Se non è tutt’oro quel che luccica, almeno è tutto quel basta per dar vita a una commedia, e farne da carburante. Così i personaggi del Mercante di Venezia attraverso i soldi sperano di poter manifestare e realizzare i loro desideri. Ma l’amore e la dignità non hanno prezzo, anche se per il resto c’è il vile Dio Denaro. Da giovedì 24 Agosto il dramma shakespeariano arriva in scena a Villa Borghese al ‘Silvano Toti Globe Theatre‘per rimanervi fino al 10 settembre.
Il denaro in questione, è quello prestato prima dall’ebreo Shylock a Bassanio, grazie al Mercante Antonio che si impegna a garantire il prestito con la sua carne; quello che viene speso da Bassanio per conquistare Porzia, e lo stesso prestato da questa ricca ereditiera a Bassanio per liberare Antonio, ormai sull’orlo del fallimento e con il rischio di veder compiuta la minaccia prevista dal contratto: il taglio di una libbra di carne.
La regista Loredana Scaramella anticipa la novità: “La Londra del Cinquecento, nascosta dietro l’apparenza della città lagunare descritta da Shakespeare, si sposterà in una Belle Epoque di fantasia, dal sapore proustiano”. Scelta coraggiosa quella di spostare l’ambientazione a cavallo tra tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, ma che presume la consapevolezza dell’esistenza, di un seppur nascosto filo rosso con il periodo Elisabettiano. Sono entrambi anni euforici e contraddittori, pieni di cambiamenti di costume, di novità e luminosi progressi, mescolati ai germi silenziosi di un buio futuro.
”Nelle molte versioni del Mercante di Venezia che ho visto- ha spiegato la Scaramella- il personaggio di Shylock, grandissimo per concezione, scrittura e per il fascino creato attorno alla sua figura da straordinarie interpretazioni , ha avuto sempre una posizione centrale, tanto da creare spesso nel pubblico di oggi l’equivoco che sia lui il protagonista dell’opera”. Se si segue l’indicazione shakespeariana del titolo, Antonio, mercante di Venezia merita la maggiore attenzione.
Così, la patina novecentesca incentiva ancor più la riflessione sulla discriminazione antisemita di cui Shylock è l’incarnazione- anche alla luce dell’Olocausto- e una ponderata riflessione sul valore della giustizia. Il tutto senza rinunciare alla frizzantezza della commedia che si muove al ritmo della musica da cabaret.