Al “Quirino”, sino al 29 gennaio,è in scena uno dei capolavori di Eduardo: quella “Filumena Marturano” (scritta nel 1946, e facilmente leggibile anche come allegoria d’un’Italia uscita distrutta in tutti i sensi dalla guerra) che tuttora è anche una delle sue commedie piu’ tradotte e rappresentate all’estero. Per la regìa della mitica Liliana Cavani ( qui ala sua prima regìa di prosa), Mariangela D’Abbraccio si cimenta con un ruolo ricoperto, in passato, da attrici come Titina, sorella di Eduardo, Regina Bianchi, Sofia Loren ( nella versione cinematografica del 1964, “Matrimonio all’italiana”, diretta da Vittorio De Sica), Pupella Maggio, Mariangela Melato. Geppy Gleijeses (direttore dello stesso “Quirino”) è un altrettanto intenso Domenico Soriano, perfetto nel suo ruolo di commerciante napoletano gran seduttore, ma pieno d’umanità, nonostante l’ apparente cinismo.
“Ho accettato l’invito generoso e ottimista di Geppy Gleijeses”, scrive la Cavani nelle note di regìa, “quando mi ha proposto questo lavoro. È un testo che mi piace moltissimo da sempre, ho anche amato il film di De Sica con Sofia Loren e Mastroianni… È un’opera di grande impegno morale, e oltretutto in anticipo sui tempi e scritta senza retorica, ma con la naturalezza della vita… Filumena e Domenico sono al centro di un problema etico antichissimo e sempre attuale: di chi sono i figli, i figli nati fuori dal matrimonio? Al tempo di questa scrittura (1946), la legge non proteggeva questi “figli”, considerati “illegittimi” ( nonostante il dettato costituzionale dell’art.29: solo con la riforma del diritto di famiglia degli anni ’70, le cose sarebbero finalmente cambiate, N.d.R.)… una legge ferma al Medioevo. Filumena ( ex- prostituta, N.d.R.) vi si ribella con la lucidità e una forza così generose da riuscire a trascinare l’ignaro borghese Domenico a capire il valore degli affetti fondamentali delle nostre vite”.
Molto curati la scenografia e i costumi (di Raimonda Gaetani), riproducenti perfettamente le atmosfere degli anni ’30-’40; accanto alla D’Abbraccio e a Gleijeses, una schiera di bravi interpreti impersona gli altri comprimari: tra i quali spiccano i tre figli di Filomena, Umberto, studente (Agostino Pannone), Riccardo, commerciante (Gregorio Maria De Paola) e Michele, operaio (Eduardo Scarpetta, omonimo dell’altro grande Eduardo del teatro napoletano).Che, in una delle scene piu’ commoventi della commedia, salveranno “in extremis” il matrimonio di Filumena e Domenico, sciogliendo le sue riserve col chiamarlo, senza esitazioni, “Papa’ “.
Spettacolo assolutamente da non perdere: 2 ore senza intervallo ( nonostante la commedia, in realtà, sia articolata su tre atti), che catturano intensamente l’attenzione dello spettatore, senza neanche un attimo di distrazione,
Fabrizio Federici