Il 25 marzo 2017, i 27 leader degli Stati membri dell’Unione europea si riuniranno a Roma all’insegna della pace e dell’amicizia. Questo è di per sé un risultato che molti avrebbero considerato inimmaginabile 60 anni fa, quando i sei Stati membri fondatori firmarono i Trattati di Roma. In occasione di questo 60° anniversario, il nostro pensiero va a coloro che ci hanno preceduto, il cui sogno europeo è diventato realtà. Questo è il momento di riflettere con orgoglio sulle nostre conquiste e ricordare i valori che ci accomunano. L’incontro di Roma deve però segnare anche l’inizio di un nuovo capitolo. Dobbiamo prepararci ad affrontare notevoli sfide che riguardano la nostra sicurezza, il benessere dei cittadini e il ruolo che l’Europa è chiamata a svolgere in un mondo sempre più multipolare. Un’Europa unita a 27 deve forgiare il proprio destino e delineare una visione per il suo futuro. Queste le parole di apertura del presidente Jean-Claude Juncker, nella prefazione, che accompagna il Libro bianco sul futuro dell’Europa, presentato, a Bruxelles, dalla Commissione Europea, il 1 marzo scorso, contributo al vertice di Roma di oggi, 25 marzo 2017.
Mentre si celebra il 60° anniversario dell’UE – non dimenticando il monito di ieri di Papa Francesco, oggi in visita a Milano, ai capi di stato e di governo europei di non ridurre gli ideali ad economia e finanza – si può guardare indietro con orgoglio, a sette decenni di pace e a un’Unione allargata: 500 milioni di cittadini risiedono liberi in uno dei sistemi economici più ricchi del mondo.
Da 60 anni si procede nel progetto per realizzare un’Unione in grado di promuovere la cooperazione pacifica, il rispetto della dignità umana, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza e la solidarietà tra le nazioni e i popoli europei. Sempre mobili: pronti a cambiamento e miglioramento.
E’ un continuo work in progress sostenuto da resilienza, speranza e condivisione al motto dell’Unita nella diversità.
L’Europa non si farà di colpo, né con una costruzione d’insieme: essa si farà attraverso delle relazioni concrete creando prima di tutto una solidarietà di fatto. La citazione presa in prestito dalla dichiarazione pubblica al Quai d’Orsay di Parigi, del 9 maggio 1950, è dell’architetto del progetto di integrazione europea Robert Schuman, avvocato e ministro degli Esteri francese tra il 1948 e il 1952, considerato uno dei padri fondatori dell’unità europea insieme anche agli italiani Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli. Uno stato d’essere che risuona attualissimo come non mai. E’ cosa risaputa che lo statista Schuman insieme a Jean Monnet elaborò il Piano Schuman, noto a livello internazionale, che segnò la nascita dell’Unione Europea. Il resto è Storia familiare. Senza retorica e luoghi comuni, adesso tocca a noi concepire per l’Europa un futuro più vantaggioso e partecipato.
Se si va a ritroso nel tempo, considerando solo qualche anno a questa parte, si evince che il percorso dell’Unione Europea è simile ad una contorta gincana. L’Europa è travolta dalla crisi globale. Molti paesi europei vivono momenti di grande difficoltà. Nasce l’Unione bancaria per garantire un settore bancario più sicuro. L’Unione Europea consegue il premio Nobel per la Pace nel 2012. L’anno successivo la Croazia diventa il 28º Stato membro dell’UE. Il continuo problema dei cambiamenti climatici comporta soluzioni per ridurre le emissioni nocive. Il risultato delle elezioni europee del 2014 è l’aumento degli euroscettici eletti al Parlamento europeo. Comincia una nuova politica di sicurezza dovuta dall’unione della Crimea alla Russia. La Brexit crea scompiglio e rotture. In Medio Oriente e in diversi paesi del mondo, a causa del crescente estremismo religioso, si assiste ai fenomeni di instabilità, guerre e fuga delle popolazioni colpite che cercano asilo in Europa. Una situazione incresciosa a cui far fronte offrendo cure e solidarietà, e che presenta il tragico risvolto di diventare sempre più spesso bersaglio di attentati terroristici. Purtroppo, con il cuore ferito, non abbiamo bisogno di andare a date distanti. Anni difficili e l’Europa c’è ancora. Così siamo giunti ad oggi.
La realtà non è affatto semplice, è quella di una Roma vigile e blindata, ma non timorosa, che accoglie le celebrazioni per un evento storico straordinario, al contempo da condividere e tramandare ai posteri. L’Europa c’è. Perché non sperare ancora?
Maria Anna Chimenti
Fonte Presidenza del Consiglio dei Ministri Palazzo Chigi, Ministero dell’Interno, Farnesina, Unione Europea, Consiglio Europeo, Rainews24 e social network