È molto particolare la festa dedicata al Santo degli animali nella città di Capena. La sera precedente i bambini girano per le case cantando una filastrocca e sperando di avere in cambio qualche offerta. Con loro portano altarini improvvisati, quasi a garantire l’onestà della missione. L’atmosfera è sicuramente suggestiva: una specie di Hallowen di casa nostra.
Particolare anche la sequenza di riti che i capenati fanno il vero e proprio giorno di festa. Non c’è festa che non contempli processione, chiaramente. Ma dopo la processione c’è il rito di fumare accendendo dal grande fuoco. La tradizione, in realtà, comandava l’accensione di pipe di coccio che possono essere ancora acquistate negli stand, a ricordo delle antiche usanze. E forse questa è la parte più singolare della festa, considerando che le pipe fino a qualche anno fa venivano fumate tutto il giorno anche da bambini.
Ottima occasione anche per vedere questo paese antichissimo. Uno dei primi ad essere inglobati da Roma insieme a Veio. Ma l’antica città si trova leggermente spostata rispetto alla nuova. E chi fosse desideroso di calcare lo stesso terreno dei vecchissimi capenati, deve giungere fino a “Civitucola”, meglio conosciuta come Castellaccio.
Elisiana Fratocchi