*di Giulia Montervino
La Grecia,la nazione più colpita dalla crisi economica che flagella l’Europa dal 2008, non riesce più a rialzarsi. Centinaia di persone in fila per le mense comunali, si sono ritrovate di punto in bianco ad avere i propri conti bancari asciutti, a causa di false dichiarazioni da parte della classe politica che aveva truccato i bilanci lasciando i Greci sull’orlo del baratro. Disoccupazione, pensioni evaporate, tasse incalzanti, sono solo tre delle cause che hanno comportato la chiusura dei negozi in pieno centro.
La polis ormai é diventata un covo di zombie, di automi rinchiusi fra gli angoli delle strade, fedeli compagni di siringhe, dell’indifferenza della società che é come se si fosse abituata alla sofferenza umana, ad un problema sociale così insediato che ha fatto aumentare la percentuale di HIV a livelli impensabili. Protagoniste di questa triste realtà sono le ” droghe dei poveri” la Thai e la Sisa, che svelano l’altra faccia della medaglia di uno stato assenteista, e che hanno in comune l’essere figlie di un’unica matrice: la chimica.
Facilmente acquistabili (con 10 € escono due dosi), danno l’effetto dopo nemmeno 5 minuti: la Thai dovrebbe essere l’eroina thailandese, ma in Grecia viene rivenduta completamente modificata, fatta con calcestruzzo, shampoo per capelli, e altre componenti che sono ignote anche agli stessi consumatori. Mentre la Sisa é quella che miete più vittime tra giovani e adulti ormai senza più speranze; fatta con l’acido delle batterie delle macchine, si assume o iniettandola o fumandola con pipette create artigianalmente con una semplice cannuccia e con dello scotch, rendendoti immediatamente irascibile, e provocando una violenza accecante che può portare anche all’uccisione “a freddo” di una persona.
Sono sempre loro, le droghe, ad avere un’impronta ambivalente, comportando da un lato il distacco da una realtà che non sempre é piacevole, un’accentuazione della creatività umana; e dall’altro la caduta in un vuoto, in un labirinto dove molte volte non c’è via d’uscita, convivendo con la voglia di smettere, ma allo stesso tempo con la consapevolezza che é quasi impossibile, perché come in Dorian Gray il troppo “piacere” brucia l’anima…