Roma. Via Ostiense. Sabato 15 febbraio 2014.
Un piacevole incontro in uno dei caffè letterari più importanti della Capitale,
all’ombra del Gazometro, con due ragazzi, Luca e Ferdinando e un’intervista.
Ordiniamo quattro birre e iniziamo a parlare del loro nuovo progetto, una Sit- Com dal nome : “Quei due sul divano”.
Luca Conticelli e Ferdinando Ciaccia sono due trentenni che affondano le loro radici in varie esperienze cinematografiche e teatrali,
il motore della loro attività lavorativa è stato il loro legame, fulcro della volontà di cercare un canale per esprimere le loro idee e dar vita progetti come questo.
Questa Sit-Com è un’ evoluzione di un fallimento, da una negatività iniziale si è generata l’idea
che ha portato alla realizzazione della serie e allo stesso tempo ne costituisce
il filo conduttore di una pseudo-trama fondata sull’intrattenimento
venato di critica.
Un’ idea non semplice se si prende in considerazione lo spazio
nel quale i giovani artisti dei nostri tempi vivono, uno spazio delimitato dalla necessaria ricerca di finanziamenti
pubblici o privati, produttori senza scrupoli, cause, queste di una “fine della storia”
che con la sua visione totalizzante e esclusiva del mondo sfocia in una castrazione generazionale.
Dalla voglia di rompere questo limite prende vita l’idea di un progetto a costo zero incentrato
sulla critica ai Media tradizionali, tutto questo permesso dall’uso di quello che oggi
è lo spazio di divulgazione più accessibile nonostante le varie contraddizioni che lo attraversano,
ma che riesce comunque a dare vita a una vera e propria proliferazione di arte indipendente: il Web.
La sostanza della loro creatività è l’ironia.
Un’ ironia non artificiale ma che nasce dalla quotidianità
del loro intimo e dalla loro capacità di affrontare in modo comico e non banale la vita di tutti i giorni.
Tale naturalità è stata armonizzata e concretizzata dalla nascita e dalla crescita
intorno a loro di uno spazio relazionale, inizialmente non professionale
ma che è stato capace di creare una rete di condivisione e di dialogo tra varie entità.
Questa rete ha unito con i suoi nodi conoscenze tecniche sparse per tutta Italia grazie al Web,
gli effetti speciali realizzati in Liguria, l’animazione della sigla in Abruzzo e le colonne sonore
di un musico vagabondo in giro per l’Italia.
Da non tralasciare è la ripresa contenutistica di citazioni tratte da un immaginario cinematografico d’intrattenimento,
con frammenti irreali e surrealisti coerenti con lo spirito goliardico della serie, che ne evidenzia la semplicità
come punto di forza. E’ il set di “Casa Ciaccia” l’emblema di questa semplicità che ci viene evocata dall’immagine
della macchina da presa a inquadratura fissa posizionata su un “Water” di un «cesso», per questo sempre occupato.
Questa intervista doveva durare quindici minuti circa e invece ne sono passati settantacinque e le birre si sono raddoppiate.
Ci dirigiamo intontiti verso il nostro motorino fermo lì sotto i murales di via del Commercio,
felici di aver conosciuto quei due ragazzi che sorridenti sono rimasti lì: sul divano.
* di Marco Amoroso e Matteo Carosi
a cura di Silvia Buffo