Il caso delle baby prostitute dell’appartamento di Parioli è solo agli inizi. Dietro a questa ‘tratta’ si cela una storia di ‘ordinario squallore’. Cinque fin’ora gli arrestati, cinque i clienti identificati ed altri in via di identificazione. Particolarmente ‘cinica’ la posizione di uno dei clienti.
La cronaca delle ‘baby prostitute’ dell’appartamento di Parioli non appartiene alla storia di una crisi sociale messa alle strette dai morsi della recessione economica, ma è una storia di ‘ordinario squallore’. I dettagli che vengono fuori dalle deposizioni dei cinque arrestati, dall’intercettazione degli sms dei clienti e dalle testimonianze delle minorenni, sono il riflesso di una ‘caduta’ che va al di là delle difficoltà contingenti della crisi. C’è un po’ di tutto nel caso dell’appartamento di Parioli: il cinismo dei clienti, la mercificazione della gioventù, il vuoto sociale, e sopratutto ‘Dio Denaro’: trecento euro per mezz’ora di sesso con uno sconosciuto fanno molto di più del ‘buon senso’. Mi chiedo dove sia infatti il buon senso, e sopratutto cosa sia ora: sì, perchè ad oggi può benissimo essere ‘sensato’ anche vendere le proprie figlie per reggere al ‘sistema’. Non si vuole fare la ‘morale’, non c’è n’è di ‘morale’ in questa storia, c’è solo dello squallore nell’osservare come ‘internet’, l’emblema del progresso, della comunicazione universale, rappresenti il luogo perfetto dove nascondersi e adescare i ‘meno esperti’ trascinandoli, come in questa storia, in realtà incontrollabili, nel constatare come due minorenni di 14 e 15 anni abbiano già conosciuto alla loro ‘età’ la seduzione delle droghe, dei ‘soldi facili’, del ‘consumismo’, e dopo questo la fine della loro gioventù. Com’è noto ormai, tutto ha inizio dall’irascibilità di una delle due ragazze, così cambiata agli occhi della madre da non farla più riconoscere, da insospettirla a tal punto da denunciarne alle autorità lo strano comportamento e quell’ingiustificata indipendenza economica da permettere alla figlia persino di andare via di casa a soli quindici anni. Il resto, ormai, è cronaca, dietro a tutto ciò si celava dall’inizio di maggio una storia di ‘sfruttamento’ che ha sin qui portato agli arresti di cinque persone, tra cui la madre della più piccola, barista, che da questa ‘tratta’ prendeva anche un compenso, e dei tre ‘adescatori internauti’, ed ora anche all’identificazione di cinque clienti, tutti in un età compresa tra i trenta e i trentacinque anni. Particolarmente ‘squallida’ la posizione di uno di questi, il sig. Riccardo Sbarra, così nobile da portare con sé la propria telecamera e girare un pornuccio con la più piccola, per poi farne oggetto dei più vili dei ricatti: la pubblicazione del video su ‘internet’. Un giochetto che all’onorevole commercialista è valsa la ricompensa di 1500 euro pagati dalla madre di lei, forse, a posteriori, l’unica circostanza in cui si è ricordata di essere ancora la madre di una quattordicenne. Com’è noto al momento Riccardo Sbarra risulta ancora agli arresti presso il carcere di Regina Coeli, e nonostante fin’ora evidenti sono le prove della sua complicità e responsabilità, tant’è che sono stati trovati sms spediti alle due ragazze in cui le appellava ‘maialine‘ o ‘lolitine‘,continua a professarsi innocente e di non essere a conoscenza della minore età delle due ragazze. Eppure il gip Maddalena Cipriani ha ritenuto necessario il fermo agli arresti “per l’interesse morboso della persona alla medesima attività illecita”. Così infatti riferiva ieri alla stampa il gip: “Nel corso delle indagini tecniche svolte, ha dimostrato il perdurante interesse a incontri sessuali con minorenni e all’acquisizione di materiale pedopornografico verosimilmente tramite adescamento di adolescenti remunerati con accrediti di denaro effettuati su PostaPay».Si riferisce che durante l’interrogatorio Sbarra abbia preferito avvalersi della facoltà di non rispondere, una decisione confermata dalla stesso avvocato del commercialista che ha commentato la scelta dell’assistito come”necessità di conoscere meglio gli aspetti della vicenda e le accuse contestate dagli inquirenti.”Il sign. Sbarra non è tuttavia solo a dichiararsi innocente: le strategie difensive degli arrestati fanno leva più o meno sempre sulla consensualità delle ragazze, o sul ‘piacere di vivere’ come tante volte ha ripetuto la sorella di uno di loro.(testimonianza sorella di un arrestato). Tutti i coinvolti nella storia delle ‘baby squillo’, dalle madre della quattordicenne, ai tre adescatori e infine ai clienti, tendono infatti ora a ‘smontare il caso’, forse inconsapevoli chi siano le vere vittime. Rimane il fatto che ora i cinque clienti rischiano una reclusione da uno a sei anni, perchèper la legge sono a conti fatti dei ‘clienti‘ essendoci stato uno scambio concreto di denaro in cambio delle prestazioni sessuali delle minorenni. Per la cronoca si riferisce che altri clienti sono in via di identificazione, che l’appartamento dei Parioli è dal 28 ottobre ai sequestri delle autorità,e per il momento le due ragazze rimangono ancora in affidamento ai familiari.