Il 17 gennaio, data che ogni anno segna puntualmente per i “festaioli” l’inizio del Carnevale, è per tutti i credenti una delle ricorrenze più celebrate. La Chiesa dedica infatti questa giornata ad Antonio Abate, il santo miracoloso patrono degli allevatori e protettore degli animali, considerato il fondatore del monachesimo cristiano e il primo degli abati.
Le immagini che lo raffigurano ce lo mostrano sempre attorniato da bestiole e soprattutto da un porcellino perché ai monaci antoniani era permesso di allevare i maiali per poter ricavare dallo strutto gli unguenti per curare i malati. Con il tempo il Santo è divenuto protettore di tutti gli animali domestici e la sua celebrazione, in un paese fondamentalmente cattolico e rurale come l’Italia, è sempre molto sentita.
Nato in Egitto attorno al 250, Antonio dimostra subito la sua forza interiore vendendo tutte le ricchezze della sua famiglia e ritirandosi a pregare nel deserto dove è costretto a subire, da parte delle forze del male, una serie di subdole tentazioni alle quali però riesce a resistere.
Secondo la tradizione muore a 105 anni e le sue reliquie, trovate da 2 leopardi, iniziano ad operare miracoli, scacciando i demoni, curando i malati e salvando dalla peste, lo scorbuto e altre misteriose malattie persone e animali. Soprattutto riesce a salvarli da un morbo che provocava morti atroci come se un fuoco avesse divorato le carni dei malcapitati. Era il “fuoco sacro” o “fuoco di Sant’Antonio” che oggi conosciamo come patologia causata da una intossicazione da graminacee infettate da un microscopico fungo. I malati sembravano “indemoniati” perché deliravano a causa dell’acido lisergico contenuto in questo parassita.
Forse era solo il cambio di alimentazione a compiere il miracolo ma se non si fossero spostati per andare in pellegrinaggio all’abbazia di Sant’Antonio, quella sintomatologia li avrebbe condannati ad una morte straziante e dolorosissima, con brandelli di carne che si staccavano come bruciati dal fuoco.
Per riconfermare la devozione al Santo, venerdì 17 in Vaticano, davanti al colonnato del Bernini, si celebra la “giornata dell’Allevatore” e in moltissimi si ritroveranno ancora a Roma davanti alla Basilica di San Pietro,con le loro famiglie e con alcuni dei loro animali ma soprattutto con la voglia di festeggiare e ringraziare, assieme alla cittadinanza della Capitale, il loro Santo Patrono.
Sarà riproposta la tradizionale “stalla sotto il cielo”, una interessante esposizione di animali da fattoria. Alle 11.00 verrà celebrata la Santa Messa nella Basilica Vaticana e, a seguire, una sfilata di cavalieri lungo via della Conciliazione. Infine il cardinale Angelo Comastri, Arciprete della Papale Basilica di San Pietro e Vicario Generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, impartirà la benedizione a tutti i presenti e ai loro animali domestici poiché, come negli anni passati, saranno moltissimi i cittadini romani che parteciperanno con i loro amici a 2 o 4 zampe.
Daniela Gabriele