A grande richiesta del pubblico verrà riproposto il prossimo 20 marzo al Teatro Arciliuto, nel centro di Roma, il ben riuscito esordio dello spettacolo Voci di donne lontane.
Un omaggio all’universo femminile nella serata dell’8 marzo: giorno volto a commemorare quello che ha comportato essere donna in tempi ancora più duri degli attuali e le lotte fatte da chi ci ha preceduto per reclamare i nostri diritti. Questi sono stati alcuni dei messaggi della suddetta rappresentazione teatrale ideata dalla compagnia romana l’Eco dei Sanpietrini.
Un gruppo di cinque persone, formato da tre attrici non professioniste, Lavinia Lalle, Sarah Mataloni e Stefania Ninetti, da una danzatrice della compagnia di Teatro Danza Aleph, Azzurra Marcianò e dal pianista Francesco Paniccia, si è esibito, all’unisono, su un piccolissimo palco a forma di semplice pavimento, nel locale Pagine e Caffè, in zona San Giovanni a Roma, per dare voce a delle donne tra loro lontane, come il titolo dell’opera, Voci di donne lontane, denuncia.
Tre donne tanto lontane per i tempi storici in cui hanno vissuto e in cui raccontano le loro struggenti esperienze sentimentali, quanto vicine nel dolore da queste causatole, il quale funge poi da filo conduttore della narrazione del breve ma intensissimo pezzo teatrale. Dolore raccolto dai tre monologhi per mezzo di una sbiadita memoria, di vari rimpianti, ed espresso attraverso resoconti di vita vissuta e speranze di un riscatto amoroso futuro. Tutte queste parole accompagnate sia dalle sinuose movenze della giovane danzatrice, la quale sembra soffrire insieme alle protagoniste per i rispettivi cuori spezzati, che dai ritmi musicali provenienti dal pianoforte. Questi ultimi non abbandonano mai la scena, come per rendere più vivide le immagini illustranti situazioni di vita oramai lontane, offuscate dal tempo trascorso ma che, allo stesso tempo, sono latenti e insidiose, vagamente rintracciabili nel modo di vivere il presente da parte delle tre protagoniste e per poi esplodere, tutte insieme, quando l’apparente prosieguo della vita lascia il posto alla pura interiorità, ancora contaminata dallo strazio passato.
Risultato della scena: un’opera multidisciplinare che racchiude, contemporaneamente, tutte le manifestazioni artistiche esistenti, ovvero il canto, la danza, la recitazione e l’accompagnamento musicale. E ciò che rende più suggestiva ed emozionante la rappresentazione dei tre monologhi è proprio la vicinanza fisica tra spettatori e artisti, separati gli uni dagli altri solo da qualche metro di distanza e posti letteralmente sullo stesso piano, ovvero un pavimento, senza quindi l’ innalzamento di una delle due parti, derivante dalla presenza del palco.
Vicinanza fisica uguale vicinanza emotiva. Questo il ben riuscito tentativo della compagnia l’Eco dei Sanpietrini che tornerà in scena, con questo spettacolo, tra due settimane.
di Ilaria Petta