“Tutti quelli che han fatto grande lo sport italiano qui hanno una loro casa. Mentre fondamentale è il dovere di ricordare, anche nel nostro campo; e così fa il CONI (analogamente, del resto, ai Comitati Olimpici degli altri Paesi). Per questo abbiamo restaurato, ultimamente, la Sala delle fiaccole in questa sede nazio- nale, mentre , grazie alla convenzione con l’Università “La Sapienza”, ora abbiamo la disponibilità delle palazzine ex CIVIS dinanzi al Ministero degli Esteri: dove potremo adeguatamente ospitare la Biblioteca nazionale sullo sport ( che attualmente, invece, si trova nella scomoda sede dell’ Acqua Acetosa). E sempre per questo, non posso che approvare la scelta di Aracne editrice di pubblicare un saggio come questo, che rende il giusto onore alle tradizioni sportive d’una città come Fiume, dal passato tanto glorioso quanto, negli ultimi decenni, tormentato”.
Così Giovanni Malagò, presidente del CONI (alla presenza, tra l’altro, di glorie storiche dello sport italiano come Nicola Pietrangeli e Nino Benvenuti), ha aperto, nella Sala della Giunta nella sede nazionale del Foro Italico, la presentazione del saggio di Abdon Pamich e Roberto Roberti “La grande avventura dello sport fiumano-Cronache e ricordi” ( Aracne Editrice, 2016, pp.129, €. 12,00). Una carrellata su quasi un secolo di storia dello sport a Fiume, la città dalmata catalizzatrice, nel Novecento, di forti passioni civili e nazionali, ma anche (per la sua strategica posizione geopolitica, commerciale, economica) di altrettanto forti appetiti internazionali: dalle lotte irredentiste di fine ‘800- primi del ‘900 all’impresa dannunziana del 1919- ’20, dallo sviluppo economico tra le due guerre alla tragedia dal maggio 1945 in poi. Quando, dalla sola Fiume, almeno 30.000 persone, negli anni dal ’46 al ’54 ( circa il 10% del complessivo esodo giuliano-dalmata), presero la via dell’esilio, di fronte a un regime comunista titino sempre piu’ oppressivo ( e responsabile, soprattutto, del genocidio delle foibe); e per la città dalmata iniziò – come per il resto della Dalmazia e per l’ Istria – il buio dell’immiserimento e della snazionalizzazione forzata.
Autori del libro sono Abdon Pamich ( classe 1933), atleta fiumano specializzato nella marcia (disciplina di cui, dai Giochi del Mediterraneo del ’55 alle Olimpiadi di Monaco del ’72, è stato campione olimpico ed europeo, nonché 40 volte campione italiano su varie distanze), e Roberto Roberti ( Pola, 1922-Roma, 2016), già Segretario generale dell ‘Associazione Nazionale Atleti Olimpici e Azzurri d’ Italia e caposezione per lo sport dello Stato Maggiore della difesa, dal 1984 Stella d’ oro al merito sportivo del Comitato Olimpico. La presentazione è stata aperta dallo storico Marino Micich, figlio di esuli della Dalmazia, direttore del Museo Archivio Storico di Fiume al quartiere Giuliano-Dalmata di Roma (nato, negli ultimi decenni, grazie alle donazioni degli esuli, gestito dalla Società di Studi Giuliani, e beneficiario di contributi dello Stato che però, dopo le speranze suscitate dalla legge del 2004, istitutiva, per il 10 febbraio, della Giornata del Ricordo dello sterminio nelle Foibe, son andati progressivamente scemando). “Al quartiere Giuliano-dalmata – ricorda Micich- l’ Associazione Sportiva Giuliana già nel 1952 riuscì ad andare in serie A per la pallacanestro; mentre in seguito, abbiamo accolto anche parecchie famiglie italiane cacciate dalla Tunisia e dalla Libia di Gheddafi”.
“Fiume (oggi Rjeka, in Croazia, N.d.R.), l’antica Tarsactica dei romani, città da sempre gelosa delle sue autonomie comunali, mantenute anche dopo l’annessione all’ Ungheria del 1676”, ha sottolineato Amleto Ballarini, presidente della Società di Studi Fiumani, da sempre ha nutrito una passione per lo sport e la vita all’aria aperta, favorita dalla sua ottima posizione naturale. Nel 1885, in piena dominazione asburgica, nasce il Club Alpino Fiumano. E persino nel 1919- ’20, nel concitato periodo della Reggenza Italiana del Carnaro, per impulso soprattutto di D’Annunzio ( di cui pochi sanno che, nel 1922, fu designato “Atleta dell’ anno”) e dei suoi collaboratori, vi si svolsero manifestazioni sportive, specie regate internazionali con la partecipazione di storiche società italiane”. Nel dopoguerra, questa tradizione sportiva è stata comunque mantenuta da tanti atleti fiumani di fama internazionale, da Pamich, appunto, a Orlando Sirola, protagonista di tante vittorie insieme al mitico Nicola Pietrangeli; da Giuliano Koten, fondatore, nel 1980 dell’ ASH, Associazione Sportiva Handicappati ), al giovane Ezio Loik, calciatore del Venezia e poi del “Grande Torino”, morto nel ’49 nel tragico incidente aereo di Superga.
“Ringrazio il compianto Roberto Roberti e mio zio Cesare Pamich, grande appassionato e allenatore di pugilato”, ha detto, commosso, Abdon Pamich; ” e tutti quelli che, rispondendo al mio appello su “La Voce di Fiume”, mi han permesso di scrivere questo libro inviandomi foto, ritagli di giornali, ricordi personali, materiale d’ogni tipo: sopperendo, così, ala distruzione di gran parte degli archivi della stampa fiumana avvenuta dal ’45 in poi”. “Quando si scrive un libro sullo sport”, ha aggiunto Nino Benvenuti, nativo di Isola d’ Istria, “non posso che esser d’accordo: perchè serve ad avvicinare il grande pubblico a quello che, fenomeni di corruzione e doping a parte, resta sempre il mestiere piu’ bello del mondo. Il mio campo specifico, quello del pugilato, senz’altro sì è elevato rispetto a prima; mentre il fenomeno del doping, ricordiamo, nella boxe è stato sempre assai minore che negli altri sport. Data l’intrinseca natura di questa disciplina, comunque caratterizzata da un certo grado di pericolosità: che, ancor piu’ che negli altri sport, presuppone un atleta assolutamente cosciente e padrone di sè stesso”.