Personalità poliedrica e dinamica, dedita all’arte e alla cultura ed alla loro promozione, incontriamo Lorenzo Triolo in occasione dell’uscita del suo ultimo libro. Un’estate movimentata (Aletti Editore, 2017) è un romanzo che prevede una lettura coinvolgente in cui l’incalzare degli avvenimenti, propri del genere giallo, si fonde ad indagini psicologiche e penetranti caratterizzazioni ambientali.
Nato in Sicilia -è originario di Letojanni- Triolo si trasferisce a Roma sin da giovanissimo. Coltiva già da allora alcune delle sue passioni, a partire dalla scultura e la pittura. Poi la laurea in Chimica industriale e la carriera professionale come dirigente aziendale. Dagli anni duemila esegue, per una casa editrice, alcune traduzioni dal tedesco, mentre dal 2002 si avvicina al canto entrando in un coro polifonico a Fregene. Nel 2005 si trasferisce a Valcanneto, frazione del Comune di Cerveteri e qui affianca ai suoi numerosi interessi anche il teatro, dedicandosi alla recitazione. Attivo a livello civile e sociale, ricopre per alcuni anni la carica di Presidente del Comitato di Zona di Valcanneto.
Nel 2013 la prima pubblicazione, Valcanneto si racconta: “Promosso dal Comitato di Zona è un racconto della storia della comunità che è nata negli anni Settanta -spiega- Le fonti sono per lo più orali a parte l’inserimento di alcuni dati tratti ovviamente da documentazioni ufficiali”. Dedito alla lettura ed allo studio costante –impossibile non evincerlo dal dialogo che abbiamo con lui- il suo esordio nel genere narrativo arriva nel 2014 con Storie di un borgo di mare: “Una raccolta di racconti ambientati tra Mazzeo e Letojanni –illustra- alcuni dei quali autobiografici, altri invece tramandati dalla gente del luogo, che si svolgono in un arco di tempo che va dal secondo dopoguerra fino ai nostri giorni”.
Ed è proprio da questo elemento, l’ambientazione che ospita l’incalzante succedersi degli eventi, che avviamo il nostro discorso su Un’estate movimentata. Non può, infatti, non colpire la percezione immediata e tangibile del clima, degli odori e dei colori dei paesaggi che emerge già da una prima lettura del romanzo. Alle competenze linguistiche dell’autore ed alla capacità di catturare ed acutamente esprimere le impressioni derivate dall’osservazione dei luoghi, si unisce quel profondo legame con il territorio di cui è lo stesso scrittore a parlarci. “La protagonista del romanzo –spiega Triolo- quando torna in quei posti riequilibra i suoi sensi con l’ambiente, con il quale si sente in perfetto equilibrio. Gli occhi che godono del colore del mare, della vegetazione impetuosa, incontenibile con i suoi fiori e i suoi colori. Compie quel rito che compio anche io ogni volta che torno in quei luoghi: mi immergo in questa natura che sento in qualche modo molto vicina a me e ci aggiungo anche qualcosa che la signora Viola non fa, un tuffo in quelle limpide e splendide acque”.
È in questa dimensione idilliaca che prende il via la trama ricca di intrecci e suspense del romanzo. Una bellissima donna con il suo cagnolino torna, come ogni anno, a Mazzeo, frazione di Taormina, per trascorrere le sue vacanze estive. È il luglio del 1999 e questo arrivo, molto atteso, agita e vivacizza la tranquillità del paese e dei suoi abitanti. È l’anno della grande eclissi solare e a sconvolgere in modo irreparabile questa calma e calda estate è l’improvviso verificarsi di eventi, sparizioni e decessi, che si succedono in maniera apparentemente inspiegabile. Alle indagini del commissario Lanza il compito di giungere alla soluzione di questo giallo intessuto di elementi misteriosi e dai risvolti veramente inattesi.
È una lettura fluida, scorrevole, priva di ridondanze, quella attraverso cui Triolo ci lascia addentrare in questo ricco ed intenso intreccio narrativo. Ritratti vivaci ed incisivi ci restituiscono quei personaggi, anche secondari, che diverranno protagonisti, volontari o meno, di un intrigo destinato ad infittirsi sempre più nel corso della narrazione.
A percorrere tutto il romanzo è quella sottile vena ironica, mai aggressiva, che sempre distingue lo stile dello scrittore. Da un lato elemento che arricchisce la piacevolezza della lettura, dall’altro valido strumento che mette alla luce in maniera garbata ed elegante abitudini quotidiane e bizzarrie che naturalmente possono albergare in ogni individuo. “È sicuramente il mio modo di scrivere –commenta Triolo- difficilmente mi lascio andare ad eccessi di personalismi. Guardo sempre tutto ciò che vedo con un occhio partecipe e con una sfumatura di sdrammatizzazione”.
A conferma della sperimentazione letteraria che l’autore costantemente conduce, le anticipazioni che ci fornisce sui progetti futuri. “Ho già pronto il seguito di Storie di un borgo di mare, una seconda parte che comprende trentuno racconti –dice- storie trattate sempre con occhio attento ma anche ironico”. Nasce poi da un’esperienza vissuta in prima persona il racconto di viaggio ‘New York New York’: “Può essere uno spunto utile per chi si reca in questa grande città -spiega Triolo- perché i posti che ho visto sono descritti in modo sempre dettagliato e con un po’ di documentazione”. E c’è poi il romanzo intitolato ‘Il barone e il cameriere’: “Ambientato a Taormina tratta la storia di un grande fotografo tedesco vissuto a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento il cui nome è Wilhelm von Gloeden. La sua attività ha contribuito in maniera determinante allo sviluppo del turismo nella città”. “Su di lui esiste una vasta letteratura -aggiunge- ma nel mio romanzo faccio raccontare la storia al suo cameriere, quindi è una biografia un po’ diversa, vista dall’interno”. È poi dedicato all’approfondimento della storia di personaggi e movimenti artistici che hanno attraversato la capitale, un trattato in fase di stesura dal titolo ‘Roma città d’arte’: “Raccoglie delle piccole monografie in cui affronto tutti temi che riguardano artisti, possibilmente poco noti, che hanno vissuto o sono nati a Roma e che nella città hanno lasciato tracce importanti della loro attività”.