Roma – E’ entrato in vigore il 15 febbraio il nuovo DM 249/2010 che fissa una nuova normativa per il conseguimento dell’abilitazione alla professione insegnanti. Ma questa non è certo la prima volta che ai laureandi (o laureati) che aspirano a fare questo mestiere vengono messi, per così dire, “i bastoni tra le ruote”.
Prima della Riforma dell’Università (quindi fino al 1999) il percorso per accedere all’insegnamento era costituito da una Laurea quadriennale + una Scuola di Specializzazione biennale a numero chiuso, la famosa SISS, cui si accedeva tramite concorso e al termine della quale si entrava in graduatoria. Dopo la Riforma le cose si fanno più complicate perché da allora sarà richiesta una Laurea triennale + una Laurea biennale + la SISS, con l’ingombrante e fastidiosa eventualità per gli studenti di dover ripetere uno stesso esame per ben 2 o 3 volte. Poi l’allora Ministro Moratti emana nel febbraio del 2005 il DM 22/2005 applicato retroattivamente ai percorsi di laurea già riformati degli studenti già iscritti all’Università e che stabiliva i CFU (Crediti Formativi Universitari) necessari per accedere alle SISS. Crediti che non corrispondevano a quelli già stabiliti dalle Facoltà. Tutt’altro: il divario era tale che agli studenti non sempre bastava riempire i buchi con i CFU a libera scelta, ma erano costretti a prevedere degli esami fuori piano quindi in più. Infine nell’agosto del 2008 le SISS vengono improvvisamente chiuse perché secondo il Ministero, nonostante fossero a numero chiuso, avevano creato troppi precari. Nei due anni che sono seguiti non è stata data alcuna direttiva e moltissimi laureandi, per evitare di finire fuori corso in attesa di una qualche disposizione di là da venire, hanno deciso di portare a termine gli studi e rimandare il problema di eventuali integrazioni.
Il DM appena entrato in vigore stabilisce un percorso sostitutivo delle SISS ormai chiuse e ne sancisce le norme: il nuovo percorso di accesso all’insegnamento sarà composto da una Laurea triennale + una Laurea biennale NUOVA A NUMERO CHIUSO + un TFA (Tirocinio Formativo Attivo) annuale, anch’esso a numero chiuso, al termine del quale sarà possibile accedere all’abilitazione per una specifica classe. Tenendo presente che con “Laurea biennale nuova” si intende corsi di Laurea Magistrale specifici solo per l’insegnamento nelle scuole secondarie di primo grado (scuole medie inferiori), l’attivazione dei quali avverrà il prima possibile (mentre l’istituzione di una specifica per l’insegnamento nelle scuole secondarie superiori è rimandata a decreti successivi).
Gli studenti già laureati laureandi o attualmente iscritti alle magistrali potranno accedere all’esame di ammissione al TFA solo se possiedono i requisiti stabiliti dal DM del 2005 (vedi sopra), mentre per quelli che intendono iscriversi in vista dell’insegnamento ma ancora non l’hanno fatto non vi sono ancora indicazioni certe.
Lasciando da parte per un attimo il fatto che il numero chiuso previsto per il nuovo percorso viola il diritto fondamentale dello studente ad essere abilitato alla professione per la quale ha studiato, nel decreto non si fa alcun riferimento alla possibilità di recuperare con esami singoli eventuali crediti mancanti per raggiungere i CFU stabiliti dal decreto del 2005, invalidando così il titolo di studi di centinaia e centinaia di laureati e impedendo loro di esercitare la professione che hanno scelto sia in Italia che in tutta Europa. Pertanto consigliamo alle illuminate menti che fanno il Ministero dell’Istruzione (pubblica), e a chiunque abbia partecipato, di rileggere l’art. 23 comma 1 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: “OGNI INDIVIDUO HA DIRITTO AL LAVORO, ALLA LIBERA SCELTA DELL’IMPIEGO, A GIUSTE E SODDISFACENTI CONDIZIONI DI LAVORO ED ALLA PROTEZIONE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE.” Alessia Forgione