«In una terra arretrata come quella ciociara a causa dell’operato trentennale di indubbi politici, miopi e parassitari anche la sanità langue. Un ospedale civile come quello del capoluogo ha poco tempo di sopravvivenza se non avvengono seri e veloci scossoni all’ordine innaturale degli eventi imposti dai così detti uomini di partito o di potere che hanno serrato le fila blindando il nostro amato e ormai depauperato territorio. C’è da dire- con estrema chiarezza che di certo, come sapete , non ci manca- che dall’altro lato della palizzata esiste un popolo sottomesso ed incapace di reagire e difendersi; un massificato pensiero che non riesce ad andare oltre il solito gioco del “do ut des”, del solito piatto di lenticchie che fa della nostra gente la venditrice al ribasso anche del bene più caro e prezioso come la libertà e la democrazia.
Torniamo alla sanità, meglio alla sanità innovativa, che rientra ai primi posti del nostro progetto di buona prassi e di governance per il rilancio del sistema ciociaro in un modello di Agenda 2021. E che ne dicano le malelingue (perché colluse ed invidiose oltre che sanguinarie) i risultati che il nostro gruppo di innovatori civici sta ottenendo rientra tra i migliori nella classifica dei progetti di innovazione per le periferie italiane.
Insomma l’ingegneria clinica, le app in sanità, la telemedicina sta arrivando da tutto il mondo. Basta un cellulare, basta un archivio sulla strumentistica esistente nella sanità regionale messo in rete , bastano dei monitor ma soprattutto basta con le vecchie regole del gioco dettate dalle mostruosità di personaggi incapaci di proiettarsi con le sfide globali e con l’internazionalizzazione del pil interno.
Di questo e di tanto altro torneremo a parlare nei prossimi nostri incontri frontali con la cittadinanza partecipativa. Saremo in tour per la Ciociaria iniziando proprio dal capoluogo per parlare di noi – col coraggio e la determinazione che ci caratterizzano-. Non ci fermeranno certo le intrusioni, le intimidazioni subite in questi mesi, i blocchi di quei potentati locali che vorrebbero imporci il silenzio e le retrovia».
Giuseppina Bonaviri