Mettere per iscritto significa sistemare, teorizzare, a volte definire. Restituire per iscritto e per intero «un uomo che inventò il mondo» può essere un progetto molto alto e molto arduo. Ma la scrittura è necessaria ad assicurare la memoria. Pertanto anche i geni, per essere consegnati all’eternità, hanno bisogno di scritture e scrittori.
Questa l’impresa di Silvana Cirillo, che appare tanto più coraggiosa quanto più decide di rinunciare a qualsiasi definizione limitante. L’intento è chiaro fin dal titolo – come suggerisce l’autrice – : «Zavattini, l’ultimo periodo di collaborazione alla gazzetta di Parma, si firmava ‘Za la morte’. Io ho preso questa formula e l’ho ribaltata». L’operazione è esplicita. E viene intrapresa non solo per dovere intellettuale, ma anche per riconoscenza e affetto. «Cesare Zavattini per me è stato un grande amico e un maestro», riferisce la Cirillo.
Il libro si presenta infatti come un «un regalo per festeggiare i 110 anni dalla nascita di Cesare Zavattini». Il regalo migliore per il personaggio e per chiunque sia interessato a conoscerlo. Un uomo che sfugge a ogni definizione. Dalla letteratura al giornalismo, dal cinema all’arte in tutti i suoi volti, Za inventò forme e contenuti segnando spesso punti di non ritorno. Scorrendo le pagine del libro ci si rende conto di quanto questa figura abbia permeato il suo secolo e quelli a venire. Come sottolinea l’autrice sin dalle prime righe, «le scelte di Zavattini sembrano precorrere i tempi» anticipando soluzioni che soltanto oggi vengono implementate davvero. Basti pensare alle rubriche partecipative, che sembrano preannunciare l’esigenza di interattività che oggi spinge all’utilizzo del social network.
L’essenza di Za viene colta perfettamente attraversando tutte le tappe della sua vita. Non c’è iniziativa che non venga riportata negli aspetti più originali e funzionali. Per completare l’omaggio la Cirillo dedica l’appendice del volume (a cura di Paolo Massari) alla totalità degli studi condotti su Zavattini. Lo zelo degno di un filologo coniugato alla dedizione dell’allieva e collaboratrice rendono dunque il lavoro un mix perfetto di precisione e passione. Il volume è una guida alla conoscenza di un genio outsider e protagonista allo stesso tempo. In continuo equilibrio tra opposti: dal neorealismo al surrealismo, Zavattini non rifiuta alcun genere o linguaggio. Il che non inficia la coerenza che sostiene ogni sua produzione. Una coerenza scaturita da una semplicità di fondo, perché “buongiorno vuol dire veramente buongiorno”.
Elisiana Fratocchi