A distanza di 8 anni dall’ultimo lavoro Pane, Burro e Medicine (Carosello, 2006), è uscito il 28 gennaio scorso Che Ci Vado A Fare A Londra? – Storie Dal Pianeta Blu (Universal, 2014), il nuovo album di Omar Pedrini, ex leader della storica rock band Timoria.
Con la salute in via di miglioramento – dopo l’aneurisma aortico che lo ha colpito nel 2004 – e una gran voglia di tornare on the road con la chitarra al collo, dopo un periodo passato a fare il direttore artistico di festival, autore di colonne sonore, attore a teatro, presentatore tv, docente di Comunicazione musicale alla Cattolica di Milano, annuncia: «Sono tutte cose che ho fatto perché i dottori non mi lasciavano fare rock».
Aveva una manciata di canzoni nel cassetto e confessa: «Ho iniziato a farle sentire in giro. E ogni volta che mi presentavo a qualcuno con i provini in mano e mi sentivo dire ‘Ti ho visto in TV, non sapevo che cantassi ancora’ era una pugnalata al cuore.
Però pubblicare qualcosa di questi tempi non è facile e mi sono state sbattute parecchie porte in faccia. Finché le demo non finiscono nelle mani di Ron. La prima spinta è arrivata da lui: mi ha detto che sarebbe stato un delitto lasciare queste canzoni nel cassetto e che, se non avessi trovato nessuno, ci avrebbe pensato lui, con la sua etichetta. Mi avrebbe anche prestato gli studi. Solo, in cambio, avrebbe voluto fare un duetto».
È così che ha preso vita Che Ci Vado A Fare A Londra? – Storie Dal Pianeta Blu.
Il disco dalle sonorità rock, apparentemente ironico, leggero, nasconde nel profondo un concetto di amarezza, una sorta di disillusione: «Certo, è salita l’età media nell’aspettativa di vita, ma viviamo molto male» è una delle riflessioni a voce alta che sfugge a Omar durante una delle presentazioni negli show case.
Alla domanda sul perché sia passato così tanto tempo dal disco precedente, Omar risponde: «L’ho fatto quando me la sono sentita. Ci sono già troppi dischi in giro e di contribuire all’inquinamento del mercato proprio non mi andava».
Nasconde però a fatica una punta di orgoglio parlando del risalto che il disco sta avendo tra pubblico e critica: «È un disco che avevo dentro da tempo, ma che non riuscivo a realizzare. Ora che è uscito mi fa piacere ricevere molti attestati di stima, soprattutto dai vecchi fan dei Timoria. Un segno che sono rimasto sulla strada giusta. E che ne è valsa la pena aspettare così tanto».
Ricorrente nelle 18 tracce che compongono il disco è il tema del viaggio (quasi una consuetudine per Omar), sia che si tratti di chilometri veri e propri, o di viaggio inteso come passaggio generazionale, o che sia concepito in ambito metaforico.
Pubblicato dall’etichetta di Ron Le Foglie e il Vento, e registrato tra l’Italia e l’Inghilterra, l’album vede Pedrini autore dei testi e delle musiche e vanta tante collaborazioni d’eccezione tra cui Ron e Dargen D’Amico in Gaia e La Balena, il rapper Kiave in Jenny (scendi al fiume), il gruppo inglese The Folks e infine i Modena City Ramblers nel brano strumentale che chiude il disco Nonna Quercia Folkband.
Che ci vado a fare a Londra? è stato anticipato dalla pubblicazione del singolo omonimo, nato dall’incontro di Omar Pedrini con Michael Beasley (frontman della band di Manchester The Folks, che accompagna il cantautore nel brano). Il singolo, registrato tra l’Italia e Manchester e masterizzato presso gli Exchange Studios di Londra da Mike Marsh e Karen Thompson, ha raggiunto il mercato anche nella versione inglese London.
Curiosa anche la spiegazione del titolo: Che Ci Vado A Fare A Londra?: «Un giorno mi telefona un amico manager dicendomi che c’è Noel Gallagher a Firenze. Mi dice di andare con lui per consegnargli il mio cd con le canzoni nuove. Mi sentivo un po’ coglione… andare a 45 anni nel suo camerino per dargli il cd, era una cosa che mi faceva vergognare. Ma riesce a convincermi e così ci ritroviamo a parlare di musica con l’ex Oasis mentre beviamo birra. Eravamo così in sintonia che gli ho consegnato il cd. A me bastava, pensavo proprio fosse finita lì. Poi due mesi dopo, un giovedì, il telefono squilla. E’ Andrea che mi dice: ‘Raggiungimi a Londra perché i tuoi demo sono piaciuti al manager dei Gallagher e vuole conoscerti’. Guardai quella che di lì a poco sarebbe diventata mia moglie: era incinta di 4 mesi, io avevo un cuore che andava così così e pochi soldi per viaggio e albergo. ‘Che ci vado a fare a Londra?’ le dissi. ‘Lo vedo che ti brillano gli occhi, se non ci vai sei un pirla’». Nella City Pedrini entra in contatto coi The Folks, band di Manchester con la quale scatta subito l’intesa: «Dopo l’ascolto, da Londra ci spostammo a Manchester, la loro città: finimmo subito in sala prove dove riuscimmo a registrare tre canzoni, una delle quali sarebbe poi diventata la title track». Non una collaborazione nata alla scrivania di una casa discografica: «E’ stato tutto molto spontaneo, e la collaborazione non si risolverà con questo disco: hanno trovato il mio modo di scrivere molto inglese, e mi hanno convinto a mandargli delle canzoni. Così, ogni mese, gli invio qualcosa di nuovo. Non so se resterò un autore o farò altro… Non è curiosa, la vita?».
Ma che ci vado a fare a Londra?. Infatti il disco è andato a registrarlo a Manchester.
ALEX PIERRO