“Il borghese gentiluomo” (“Le Bourgeois gentilhomme”) è una Comédie-ballet in 5 atti, tra i capolavori di Molière, con le musiche originali di Jean-Baptiste Lully ( musicista prediletto di Luigi XIV) e le coreografie di Pierre Beauchamp. Rappresentata per la prima volta nel 1670 alla corte di Luigi XIV, nel Castello di Chambord, dalla compagnia teatrale di Molière e dai complessi dell’ Académie Royale de Musique et de Danse, la pièce è anzitutto – su un impianto greco-plautin-rinascimentale, diciamo – una satira sferzante delle vicende d’ una coppia borghese (comicamente imitata dalla coppia di sguatteri al loro servizio, Coviello e Nicoletta). Coppia in cui il marito, piccolo borghese commerciante, senza rendersene conto si copre di ridicolo, nel voler a tutti i costi scalare la piramide sociale, diventando – anche nella vita quotidiana – come i nobili, dominatori ( ancora per poco!) della società francese del Seicento. Ma in quest’opera, lo “Shakespeare francese” critica anche, indirettamente, lo stesso Luigi XIV( senza il cui appoggio, pure, Molière non sarebbe mai divenuto autore di fama europea): il testo, infatti, è anche una parodia della corte del Re, che nei confronti della nobiltà ha un rapporto “d’ amore e odio”. Non può farne a meno per il gaio e dispendiosissimo funzionamento della sua corte, ma nella società francese – alla pari di altri monarchi illuminati dell’epoca – ne sta sempre piu’ ridimensionando il potere politico, a vantaggio ( pur non ufficialmente dichiarato) della borghesia emergente, asse portante dello Stato moderno che sta cercando di costruire.
Appunto questa pièce è ora in scena, al Teatro “Quirino”, sino al 30 aprile, per la regìa di Armando Pugliese, con la compagnia ErreTi Teatro30. Perfetto, nel ruolo di Monsieur Jourdain ( il borghese provinciale, commerciante danaroso ma privo della pur minima istruzione, che vuole a tutti i costi entrare nel jet-set dell’epoca) , è Emilio Solfrizzi (unico neo, un poco credibile accento meridionale italiano…). Anita Bartolucci è la moglie, Madame Jourdain, assai piu’ pratica e coi piedi per terra; Viviana Altieri la figlia Lucilla, che riuscirà, in ultimo, a sposare l’innamorato Cleonte (Roberto Turchetta), inviso a Jourdain per i suoi non nobili natali. Molto curate sia le scene e le musiche ( rispettivamente di Andrea Taddei e Antonio Sinagra) che i costumi (Sandra Cardini). I quali ricreano perfettamente l’atmosfera della beffa finale a Jourdain: che acconsente alle nozze della figlia ingannato da Cleonte (che, con la complicità di Coviello/ Cristiano Dessi, s’è fatto passare, addirittura, per un ricco principe turco). In questa beffa finale, Cleonte riesce a sposare Lucilla, e Coviello Nicole, serva dei Jourdain (Lisa Galantini): mentre l’ atmosfera falsamente esotica dà perfettamente l’idea – che Moliere, evidentemente, inizia a percepire – della vera e propria manìa illuministica (e, piu’ in generale,della cultura europea del Sei-Settecento) per l’Oriente, tanto intensa quanto, a volte, ipocrita.