di Alberto Zei
I seminatori di discordia – Quando si tratta dell’odiato avversario, ecco che allora tutti i sistemi per denigrarlo si susseguono, additando con il senno del poi i difetti possibili e immaginabili che avrebbero reso la vittoria del Presidente degli Stati Uniti d’America, Trump, indegna e immeritata.
Ogni giorno la TV di Stato, facendo da cassa di risonanza della stampa ostile di tutto il mondo al Presidente USA, mette in evidenza di tutto il di più che di male si dice nei confronti di Trump, per il torto arrecato agli avversari, di essere stato preferito dal popolo a cui egli stesso si è rivolto.
A queste notizie vanno anche aggiunte le preziose informazioni direttamente assunte come i chicchi migliori di un grappolo d’uva dalla immancabile inviata speciale in USA .
Si assiste ogni giorno infatti,al linciaggio mediatico del Presidente Trump o dei membri della sua famiglia come in una sceneggiata TV nella quale ogni puntata riserva la sorpresina di turno per distogliere gli spettatori dalla monotonia delle ripetizioni di regia.
Il delitto di conoscere le colpe altrui – Durante la campagna elettorale per la Presidenza USA, come si ricorderà, sono state mosse a Trump continue accuse, incolpato dai media, dalla stampa alla TV, sotto ogni pretesto per dimostrare la sua inidoneità alla Presidenza degli Stati Uniti.
In questo periodo è alla ribalta della cronaca, così come la cassa di risonanza della tv di Stato con encomiabile crescente dovizia di particolari ci informa, che il figlio del Presidente Trump ha ricevuto notizie secondo le quali la Clinton avrebbe commesso una serie di irregolarità di vario genere e che sarebbero state poi utilizzate dallo stesso Trump nel corso della campagna elettorale.
Per quanto riguarda la serie delle accuse che i menzionati media si propongono, il problema delle illegittimità rilevate non consiste nell’abuso contestato alla Clinton ma paradossalmente in quello del figlio di Trump, per averlo scoperto.
L’ aggravante – Oltre la notizia del “delitto” compiuto da Trump, vi sarebbe anche la aggiunta della aggravante, per il fatto che l’ indicazione dell’irregolarità della Clynton sarebbe stata fornita da un avvocato, definito persona vicina al governo russo. Questa sarebbe la ragione che avrebbe trasformato il delitto dell’ “aver saputo”, in qualcosa di molto più esecrabile.
In effetti, secondo gli antagonisti di Trump, le informazioni ricevute non dovevano essere utilizzate in questo modo. Trump doveva infatti, apparire come bersaglio a senso unico, di certi personaggi che per pregiudizio, avversione ideologica o indigeribilità della sconfitta politica, non vogliono rassegnarsi alla stessa democrazia alla quale si ispirano quando tutto procede secondo i loro intendimenti.
Per quanto riguardava quindi, le risposte che Trump intendeva dare ai suoi avversari, secondo questi ultimi, non avrebbe dovuto avvalersi di informazioni a lui favorevoli per dimostrare l’inidoneità degli altri , in quanto le notizie di questi stessi fatti provenivano da persone ritenute inadatte a riferirle.
Le matriosche delle accuse – Ma la stessa minoranza americana ostile, unitamente ai media e alla nostra inviata speciale, dovrebbero ricordare che sin dalla moderna storia USA, la polizia e in particolare la nota FBI, si sono sempre avvalsi in fase di indagine, delle rivelazioni di personaggi di pochi scrupoli; mentre i tribunali americani hanno da sempre considerato utili “pro veritate” le testimonianze (ovviamente perché credibili) da parte di malavitosi, durante regolari processi anche ai fini di esemplari condanne.
Quindi, non è concepibile che si considerino riprovevoli , non già le irregolarità commesse dalla Clinton ma piuttosto il fatto di essere state scoperte e divulgate dal figlio del Presidente Trump. Per quale concretezza di accuse che escono di continuo dal cappello a cilindro di prestigiatori di matriosche, si dovrebbe ora concepire per Trump un nesso di causalità di reato, per aver portato di fronte all’opinione pubblica durante le elezioni presidenziali, alcuni comportamenti anomali e irregolari della sua diretta avversaria politica ?
La real politik della Francia – Mentre l’Italia è impegnata nelle ostilità fino all’assurda platealità da parte della rappresentatività mediatica, politica e ideologica, il Presidente Macron in occasione della ricorrenza della festa nazionale francese, ha accolto con estrema cordialità il Presidente degli Stati Uniti di America e la di lui famiglia per rafforzare l’amicizia tra i due popoli. È evidente che con l’”imprinting” che la Francia ha saputo intelligentemente dare all’accostamento tra USA e Europa a dispetto di tanto italico livore nei confronti di Trump, gli accordi internazionali tra i due Paesi sanciranno la saggezza del governo Macron, improntata sulla necessità americana di rapportarsi con l’Europa e sulla convenienza francese della ripartizione dell’influenza continentale.
L’indignazione dei nostri rappresentanti – Mentre i due Presidenti si sono accordati sulla ripartizione alla fine delle ostilità, delle influenze in Siria, in Irak, in Libia, nei vasti territori del conflitto, nonché sugli scambi commerciali nei geomercati, il nostro Paese invece, è sempre più solo con la sua politica autodistruttiva dell’accoglienza a oltranza. Si tratta di tutti gli immigrati che l’Italia va a raccogliere sulle coste libiche con le navi della nostra marina e gli altri mezzi navali delle Organizzazioni non governative (ONG).
Oltre a ciò, la attuale rappresentanza politica, sta battendo da solo i pugni sul proprio tavolo, affermando che anche contro il parere europeo, attingerà i fondi necessari dal proprio debito ulteriormente aggravato dall’ ”accoglienza ad oltranza” che quest’ anno si sta attestando intorno a 4 miliardi di euro.
L’altro monito all’indifferenza dei paesi comunitari è che l’Italia non potrà essere lasciata sola con gli immigranti che vengono trasportati sulle nostre coste, ai quali la Francia a sua volta, a Ventimiglia non si nasconde certo dietro un dito, impedendo loro di entrare nel proprio territorio. Fosse solo la Francia! Attualmente l’Ungheria, Polonia e Repubblica Ceca hanno inviato all’ Italia una lettera di protesta per la devastazione dell’integrità europea a causa dell’afflusso di emigranti attraverso le nostre frontiere marittime. A questa nota si devono anche aggiungere le rimostranze austriache con la minaccia sempre più concreta di chiudere le frontiere del Brennero se l’Italia continuerà a far pressione sui confini austriaci per introdurre presenze migratorie indesiderate e la beffa francese con la chiusura del valico di Ventimiglia.
Dopo il caso Egitto – Come si ricorderà dopo aver seriamente, se non irreversibilmente, compromesso i rapporti diplomatici e commerciali con l’ Egitto malgrado 11 miliardi contro 2 sulla bilancia dei pagamenti con l’ estero a vantaggio dell’Italia, adesso con simile disinvoltura i nostri governanti sono“a tutt’altre faccende affaccendati”, impegnati così come sono, alla l’accoglienza a oltranza degli immigranti direttamente sulle coste africane.
Mentre questo avviene, la Francia, si accorda con i leader libici, Fayez al-Serraj e il generale Khalifa Haftar per il “cessate il fuoco” dell’attuale conflitto. Non è poca cosa. Macron offre poi, ai due leader la amicizia politica e il supporto che la Francia garantirà le elezioni politiche della prossima primavera; dopo di che non mancheranno i presupposti per accordarsi anche sugli sfruttamenti petroliferi che attualmente l’Italia dispone. D’altra parte, uno riesce a fare meglio ciò che già sa fare.
Il presidente francese Emmanuel Macron tra Fayez al-Serraj e il generale Khalifa Haftar
Al contrario i governanti italiani non hanno molta propensione di badare agli stretti interessi internazionali del Paese che rappresentano, preferendo più comodamente invocare le formule della generale cooperazione, indicate nella politica estera della comunità europea. La Francia invece persegue direttamente e attivamente il proprio tornaconto. È evidente che sorge un contrasto che non può essere imputato alla Francia con il senno del poi, per le impuntature di principio del nostro Paese che come fece Isaù di biblica memoria, per un piatto di lenticchie cedette la primogenitura.
Ma l’Italia in Libia già ci si trova con le nostre navi sempre più presenti, unitamente a una flotta supplementare, per trasbordare quanto più rapidamente possibile e in maggior numero, gli emigranti nel territorio italiano.
“Dulcis in fundo” : il Presidente Macron ringrazia l’Italia e Gentiloni. Chi sa se si riferisce anche alla leadership della Fincantieri di attuale rapinosa pretesa Francese. Come si vede, l’Italia c’è!