo: “Noi che crediamo al Dio di Abramo, nostro Padre nella fede, uniamoci in preghiera per le vittime e imploriamo il Padre celeste di aiutarci a sconfiggere la piaga del terrorismo e di darci la vera pace”.
Fabrizio Federici