Io amavo le donne, non avevo vincoli e non avevo limiti da rispettare, tutto mi era consentito e di questo status me ne giovavo continuamente.
Loro mi adoravano in maniera incondizionata.
Le mie notti, fredde e solitarie, venivano placate dalla sete di vivere. E io vivevo. Vivevo di questo sesso egro e delle mie abitudini, dei miei vizi nascosti.
Solo di lei mai ero sazio, solo di lei ero succube. La mia passione inveterata nei suoi confronti, verso quella figura così agile eppure compassata nelle scelte, nei movimenti, nel donarsi alla mia persona.
Ci penso ancora oggi, quando viene sera, e la mia barba bianca e le sue carezze antiche mi donano serenità al pensiero di ciò che fu. La vita riserva grandi scoperte, la vita ti preclude possibilità di scelte ma ti mette di fronte ad una condizione in cui è il tuo cuore, in pochi istanti, pur con i suoi battiti lenti e stanchi, a decidere per la tua povertà o per la tua ricchezza dell’anima.
Io me ne accorsi tardi, ma ancora oggi non rinnego i miei passi. Decisi che avrei errato senza sosta e senza una meta.
Di lei mi restano lievi ricordi e qualche cicatrice profonda a ricordarmi quanto amore le regalai, quanta vita spesi per un suo sorriso.
Certo, se mi fosse concesso di tornare indietro, la amerei con cognizioni differenti, con entusiasmi differenti. Non oggi, comunque, non oggi che sono impegnato ad abbracciare questa donnina piccola e sola, non oggi che un nuovo cuore batte per me. Oggi devo godermi la vita e quanto mi offre, oggi devo godermi gli occhi suoi marroni e quel suo sorriso tenero, quel corpo minuto tenuto al caldo da una giacchetta color glicine, mentre le mie braccia la stringono forte.
Oggi è un altro giorno, avrò tempo per pensare ai vecchi amori, avrò tempo per rattristarmi.
Baciami, donna.
Quegli ulivi che mi accolsero,
una notte di novembre,
mentre l’aria calda soffiava alla vita,
ora non riconoscerebbero più la mia anima inquieta.
Tacciono.
Implorano le mie emozioni a palesarsi ancora una volta,
l’ultima.
Io li guardo di sottecchi e sorrido:
le mie perversioni le conosco solo io.
Paolo Congedo
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