Ieri è andata in scena la seconda serata di quattro della manifestazione Forti ‘sti… corti, organizzata e patrocinata dalla FITA provincia di Roma. Ora manca solamente la terza serata di quelle che potrebbero essere definite “eliminatorie” e poi, domenica 12 marzo, si svolgerà la finalissima, fra le sei compagnie che riusciranno ad accedervi.
Come da titolo le rappresentazioni che partecipano alla kermesse sono dei corti, della durata di più o meno venti minuti, i quali possono essere inediti o tratti da altri spettacoli, senza una tematica fissa, che spaziano dal comico alla tragedia, passando per tutte le gradazioni di genere che vi si possono trovare nel mezzo.
La prima fase ha visto accedere alla finale due monologhi, 834 e Mamma, ai quali nella serata di ieri si sono andati ad aggiungere gli altri due finalisti, Alice 2.0, messa in scena dalla compagnia Jolly, e Morte a Pomezia, di S.P.Q.M.
Alice 2.0 è uno spettacolo collettivo, dai tratti fortemente attuali e che ha messo in scena una tematica quanto mai scottante al giorno d’oggi, quella del cyberbullismo e dell’uso improprio che spesso viene fatto dei social network e del web tutto dalle giovani generazioni, le quali, nel marasma di informazioni, di commenti, di tweet e post, non riescono più a dare importanza reale a ciò che viene detto o scritto. Gli attori sul palco erano tutti giovani e giovanissimi, e sono riusciti ad interpretare con una forza ed un’intensità eccezionali la solitudine e le difficoltà che le nuove generazioni spesso nascondono dietro ai selfie messi su facebook o su twitter. Il pubblico in platea è stato avvolto completamente dal gruppo di attori, le cui cinque, dieci, venti voci divenivano all’improvviso un’unica richiesta d’aiuto.
La seconda rappresentazione finalista, Morte a Pomezia, è una triste storia familiare, che ha trasposto sul palco delle dinamiche fin troppo comuni, in cui due genitori divorziati da tempo perdono progressivamente il loro contatto con il nucleo familiare, con i frutti del loro amore, in questo caso le due figlie. Sul palco si muovono le figure di un padre ormai allontanato da coloro che un tempo gli donavano gioia, della figlia arrabbiata, disillusa e incattivita verso il
genitore, e di una donna delle pulizie che, involontariamente ma con piacere, si trova ad entrare nella vita dell’ex marito di qualcun altro, del padre di una donna che non lo riconosce più come tale. Sullo sfondo, nominate ma mai attive sullo spazio scenico, una madre vittima ed una seconda figlia carnefice (o presunta tale) in combutta con la sorella. I bravi attori sono riusciti a trasmettere l’inquietudine e la “zona grigia” di queste situazioni, in cui non esistono più legami affettivi ed ogni membro di ciò che una volta era una famiglia pensa unicamente al proprio tornaconto.
Gli altri corti sono stati portati in scena dalle compagnie La Granatina, I Mattattori e MAG. La prima ha rappresentato un giallo metateatrale, parodia di quel genere, le cui dinamiche qui sono state prese e portate all’eccesso, al grottesco. Clichè su clichè dei racconti investigativi posti sotto ai riflettori, dagli ispettori goffi oltre ogni limite, all’assassino che alla fine non solo non si trova, ma è completamente assente. La seconda ha mostrato ciò che di solito non si vede, mettendo in primo piano i pensieri di un lui ed una lei durante un appuntamento e poi dopo, una volta rientrati a casa. Con ironia sono stati messi in risalto i turbamenti della donna, timorosa che ogni minima parola possa compromettere quella che potrebbe diventare una storia seria, che si contrappongono ai pensieri basici dell’uomo, preoccupato prima da quello strano rumore della sua macchina e poi dal risultato della sua squadra del cuore. La compagnia MAG invece ha partecipato con una rivisitazione del mito di Amore e Psiche, un monologo toccante che, partendo dal famoso mito contenuto nelle Metamorfosi di Apuleio, se ne avvicina e distacca a fasi alterne, offrendo spunti di riflessione sull’amore, traslato in ogni sua forma.
La giuria, composta da Robinio Costi, Antonio delle Fratte, Guglielmo Quagliarotti e Francesco Papa, ha scelto i due finalisti subito dopo le esibizioni, compito a cui sarà richiamata sabato 11 marzo per scegliere le due compagnie che finiranno di comporre il roaster della serata finale.
Questa prima edizione del concorso sta avendo un grande successo, sia di pubblico che per quanto riguarda le compagnie partecipanti, e c’è da augurarsi che sia solamente la prima di una lunga serie.
Andrea Ardone