di Alberto Zei
L’ arma della propaganda coreana – Le note di folcloristico raccapriccio che provengono dalle dichiarazioni del portavoce della Corea del Nord sulla capacità bellica di colpire praticamente ovunque sulla Terra i bersagli prescelti, rappresenterebbe una minaccia di indubbia concretezza, se tutto ciò fosse plausibile. Almeno la plausibilità di queste affermazioni ufficiali sulla portata missilistica raggiunta dalla Corea e indirizzate al mondo dai vertici di coreani, non sembra che arrivi molto più in là della punta del naso di Pinocchio, lungo quanto si vuole ma che comunque al massimo resta quello che è.
Qualcuno potrebbe obiettare sulla battuta che la distanza missilistica raggiunta dalle prove di Pyongyang è ben più lunga del naso di Pinocchio anche se guarda caso, quanto a bugie vi è ancor più analogia concettuale. L’argomento non è tuttavia una questione di principio o di metafore improntato su sensazioni emotive di vario genere, poiché l’importanza di questo tema supera di gran lunga la dimensione di ogni polemica. Rientra infatti, nella sicurezza, almeno pratica, che la portata dei missili coreani sia di per sé, ancora insufficiente a non esaudire i bollenti spiriti della leadership di quel Paese, ove a qualcuno venisse in mente la sciagurata idea di passare dalle minacce ai fatti.
C’è chi ritiene che sul rischio coreano prevalga il buon senso delle parti in causa, per non usare armi letali pur disponendone.
C’è chi ritiene che non sia necessario sperare in questo ipotetico buon senso, in quanto la Corea non ha ancora la teorica possibilità di lanciare su bersagli sensibili i missili di cui si tratta.
E c’è anche chi contesta ogni opposizione ottimistica, ritenendo che per Pyongyang non esiste solo l’America come bersaglio per armi letali, ma anche altre nazioni filoccidentali più vicine e più vulnerabili.
In tal modo la Corea del Nord, potrebbe evitare lo schieramento antimissile di lungo raggio capace in teoria di intercettare ogni missile lanciato, anche a causa della vulnerabilità dei vettori coreani dotati di sistemi di contromisure elettroniche, ossia, di sicurezza poco efficaci durante le fasi del volo.
Tra il dire e il fare – Mentre però con queste considerazioni non si arriva ad alcun risultato certo sulla sicurezza nucleare missilistica, vi è un’altra circostanza più pragmatica per essere anche se soltanto momentaneamente, più tranquilli. Si tratta del fatto che la Corea del Nord non userà armi nucleari, fino a che queste non potranno essere rese trasportabili da missili vettori attraverso miniaturizzazione, ancora lontana.
L’ ultimo lancio
Sotto questo aspetto, diciamo che a meno di improbabili impennate realizzative, la Corea dovrebbe impiegare almeno un anno per avvicinarsi a questo risultato. In un anno però, sono possibili tante opzioni per sventare una minaccia di tal genere. C’ è anche un altro aspetto meritevole di considerazione sulle dichiarazioni della portata missilistica raggiunta con l’ ultimo lancio. Non sembra che rispondano alla realtà dei fatti, i presunti progressi balistici propagandati e in particolare quelli legati ad una tecnologia autonoma coreana. Anche perché non risulterebbe che la Cina abbia transitato alla Corea del Nord tecnologie missilistiche di ultima generazione, o addirittura vettori intercontinentali, né ordigni nucleari adeguati allo scopo.
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Alcuni risultati a confronto – Vediamo allora, sotto il profilo della attendibilità, quanto le stesse dichiarazioni della propaganda coreana possono essere credibili a fronte dei progressi dichiarati e ostentati al mondo intero sul passo tecnologico di avanguardia che la stessa Corea avrebbe ultimamente fatto. Ovviamente ogni considerazione tecnica non è fine a se stessa ma alla possibilità che la Corea del Nord in possesso di un’arma adatta allo scopo che si propone, non si faccia poi tanti scrupoli per usarla.
Innanzitutto va precisato che dall’inizio dell’anno la Corea ha tentato sicuramente non meno di 10 lanci missilistici, fallimenti totali compresi, per lanciare un missile in grado di arrivare come possibilità teorica, in territorio statunitense, per ora all’ isola di Guam o in Alaska. Si consideri però, che si tratta pur sempre di un primo missile, ovvero, di un missile sperimentale e che come tale qualora questo soddisfi per i suoi requisiti tecnici, non esistono sufficienti disponibilità di stoccaggio, poiché la serie che la Corea intenderebbe realizzare avrebbe i tempi tecnici della relativa produzione.
Non solo questo, ma anche il fatto che con una portata del genere la Corea non andrebbe molto più lontano, in tutti i sensi. Tenuto anche conto dell’attuale vulnerabilità durante il tragitto. Per comprendere tra di noi mortali certe caratteristiche tecniche non comuni sull’argomento trattato, ricorriamo a qualche esempio comparativo. In questo modo potremo mettere in relazione la credibilità delle affermazioni coreane rispetto al progresso dei Paesi più avanzati del mondo nel campo spaziale, tra i quali almeno per ora, certamente non si annovera la Corea del Nord.
Qualche dato comparativo – Va innanzitutto detto che la propaganda coreana rende noto che il missile caduto a qualche centinaio di kilometri dalle coste giapponesi era arrivato all’apice della sua parabola ad una quota di 3.700 km; altezza questa che subito appare esagerata.
La quota sub orbitale della parabola missilistica delle grandi potenze mondiali come America e Russia mediamente non supera i 100 km. Nel caso invece l’orbita fosse quella intorno alla terra, come avviene per i missili intercontinentali, l’altezza dalla superficie del globo, non oltrepassa i 1300 km.
Il grado di concretezza che una quota del genere possa essere raggiunta dalla Corea si fonda soprattutto, ma non solo, sulla potenza necessaria del vettore. Si comprende così il senso propagandistico della notizia, poiché dall’altezza toccata si deduce anche la potenzialità della gittata massima, ovviamente ad una quota più bassa, e pertanto senza mezzi termini, ben si comprende il grado della minaccia.
E quindi …. La cosa strabiliante che dovrebbe lasciare allibito il mondo intero, è che uno Stato come la Corea del Nord, abbastanza isolato e osteggiato in tecnologia militare di questo genere, che non aveva fin’ ora dimostrato risultati di gittata lontani delle più o meno limitrofe acque del Pacifico, possa aver compiuto i veri passi da gigante in così breve tempo, raggiungendo delle quote che a sentirle fanno venire in mente il naso di Pinocchio, anche se quel qualcuno potrebbe dire, l’esempio non calza.
Ma anche la propaganda coreana non calza!