A duecento anni dall’esilio di Napoleone a S. Elena ( 1815- 1821), La Lepre edizioni di Roma,casa editrice specializzata in testi che propongono, in vario modo, visioni inedite del mondo,ha pubblicato, a cura di Carlo Laurenti( sinologo e cineasta, autore d’una serie di documentari sulla Cina), una raccolta di racconti e scritti letterari del “Grande còrso”, di cui molti senz’altro sconosciuti al pubblico italiano (solo il racconto d’amore “Clisson ed Eugénie”, se non andiamo errati, era stato pubblicato, negli anni ’80, da Sellerio editore).
“Il profeta velato”: questo il titolo della piccola antologia, che colpisce anzitutto per la freschezza dei testi che la compongono, risalenti tutti alla giovinezza, sino all’adolescenza, di Bonaparte (la poesia, di sapore esopico, “Il cane, la lepre e il cacciatore”, sembra essere addirittura del 1782, quando il futuro imperatore aveva appena tredici anni!). Primo testo della raccolta è il racconto “La Maschera Profeta”: il cui protagonista è appunto un “Profeta velato”, protagonista d’una ribellione al Califfo di Baghdad, che anticipa incredibilmente le “resistibili ascese” otto-novecentesche dei tanti sedicenti campioni dell’ortodossia islamica, dal “Mahdi” del Sudan di fine ‘800 ai leader delI ‘ISIS.E a questo racconto si ricollegano strettamente quei due brani – ricordati da Laurenti – dei “Cahiers de Saint-Hélène” del maresciallo Bertrand ( pubblicati poi nel 1949) in cui Napoleone a S. Elena, nel 1816, giudica interessante il Corano (che aveva letto), come testo non solo religioso ma anche per il governo civile e, addirittura, non esclude che, in giovinezza, avrebbe potuto ( anche se solo per motivi politici, come l’ Enrico IV di “Parigi val bene una messa”) anche convertirsi all’ Islam.
Un Napoleone senz’altro inedito, quindi, quello che traspare da questo materiale. Dove abbondano suggestioni classiche, influssi di Rousseau e degli storici antichi, e affiorano, ogni tanto, incredibili premonizioni del futuro ( la novella, ispirata a un episodio della storia inglese, “Il Conte di Essex”, prefigura in modo inquirìetante l’episodio del vergognoso rapimento del duca d’ Enghien, oppositore legittimista di Napoleone, del marzo 1804). E dal quale emerge fortemente, in ultimo, una domanda ben precisa: il giovane allievo della scuola militare di Brienne, in tanti anni d’incredibili ascese ai vertici del potere europeo – e subitanee cadute- divenne veramente quel che aveva sognato di essere ?