Centrato sul tema “Patologie vertebrali: dalla diagnosi al trattamento riabilitativo” (primo convegno del XVIII corso d’aggiornamento internazionale e interdisciplinare dell’AMSI stessa), e svoltosi a Roma. presso la Clinica “Ars Medica”, il Congresso nazionale dell’ AMSI ( Associazione Medici d’origine Straniera in Italia), ha visto ultimamente la partecipazione di oltre 100 professionisti della sanità, italiani e d’origine straniera: che si son confrontati, con accreditamento ECM, su importanti temi scientifici, deontologici, medico-legali e sociali.
“Oggi il ruolo del medico e del professionista della sanità deve rappresentare una chiave per la conoscenza tra i popoli e le culture, e anche per le buone pratiche dell’integrazione”, ha dichiarato, in conclusione del Congresso, Foad Aodi, medico fisiatra, presidente di AMSI, Unione Medica Euromediterranea (UMEM) e movimento internazionale “Uniti per Unire” ( le realtà che , insieme alla FIMMG Lazio e alla onlus “Emergenza Sorrisi”, han presentato quel “Manifesto per la sanità e il multiculturalismo” di cui abbiamo già parlato su questa stessa testata).
Sul piano strettamente scientifico, in apertura, il neurochirurgo Umberto Grillo ha ricordato il carattere spiccatamente sociale delle patologie vertebrali: che oggi affliggono una consistente percentuale di italiani, a causa appunto dell’ invecchiamento della popolazione ( con conseguente aumento, anzitutto, delle patologie neurodegerative). “Poi”, ha proseguito, è cambiato anche il concetto del trattamento multidisciplinare invasivo di questa malattia : nel senso che la medicina, prima, era, per così dire, “trattamentocentrica”, mentre oggi le indicazioni terapeutiche giustamente sono sempre piu’ personalizzate, “ad hoc”.
Anna Maria Cipriani, primario neurologo all’ ospedale “Pertini” di Roma, s’è soffermata sul tema elettromiografia e valutazione neurologica. Ricordando che l’eettromiografia ( nata nei primi anni ’40 con gli esperimenti di H.Jasper, che realizzò il primo elettromiografo alla Mc Gill University di Montreal) , metodo d’indagine soprattutto sulle neuropatie periferiche, può essere molto utile come strumento di diagnosi differenziale, per l’ inquadramento diagnostico e terapeutico di molte malattie neurologiche. Verifica presenza, livello e grado di sofferenza neurogena, individuandone l’epoca d’insorgenza e il danno prodotto, recente o cronico: rilevando al contempo la coesistenza di altre eventuali patologie. L’elettroneurografia, invece, diversamente dall’ EMG classica, studia la velocità di conduzione dei singoli tronchi nervosi, permettendo un’ analisi dei parametri ( ampiezza, durata, morfologia) dei PUM, i potenziali d’unità motoria. E’ in sostanza, l’elettromiografia, un esame funzionale, che non può sostituire l’esame obbiettivo, ma è importante come ausilio diagnostico, in vista specialmente di interventi chirurgici.
Diego Pizzicaroli, nella doppia veste di Presidente di ASSO, importante confederazione di imprenditori europei nata recentemente, e rappresentante dell’ Azienda di Stato cinese per l’ industria farmaceutica, soffermandosi sui rapporti tra medicina e “humus” culturale e religioso dei vari Paesi, ha ricordato come in Albania ( Paese che è senz’altro piu’ avanti di noi nella neurochirurgia) l’ approccio del medico al paziente tiene abitualmente conto delle differenze culturali, e che, ad esempio, all’ ospedale di Taipei, capitale di Taiwan (Cina nazionalista), un intero reparto , in questa stessa prospettiva, è dedicato appositamente ai pazienti stranieri. Mentre in questi stessi giorni, nella Cina comunista, si tiene un’ importante conferenza internazionale proprio sulle patologie vertebrali. Massimo Chiara, neurochirurgo al policlinico “Umberto I”, contro i possibili danni legati all’eccessiva specializzazione della medicina moderna, ha ricordato l’importanza, invece, della comunicazione interspecialistica tra medici ( ” a volte, ad esempio, persino un problema mandibolare può avere conseguenze per la colonna vertebrale”). Mentre anche il paziente può avere un atteggiamento sbagliato nei confronti della sua malattia: pensando , ad esempio, che l’ obbiettivo principale sia eliminare il dolore ( con un approccio terapeutico, cioè, puramente sintomatico), senza pensare a quel che invece è piu’ importante, cioè inviduarne le cause.
Fabrizio Federici