-Io ti conosco, sai?
-In che senso?
-Ho visto il tuo film al cinema. Da paura! Sei stato grande.
-Ehm… Non ero proprio io ma… Davvero ti è piaciuto? Io l’ho trovato orrendo!
Questo dialogo, pubblicato nell’albo 358 di Dylan Dog, è un chiaro riferimento metatestuale al film del 2011 dedicato proprio all’Indagatore dell’incubo. La posizione rispetto a questo lungometraggio dei fan, degli addetti ai lavori ed anche della stessa casa editrice italiana che cura il personaggio, la Sergio Bonelli, è tutta concentrata nelle quattro battute riportate sopra. I motivi che hanno portato gli appassionati del fumetto a prendere posizione contro Dylan Dog – il film, sono molteplici, ma fra tutti spicca una denaturalizzazione totale del personaggio, completamente diverso dalla controparte cartacea, e la modifica di gran parte degli elementi di contorno che lo hanno reso famoso in Italia e nel mondo. Per esempio, non più la tradizionale Londra
come location, ma bensì una molto più americana New Orleans, come tradizione americana vuole. Inoltre mancano due figure che ricoprono ruoli fondamentale nelle storie stampate, quel Groucho Marx, assistente di Dylan, di cui l’assenza è dovuta ad una mancanza di diritti per lo sfruttamento della sua immagine, e l’ispettore Bloch, veri e propri co-protagonisti della maggior parte delle avventure del Dylan Dog originale. Ma questa è solamente la superficie di tutto ciò che ha fatto sì che si delineasse, sin dalla sua uscita nelle sale, una bruttissima reputazione per questo lungometraggio. E allora la domanda sorge spontanea: perché la Bonelli ha permesso che venisse girato, se sapeva che quello sullo schermo non era, per moltissimi aspetti, il suo personaggio, o meglio ancora, uno dei suoi character più famosi? La risposta è ancora più semplice di quanto si possa immaginare: all’epoca dello shooting del film, la casa editrice di Milano non deteneva i diritti cinematografici del suo stesso personaggio. E non solo. Per quanto paradossale possa sembrare, tutti i diritti di sfruttamento del franchise di Dylan Dog che esulassero da quello strettamente editoriale non appartenevano alla SBE, che li cedette ad una società americana ormai parecchi anni fa. Ma ieri la situazione è mutata.
A dare l’annuncio del ritorno alla base dei diritti in questione sono stati Roberto Recchioni, il curatore editoriale di Dylan Dog, sui social network, e la stessa Sergio Bonelli tramite il suo sito, la quale, da adesso, ha la facoltà di supervisionare e di commissionare la creazione di merchandise, film, videogiochi, e di tutti i consumer products immaginabili.
Nell’era della transmedialità, questo è davvero un grande passo in avanti per l’editore milanese, che ora potrà
rilanciare Dylan Dog in un modo che trascende la carta stampata, con prodotti che possano finalmente rispecchiarne l’anima e lo spirito. E chissà se la recente collaborazione siglata fra Sky e la Bonelli, solamente per fare un esempio, sia un ulteriore indizio sulla volontà di creare un prodotto televisivo (o cinematografico) che possa finalmente accontentare tutti, in tempi relativamente brevi. Qui già entriamo nel campo delle elucubrazioni, ma i recenti passi avanti, sia di livello commerciale che qualitativo, della testata principale delle sue subordinate, concedono tanto spazio alla speranza. Ora non ci resta che aspettare.
Di seguito, un estratto del comunicato stampa del sito della Sergio Bonelli Editore:
(Milano, Italia, e Los Angeles, California 30 Giugno, 2017–) – Sergio Bonelli Editore S.p.A., Platinum Studios Inc. e il Sig. Scott Mitchell Rosenberg sono lieti d’informare della firma di un contratto con cui Sergio Bonelli Editore ha acquistato tutti i diritti media e consumer products di ‘Dylan Dog’ (il celebre personaggio a fumetti creato da Tiziano Sclavi). Sergio Bonelli Editore S.p.A. è l’editore italiano leader di mercato nel settore dei fumetti, che già possiede i diritti editoriali e di publishing di ‘Dylan Dog’, e d’ora in avanti deterrà e gestirà anche i diritti per realizzare film, produzioni televisive, merchandising, consumer products, videogames e qualsiasi altra produzione basata sul personaggio a fumetti.
Andrea Ardone